Roma, Campidoglio: allarme del Tesoro, a rischio il percorso di rientro dal deficit

Mercoledì 19 Ottobre 2016 di Andrea Bassi

ROMA Il messaggi lanciati da Palazzo Chigi al sindaco di Roma Virginia Raggi, dopo l'incontro di ieri con il sottosegretario Claudio De Vincenti sono due. Il primo è che la decisione sul salario accessorio spetta soltanto al Comune di Roma. Il governo su questo tema non ha nessuna competenza e non intende mettere bocca. Non c'era necessità di anticipare all'esecutivo un piano sul quale non è previsto nessun passaggio formale con Palazzo Chigi e nemmeno con il Tesoro. Il Campidoglio, è la linea, governi adottando in piena libertà gli atti amministrativi di cui ha l'esclusiva responsabilità. Sul salario accessorio non c'è stato, perché non ci poteva essere, nessun avallo. Il secondo messaggio, forse, è meno rassicurante per la giunta Raggi. Se sul salario accessorio Palazzo Chigi e Tesoro non metteranno bocca, questo non vuol dire che non controlleranno con il massimo rigore a che punto è il piano di rientro dal debito concordato con il governo dalla giunta Marino.

GLI IMPEGNI
Il Campidoglio si era impegnato a ridurre di 437 milioni il buco nei conti, un extra deficit calcolato complessivamente in 550 milioni l'anno. A fronte di questo impegno, il governo ha assegnato a Roma un contributo di 110 milioni per chiudere completamente la voragine. De Vincenti ha invitato la giunta Raggi a discutere dell'andamento del piano di rientro del deficit nella sede «deputata», il tavolo interistituzionale di Palazzo Chigi, dove è presente anche il Tesoro con il sottosegretario Paola De Micheli. Ed è proprio qui, tuttavia, che la questione del salario accessorio potrebbe assumere una rilevanza anche per il ministero dell'Economia.

Che sulla vicenda nutre più di un dubbio. La questione è legata alla strada indicata dalla Raggi a De Vincenti, per recuperare i 350 milioni di premi e incentivi erogati indebitamente ai dipendenti capitolini dal 2008 al 2014. La legge prevede sostanzialmente due strade per farlo. La prima è quella di ridurre i futuri fondi del salario accessorio, abbassando di fatto anche le retribuzioni dei dipendenti. Era il sentiero sul quale si era incamminato il commissario straordinario Francesco Tronca. La seconda è ridurre strutturalmente la spesa del Comune su alcune voci, come quella del personale o quella degli affitti.

L'intenzione della Raggi sarebbe proprio quella di puntare sulla spending review. Ma, e qui sta la novità, utilizzando a tal fine le economie di spesa già previste nel piano di rientro del deficit predisposto dall'allora assessore al bilancio Silvia Scozzese. Il timore del Tesoro è che l'intenzione del Campidoglio non sia quella di incrementare i risparmi previsti da quel piano, ma di utilizzare la minore spesa già conteggiata nei 437 milioni per coprire anche il recupero delle somme erogate illegittimamente ai dipendenti e dare una veste di legalità allo sblocco del salario. Questo rischierebbe di aprire nuovi buchi nel bilancio del Comune, facendo aumentare il deficit strutturale. Non è l'unica questione che dovrà essere discussa al tavolo. L'altra riguarda il piano di dismissione delle partecipate «non strategiche», come Farmacap o le Assicurazioni di Roma. Alla base del contributo da 110 milioni c'era anche questo impegno, che tuttavia il Campidoglio sembra non voler più rispettare. La partita, insomma, è appena cominciata.