Roma, la banda degli orologi di lusso: 200 predoni napoletani in trasferta dal rione Sanità si dividono la Capitale

Nel mirino non solo cronografi preziosi: le “batterie” attive nelle truffe agli anziani

Martedì 7 Febbraio 2023 di Marco De Risi e Alessia Marani
Roma, la gang degli orologi: 200 predoni napoletani a caccia di Rolex

La scuola della strada al rione Sanità e ai Quartieri Spagnoli di Napoli porta i professionisti delle rapine dei Rolex nel cuore della Capitale.

La polizia ne ha schedati oltre duecento, un esercito di trasfertisti recentemente riconvertito, all’occorrenza, anche in specialisti della truffa. L’ultimo colpo l’altra sera in viale Buozzi ai Parioli. Dove una “batteria” ha preso di mira e razziato un 80enne seguito da due sconosciuti a bordo di un’auto di grossa cilindrata fin nel garage di casa e poi depredato del prezioso orologio sotto la minaccia di una pistola puntata alla tempia. Gli agenti sono sulle loro tracce ma le indagini fin qui svolte dagli investigatori della Squadra mobile e dai colleghi dei commissariati di zona già delineano un quadro preciso delle bande in azione. 

I due banditi dell'orologio braccati dalla polizia dopo la fuga ai Parioli

GLI INFORMATORI

Inchieste sottotraccia parlano di gruppi criminali partenopei che si muovono con una mappa ben studiata e suddivisa della Città Eterna nella testa. Dal rione Sanità le gang puntano dritte ai quartieri più a Sud: all’Eur, al Torrino e all’Aventino. Tra le vittime tempo fa anche il papà di Manuel Bortuzzo, imprenditore trevigiano ormai trasferito nella Capitale per seguire la riabilitazione del figlio, talento del nuoto, gambizzato per sbaglio durante una faida tra criminali di periferia nel febbraio del 2019 all’Axa. Dai vicoli dei “Quartieri”, invece, la rotta della mala porta più a Nord: al Salario, ai Parioli, al Flaminio e in Prati. Ma non basta. Gli specialisti delle rapine di Rolex, Jaeger-LeCoultre, Cartier e Patek Philippe, avrebbero addentellati con le comunità nomadi a Roma. Alcuni investigatori sono convinti che a fornire alle bande le dritte giuste, ossia a segnalare gli avvistamenti di possibili bersagli visti girare in auto o passeggiare indossando gli orologi-gioielli, siano “inquilini” dei campi rom e rovistatori seriali che tra l’ispezione di un secchione e l’altro allungano l’occhio sui movimenti di passanti e residenti. Una pista più concreta, però, porta a clan di nomadi stanziali legati alle famiglie Romano e Bevilacqua, alcuni esponenti dei quali sono già finiti sotto indagine. Gli inquirenti hanno aperto fascicoli in cui si ipotizza la presenza degli stessi personaggi in colpi fuori dalla Capitale, a Torino e a Trieste dove le famiglie nomadi godono di appoggi e sostegni, pronte a ricambiare favori e ospitalità in quel di Roma se servisse. «Dammi l’orologio o ti sparo», si era sentito dire la mattina del 3 febbraio dello scorso anno il centrocampista della Lazio, Toma Basic. Erano le 13 in viale Parioli. Il calciatore stava andando a pranzo con la squadra, quando un bandito su uno scooter lo ha avvicinato e in pochi istanti lo ha rapinato. Molti ricorderanno, invece, l’inseguimento con tanto di sparatoria in pieno giorno nel novembre del 2019 in Corso Francia: la fuga dei rapinatori in scooter finì con lo schianto contro una volante. Da allora, però, molte cose sono cambiate. «Prima gli specialisti napoletani - spiega un poliziotto di lungo corso - raggiungevano Roma in treno lasciando parcheggiati nei pressi della stazione Termini i motorini puliti, intestati a dei prestanome. Se incappavano in un controllo erano formalmente impeccabili: mezzo a posto, assicurazione fatta. Poi, però, sono stati scoperti e la musica è cambiata».

NUOVE DINAMICHE

Ma che cosa succede ora? Le informative prodotte in Procura raccontano di furgoni che scaricano i “soliti” scooter direttamente nei quartieri dove mettere a segno i colpi; altre annotano le targhe sospette di vetture nuove di zecca e anche di grossa cilindrata intercettate nei pressi degli obiettivi e prese a noleggio. Non solo. Le scuole del crimine annoverano diversi fratelli, ma anche padri e figli, tutti cresciuti a pane e rapine. Eppure, ultimamente, le “lezioni” comprendono nuove materie, meno rischiose (il reato spesso non comporta nemmeno il carcere e, difficilmente, si può incappare in vittime armate o in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine) e ugualmente redditizie, ossia le truffe agli anziani perpetrate con le scuse del falso incidente o di un problema in cui sono incappati figli o nipoti. Nella Capitale è boom: il guinness dall’inizio dell’anno spetta a Monteverde, qui tra il Casaletto e piazza San Giovanni di Dio, si sarebbe concentrata gran parte dei raid. Una escalation destinata a scemare con l’inizio della bella stagione, quando le batterie di trasfertisti prenderanno il volo e la strada per Mikonos, Ibiza e Forte dei Marmi. 

Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA