Il caso Muraro e la parabola di Di Maio: da aspirante premier a chi-l'ha-visto

Mercoledì 7 Settembre 2016 di Mario Ajello
Luigi Di Maio
Luigi Di Maio, che insieme alla Raggi forma una coppia di avventurieri dalla faccia pulita e dall'apogeo è passato alla tempesta in cui ce l'hanno tutti con lui («Sapeva ogni cosa, fu informato da una mail di Paola Taverna e ora fischietta e fugge dalla vicenda romana», lo accusano i compagni di partito), è un politico francese o di Pomigliano d'Arco? Forse, entrambe le cose.

Perché Honoré de Balzac, nel romanzo Il deputato d'Arcis (1847), parla di un giovane politico rampante «più pieno di ambizioni che di idee» e la fisionomia del personaggio raccontato dal grande scrittore somiglia, probabilmente su scala maggiore, a quella di Di Maio. Anche in questo: il deputato d'Arcis (che dev'essere una sorta di Pomigliano d'Arco transalpina) «è sempre contro tutte le intraprese di ogni governo, buone o cattive che siano».

Ma adesso, è come se sotto scacco ci fosse il governo pentastellato che magari verrà ma forse anche no e il suo titolare in pectore, perché se il Campidoglio per la Raggi costituisce la piattaforma raggiunta e già traballante, per Di Maio la conquista della Capitale ha rappresentato il trampolino di lancio, evidentemente inceppato, per la premiership. È quasi più nella bufera lui che lei, insomma.

IL FUGGIASCO
Gigi il Fuggiasco, infatti, ieri non solo non si è fatto quasi vedere alla riunione dei vertici grillini alla Camera. Ma soprattutto ha dato forfait alla trasmissione di esordio di Politics, dove doveva essere intervistato da Gianluca Semprini, e la sua sedia rimasta vuota non è riuscita neppure lontanamente a rivaleggiare per importanza con quella, altrettanto deserta, su cui non volle accomodarsi Giancarlo Pajetta in una Tribuna elettorale del 1963. E così, visto che di Prima Repubblica stiamo parlando, essendo l'azzimato Di Maio più antico che giovane nonostante la Mini Minor sbarazzina a bordo della quale si fa fotografare sui rotocalchi e qualche posa fintamente guascona, va ricordato il soprannome che gli è stato affibbiato: quello di Forlani digitale.

Oggi però Gianfranco Piazzesi, straordinario giornalista del passato che definì Forlani il Coniglio Mannaro, fatte le debite proporzioni rispetto a quel gentiluomo Dc direbbe del Di Maio fuggente e spaventato che è un Coniglio Non Mannaro. Un po' come lo definiscono gli spiritosoni da social che ieri si sono sbizzarriti: «Di Maio non partecipa a Politics ma a Chi l'ha visto».

Di fatto colui che weberianamente parlando stava tentando la via del carisma istituzionale - ossia la compostezza simil-moderata da vice-presidente della Camera con tanto di cravattone, abiti grigi sulla spiaggia come Aldo Moro sotto l'ombrellone di Terracina, giri per le cancellerie europee, incontri con gli imprenditori e con le lobby - puntualmente inciampa e si defila, tra Parma, Quarto e Roma, quando le giunte 5 stelle incontrano problemi. Inseguito dai sussurri come sta accadendo adesso: «Era quello che sapeva tutto e non ha detto niente».

Un premier in pectore coraggioso e volitivo, magari consigliato dalla bella fidanza-coach televisiva Silvia Virgulti, avrebbe potuto correre in video per ribaltare con il fuoco della passione politica la situazione complicata sua e del suo movimento. Oppure Il Coniglio Non Mannaro, partecipando a Politics in un giorno difficile, temeva di bissare la performance disastrosa in cui incappò a fine giugno intervistato da Lucia Annunziata e dove andò in scena un re nudo in tutta la sua impreparazione tra economia e politica estera?

IL PRINCIPIO DI PETER
Per Di Maio potrebbe valere infatti il Principio di Peter (titolo di un libro del 1963 di Laurence Peter, grande psicologo esperto nei meccanismi del comando)«In una gerarchia, ciascuno sale fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza». La salita di Di Maio si sta facendo sempre più difficoltosa. E del resto è punteggiata da buche stradali, ovvero verbali, su cui prima si volava e in cui adesso si sprofonda. Come questa: «Se un politico viene indagato - parola di Gigi il Fuggiasco datata 25 febbraio 2016 - deve dimettersi entro cinque minuti».

Peccato che, nel grillismo della doppia morale alla Di Maio, quel precetto (sbagliato) non valga più appena non riguarda gli altri. In ogni caso, ora c'è il reprobo Pizzarotti che sarcasticamente dichiara: «Seduto sulla riva del fiume, vedo passare un sacco di gente». Soprattutto a Di Maio si riferisce e forse il Pizza non è il solo a vedere un grande futuro dietro alle spalle dell'avventuriero dalla faccia pulita.
Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 13:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA