«Roma ferma, un miliardo in fumo»: lettera del ministro Calenda a Raggi

Giovedì 15 Febbraio 2018 di Lorenzo De Cicco e Fabio Rossi
«Roma ferma, un miliardo in fumo»: lettera del ministro Calenda a Raggi

La lettera è partita ieri dalla sede del ministero dello Sviluppo economico, direzione Campidoglio. Nel documento, di cui Il Messaggero è venuto in possesso, il ministro Carlo Calenda accusa l’amministrazione grillina di Virginia Raggi di «immobilismo» e di «mancanza di capacità realizzativa», una combinazione sciagurata perché secondo il ministro «preclude la possibilità di ottenere i risultati sperati» e soprattutto di «utilizzare le risorse già stanziate». In ballo non ci sono spiccioli, ma quasi 3 miliardi di euro di investimenti per frenare il declino della Capitale e tentare il rilancio. Fondi di cui «Calenda parla tanto, ma ancora li stiamo aspettando», ha ripetuto la sindaca di Roma nell’ultima settimana. Secondo il ministero invece la verità è un’altra: i 3 miliardi sono sul piatto, nel senso che sono tecnicamente disponibili tra «stanziamenti di misure locali, regionali e nazionali da cui Roma può attingere per finanziare progetti di sviluppo». Il problema, sostiene Calenda, è che dei progetti non c’è traccia. Oppure ci sono, quando li hanno presentati il governo e la Regione Lazio, ma il meccanismo s’inceppa perché Palazzo Senatorio non fa la sua parte. E rischiano di restare nel limbo della burocrazia.

LE RISORSE STANZIATE
Da quando è partito il Tavolo per Roma, lanciato proprio dal numero uno del Mise nell’autunno scorso, «sono state presentate dal Comune poche proposte approssimative che non si sono trasformate in progetti reali». Ecco perché dei 3 miliardi iniziali rimangono «19 progetti operativi per un ammontare di risorse già identificate pari a 1.256 milioni di euro». Tutti progetti presentati dal Ministero e dalla Regione. Il problema è che «alcuni di questi progetti ad oggi non sono ancora attivati per mancati seguiti (operativi o finanziari) da parte dell’amministrazione comunale».
Calenda dettaglia l’accusa in nove punti e snocciola, tema per tema, i progetti (e quindi i servizi per i cittadini) che «l’immobilismo» del Campidoglio metterebbe in pericolo, chiedendo alla giunta pentastallata un cambio di passo e soprattutto risposte «urgenti».

Al primo punto ci sono i malandati trasporti pubblici romani. In teoria, con l’Atac zavorrata da un debito miliardario e sotto concordato preventivo, dal Comune ci si aspetterebbe una certa fretta per incamerare risorse e acquistare bus nuovi di zecca, invece proprio per l’acquisto delle navette ibride, al Ministero hanno assistito a un incomprensibile mix di attendismo sommato a errori marchiani dei tecnici capitolini. Che hanno sbagliato perfino il numero dei bus da comprare: il Comune all’inizio ne aveva previsti 72, decisamente troppi («aritmetica di base», annota Calenda) con i 25 milioni a disposizione. Di fatti la proposta è stata cambiata pochi giorni fa «per errori di calcolo», con la previsione di 65 nuovi mezzi. Anche questa ipotesi è ancora «decontestualizzata», secondo il ministro dello Sviluppo, senza stime sul futuro della flotta di Atac, sul potenziamento delle linee e sugli obiettivi per ridurre le emissioni inquinanti.

IL PASTICCIO
Un altro pasticcio riguarda il car sharing, per cui il Comune prevede l’acquisto di 220 auto. Ma «la proposta risulta sottodimensionata almeno del 150% rispetto a valori di copertura per abitante di Torino e Milano» e il servizio proposto dal Comune è «a postazione fissa», quindi «non allineato alle esigenze de mercato», perché è una modalità che copre «solo il 3% dei noleggi a livello nazionale». E ancora: per riparare le famigerate “buche” sulle strade romane il governo aveva offerto al Campidoglio un pool di esperti di Invitalia, specialisti in grado di dimezzare i tempi delle gare, invece «questa disponibilità è stata rifiutata dal Comune»; i progetti di rigenerazione urbana? «Sono ancora in fase di confronto con esiti incerti e ritardi»; le scuole? Il ministero «ha reso disponibili 162 milioni per 250 istituti», ma non sono spendibili fino a quando il Comune non stanzierà la sua quota di 88 milioni. Senza scordare le imprese: la Raggi ha disertato l’incontro plenario con le 100 principali aziende con sede a Roma, il 23 novembre scorso, e per i ritardi del Comune non è ancora pronto il nuovo fascicolo informatico di impresa. Che fare, quindi? Calenda chiede alla sindaca di «dare urgente riscontro sulle criticità e le inadempienze» e propone di fissare un vertice a breve con il presidente della Regione. Prima che sia troppo tardi.

 

Ultimo aggiornamento: 14:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA