Rom e migranti, spine sul caso Roma: le politiche della Raggi alla prova della Lega

Lunedì 4 Giugno 2018 di Simone Canettieri
Rom e migranti, spine sul caso Roma: le politiche della Raggi alla prova della Lega
Il primo «no» Virginia Raggi lo ha pronunciato in televisione dieci giorni fa. Non rispetterà, ha detto la sindaca a Piazza Pulita lo scorso 24 maggio, il contratto di governo Lega-M5S che prevede asili nido gratis «solo per gli italiani».

Ma questo è uno dei tanti fronti che potrebbero aprirsi a breve con il Viminale guidato da Matteo Salvini. Il Campidoglio, infatti, si troverà costretto a correggere la rotta su una serie di politiche sociali già avviate. Gli esempi più lampanti riguardano i rom e i migranti, sui quali il leader della Lega ha già annunciato non solo una tolleranza zero ma anche un cambio di passo - più rigido - rispetto al suo predecessore Marco Minniti.

Tutti gli atti del Comune pentastellato negli ultimi due anni guardano più all'«inclusione» che alla repressione. Anche perché, spiegano dal Comune, sono in scia con le linee tratteggiate dall'Unione Europea. Gli esempi non mancano. L'ultimo riguarda l'utilizzo dei richiedenti asilo come giardinieri: il censimento negli Sprar è già partito. E da luglio partirà il progetto. Ma non finisce qui, anzi. Lo scorso novembre l'assessore ai Servizi Sociali Laura Baldassarre (già dirigente dell'Unicef) annunciò proprio a Il Messaggero che «per la prima volta, apriamo all'accoglienza delle famiglie. Anche i romani potranno ospitare i richiedenti asilo. È un modello che abbiamo studiato: in Nord Europa funziona».

La sperimentazione parte da un compenso di «circa 30-35 euro al giorno», attorno a mille euro al mese. Continuerà questo progetto - messo in congelatore durante le elezioni - oppure ci sarà un'inversione a U? Gli uffici del Comune aspettano un segnale.

L'altro fronte ancora tutto da decifrare riguarda la gestione dei campi nomadi nella Capitale. Un fenomeno che per grandezza è paradigmatico nel Paese. Come sa bene proprio Salvini, protagonista periodicamente di veri e propri blitz in diretta Facebook in questi centri. Bene, nei progetti di inclusione messi in piedi dal Comune ce ne sono alcuni che potrebbero essere depennati. La delibera approvata dalla giunta M5S lo scorso 17 aprile prevede che, come per i migranti, ci saranno anche contributi per le famiglie romane che ospiteranno «persone singole o piccoli nuclei, in condizioni di particolare fragilità e disagio accertate dal servizio sociale di Roma Capitale». Il gettone è previsto per arrivare alla chiusura del Camping River, uno dei tre campi destinati a scomparire entro il 2020. E di provvedimenti di questo tipo già avviati ce ne sono tanti: dal contributo per l'affitto fino a quello per l'espatrio. Potranno d'ora in poi coesistere le due linee?

I FRONTI
Di sicuro con il silenzioso Minniti, dopo il caso dello sgombero dei migranti di via Curtatone la scorsa estate, Raggi ha costruito un vero e proprio «asse». Tanto che l'ex titolare dell'Interno è stato il miglior interlocutore del Governo Gentiloni con il Comune grillino. Una sponda istituzionale che ha trovato la sindaca sempre in perfetta sintonia: da Ostia infestata dai clan alle occupazioni abusive. Adesso si cambia. E Matteo Salvini sembra intenzionato a mandare subito messaggi chiari. Oggi è atteso a Fiumicino per la campagna elettorale e non è escluso che in settimana intervenga per sgomberare uno dei tanti insediamenti rom abusivi di Roma. Per Raggi, molto rigorosa sulla linea della «legalità prima di tutto» ma proveniente da una cultura di sinistra (viene dall'esperienza dei gruppi di acquisto solidali), si apre uno scenario inedito. A lei il compito di equilibrare, a nome del M5S, le politiche della Lega nella Capitale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA