Il nuovo asse Grillo-Raggi tra telefonate e consigli. E lei: se condannata lascio

Lunedì 8 Ottobre 2018 di Simone Canettieri
Il nuovo asse Grillo-Raggi tra telefonate e consigli. E lei: se condannata lascio

«Ciao Virginia, ma hai visto di quel villaggio che stanno costruendo in Mongolia? Sarà interamente senza auto, tutto a portata di mano nel giro di 300 metri: pazzesco!». Beppe Grillo da un po' di tempo ha preso la consuetudine di fare lunghe chiacchierate con la sindaca di Roma. Le telefona, condividono visioni sulla società, le chiede come intende muoversi su rifiuti e car sharing, le fa i complimenti per «i risultati raggiunti con il concordato Atac». Sta nascendo così un rapporto nuovo e personale tra il «fondatore» e «Virginia», più umano che politico. «Quasi da padre o fratello maggiore più che da leader», raccontano in Campidoglio. Una svolta che è figlia anche del nuovo ruolo assunto proprio da Grillo all'interno del M5S: meno dibattito quotidiano e più ragionamenti ampi, un battitore sempre più libero che non ha il timore di uscire fuori dal contratto di governo e, come ripete sempre, con «Roma nel cuore».

Solo che dopo la gaffe di quest'estate sulla Capitale senza buche, nonostante la straziante lista delle vittime dell'asfalto dica ben altro, «Beppe» ha deciso di ritagliarsi un ruolo diverso con Raggi. Più diretto e meno pubblico. Questo nuovo rapporto - in tempi burrascosi Grillo la chiamava «la signora» - si sta rafforzando nel momento più delicato per la sindaca: l'attesa per la sentenza nel processo per falso, prevista per il 10 novembre. Uno spartiacque.

LO SFOGO
Raggi dice spesso in queste ore: «Se sarò assolta, e non ho motivi per dubitarne, farò partire una vera fase due per far ripartire e dare un'accelerazione alla mia azione di governo». Se invece dovesse finire male - con una condanna - la linea non cambia: non aspetterà due secondi, si dimetterà. Così vuole il codice etico, così soprattutto ha deciso la diretta interessata. Anche se il sol pensiero di questo scenario non fa dormire i vertici del M5S: la fine dell'èra grillina a Roma e dunque il palesarsi di un fallimento, spalancherebbe le porte in automatico «a un sindaco leghista», sogno accarezzato sempre di più dal partito di Salvini. Chi cura questo dossier all'interno dei Cinque Stelle dal punto di vista legale dice: «Siamo più che sereni: andrà tutto bene. Non stiamo pensando a piani B, di sicuro non faremo regole ad personam per Raggi, queste cose le fanno gli altri partiti, non noi».

IL SOSPETTO
Questo argomento non rientra mai nelle chiacchierate tra Grillo e Raggi. Forse scaramanzia, forse pudore o più semplicemente è comunque ancora presto. In Comune in molti sono sospesi in attesa di capire come andrà a finire. L'altro giorno durante una riunione tra alti dirigenti dell'amministrazione a uno di loro è scappata una battuta: «Tanto tra un mese non ci saremo più». Silenzio. Sguardi spauriti. E la frase, seppur con tono scherzoso, ha fatto nascere un sorriso preoccupato e nervosetto a tutti gli altri.
Il momento dunque è delicato, anche perché di paripasso con il giorno del giudizio, c'è la gestione ordinaria della città. E anche in questo caso la tela di Grillo, pur non volendolo, c'entra eccome. I rifiuti per strada sono sotto gli occhi di tutti e nemmeno la propaganda grillina sui social riesce a nasconderli.
All'interno del M5S sono in molti a esprimere critiche e frecciate alla responsabile di questo settore che proprio non va: Pinuccia Montanari. Solo che l'assessore è amica di Grillo da 26 anni e tra loro c'è un rapporto solido e pieno di stima reciproca. Ergo: non si tocca, nonostante tutto. «Diciamo che abbiamo cambiato assessori per molto meno. Ma Pinuccia si sa è molto legata a Beppe», aprono le braccia in Comune.

IL RAPPORTO
I due si conobbero nel 92 agli appuntamenti del giudice ambientalista Amedeo Postiglione. Si sentono al telefono, si scrivono e quando possono si vedono, magari per una rapida colazione al Forum. Di sicuro, il tema c'è e preoccupa un po' tutti. A partire da Grillo, visto che «l'ambiente è la nostra prima stella». Raggi incontrerà il ministro Sergio Costa questa settimana. Usando questi concetti chiari: no a nuove discariche, ma usare gli impianti esistenti sul territorio nazionale in una logica di «interscambio», mentre tutti insieme si accelera sulla raccolta differenziata e si moltiplicano gli stabilimenti dedicati. Insomma, c'è uno sforzo corale e anche una sorta di cintura di protezione nei confronti della grillina da parte di tutti i livelli pentastellati. Dal fondatore ai ministri. Un modo per cercare anche di depotenziare l'assalto del Carroccio che continua ad avvicinarsi sempre di più a Roma, aspettando il momento propizio per questa nuova A novembre, con la sentenza, si spalanca una finestra su questo scenario. E se dovesse andar male, dentro al M5S il mood da «tutti appassionamente» di questi ultimi ultimi periodi potrebbe mutare. E in maniera radicale. Con Raggi decisa a mollare tutto e i vertici del M5S che per tattica le propongono solo l'autosospensione. Pur di non perdere la Stalingrado grillina.
 

Ultimo aggiornamento: 10:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA