Gaia e Camilla, a Corso Francia la fiaccolata a 3 anni dalla tragedia. «A volte un attimo di distrazione può essere fatale»

Edward von Freymann, papà di Gaia: "Dopo 3 anni nulla è cambiato"

Giovedì 22 Dicembre 2022 di Caterina Danese
Gaia e Camilla, a Corso Francia la fiaccolata a 3 anni dalla tragedia. «A volte un attimo di distrazione può essere fatale»

Si sono dati appuntamento a corso Francia, a pochi metri dal luogo in cui, esattamente 3 anni fa, hanno perso la vita in un tragico incidente le due sedicenni Gaia e Camilla.

Lì, dove oggi campeggia un murales che ritrae le amiche del cuore che si stringono in un abbraccio, alle ore 23.45 del 21 dicembre, si sono ritrovati familiari, amici, istituzioni, il municipio XV. A commemorarle c’erano anche i genitori di altre vittime della strada, come il giovane Leonardo Lamma. C’era il quartiere, quello in cui le due ragazze vivevano e studiavano.

“Era da poco passata la mezzanotte di quel 22 dicembre 2019 quando la vita di mia figlia è stata spazzata via in un attimo” ricorda Edward von Freymann, papà di Gaia e fondatore dell’associazione che porta il nome della figlia e che ha come obiettivo quello di diffondere la cultura della sicurezza stradale, soprattutto tra i giovani e nelle scuole. “Sono passati 3 anni – continua Edward - ma purtroppo nulla, o quasi, è cambiato. Corso Francia è un cimitero a cielo aperto, ovunque ci sono lapidi e fiori, è un’autostrada nel centro di Roma. C’è ancora molto da fare perché in Italia manca la cultura della sicurezza stradale”.

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Poi il monito rivolto ai giovani: “I ragazzi devono sapere – aggiunge il papà di Gaia - che quando guidano un mezzo per strada è come se avessero tra le mani una pistola carica. Questo vado a raccontare nelle scuole, ormai è diventata la mia missione, ho dovuto trasformare un dolore infinito, che non auguro a nessuno, in qualcosa di positivo. Ai giovani dico: attenzione perché la vita è un dono ed il pericolo è dietro l’angolo. Gaia e Camilla sono diventate un simbolo di questo perché quello che è capitato loro poteva succedere a chiunque. Si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una fatalità? – prosegue - Piuttosto una serie di precise concause che potevano essere evitate. Ma manca il rispetto, la responsabilità. I ragazzi pensano a divertirsi la sera, a bere, a drogarsi e poi si mettono in macchina. A volte basta anche solo una distrazione. Ormai una delle principali cause degli incidenti stradali è l'uso del cellulare. Ma in pochi sanno che quel secondo e mezzo percorso in auto a 50 km orari mentre si guarda il telefonino anche solo con la coda dell’occhio significa decine di metri di buio totale in cui può avvenire qualsiasi cosa. Mia figlia – conclude - in un secondo e mezzo si sarebbe potuta salvare perché le mancava un attimo per superare la penultima striscia pedonale. Ogni giorno penso a quel maledetto secondo e mezzo in più che le avrebbe potuto salvare la vita”.

Ultimo aggiornamento: 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA