Torna libero il ventunenne Claudio Nardinocchi, uno degli indagati per lo stupro di gruppo nella villetta della Torresina a Capodanno.
Un argomento, anche questo utilizzato dal legale che ha sostenuto come fosse poco plausibile che, mentre chattava per oltre un'ora con la sua fidanzata, l'indagato stuprasse la vittima. Ma Marinacci ha puntato anche sull'inattendibilità della parte offesa. In uno dei tre verbali, guardando la foto di Nardinocchi, la ragazza aveva detto ai carabinieri: «Era aggressivo nel modo di parlare... mi prendeva in giro e rideva.. era cattivo... a ripensarci mi fa schifo», almeno così aveva raccontato la sedicenne ai carabinieri della Cassia nel primo dei verbali allegato alla denuncia. Salvo poi, in seguito, in un secondo verbale, legare quella sensazione di schifo più alle parole stesse che alle azioni vere e proprie. Una contraddizione evidenziata dal legale ed evidentemente condivisa dal Riesame, che depositerà solo tra 45 giorni le motivazioni della decisione. Per il 21enne poi non ci sarebbe pericolo di fuga, né ormai di inquinamento delle prove.
Nardinocchi, secondo l'impianto accusatorio, invece, sarebbe stato il più consapevole dell'abuso che si è consumato quella notte nella villetta, tanto da tenere un baso profilo basso profilo, evitando di parlare con chiunque di quanto accaduto e temendo di essere intercettato. Non solo. Nelle carte il gip metteva in luce lo «sconvolgente ribaltamento dei ruoli» dal momento che parlando con uno dei minori, anche lui coinvolto nello stupro, incolpava i genitori della vittima per averla lasciata andare sola alla festa, qualificandoli come vili per avere sporto la denuncia: «Capito che te vojo di? Cioè tu manni tu fija a 16 anni co' lockdown, oltretutto che n'abiti manco qua, a na festa e poi el giorno dopo te sveji e denunci? Ma che sei infame? Così sei poprioo un vile, un verme, un miserabile».
LA VITTIMA
Intanto la famiglia della vittima, per tramite della portavoce Bo Guerreschi, presidente della onlus Bon't Worry, da sempre in prima linea contro le violenze di genere, rompe il silenzio degli ultimi giorni dopo l'avvio della procedura giudiziaria. Fa sapere di non volere punizioni vendicative «che non sono d'aiuto a nessuno», ma chiede che la vicenda venga trattata con il «giusto spirito» perché «il dolore indicibile» che ha portato possa almeno contribuire a migliorare il futuro di tutti i ragazzi coinvolti, l'unica consolazione a «una ferita insanabile».