Natascia Glaudi, oggi 51enne, aveva beneficiato di una riduzione di pena per omicidio preterintenzionale in Corte di assise d’appello nel 2004: dai 20 anni inflitti in primo grado a 11 comminati definitivamente.
Baci e limoncello
Le due donne non avevano alcuno scrupolo: carpivano la fiducia delle vittime, qualche volta offrivano loro anche un regalo (una pianta di stelle di Natale, per esempio, sotto le Feste). In un caso hanno scambiato baci per sfilare il portafoglio. Mescolavano benzodiazepine alla Coca-Cola o al limoncello, poi aspettavano che i malcapitati cadessero in trance per portare via i soldi della pensione e finanche le fedi nuziali sfilate dalle mani. Per farsi dire dove nascondessero i valori, non esitavano a riempirli di botte, come nel caso dell’86enne Pasquale Fabrizio, avvicinato e attirato in trappola il 17 novembre mentre passeggiava a Villa Gordiani. L’anziano è stato drogato in casa e derubato del telefonino, di due orologi, due cartoni di birra, un prosciutto e 400 euro che custodiva in un armadietto. Finito in ospedale per intossicazione, è morto dopo soli cinque giorni. «Non era più lo stesso, era depresso e scoraggiato per avere subito il raggiro», ha raccontato il figlio Massimiliano. Ora gli inquirenti hanno disposto ulteriori accertamenti tecnici «per verificare - scrive il gip nell’ordinanza - se la somministrazione di benzodiazepine abbia costituito una concausa della sua morte». Se così fosse (ma è molto difficile ormai effettuare il riscontro visto che le benzodiazepine sono un elemento molto volatile), la Glaudi potrebbe rispondere ancora una volta di omicidio. All’epoca, era il luglio del 1999, lei si intrufolò con la madre nell’abitazione di un ex maresciallo dell’esercito, l’84enne Paolo Simeoni, in via Monte Zebio, nel quartiere Prati Delle Vittorie, e lo rapinò sempre con la stessa tecnica. Il cuore del militare pluridecorato, già provato da un pace-maker, non resse alla pesante dose di sedativo e fu stroncato da un infarto. Le nuove indagini sono scattate dopo una rapina avvenuta il 9 settembre 2022 ai danni di un novantenne, a Bravetta.
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Una delle due donne, dopo averlo avvicinato con una scusa in strada e averlo convinto a rientrare a casa in sua compagnia, lo avrebbe narcotizzato con una bevanda che aveva probabilmente stupefacente o altro narcotico, e, approfittando del suo stato di confusione gli portava via il bancomat, i soldi e il cellulare per evitare che potesse chiamare i soccorsi. Il novantenne, probabilmente a causa dell’età e dell’eccessivo uso di narcotico, è rimasto a letto per circa due giorni. A dare l’allarme ai carabinieri sono stati i familiari, preoccupati perché non riuscivano in alcun modo a contattarlo. All’interno dell’abitazione della vittima, trovata a soqquadro, i carabinieri del Nucleo operativo di Trastevere e della stazione di Bravetta hanno rinvenuto una ricetta medica e lo scontrino di una farmacia della zona dove l’anziano era stato poco prima. Ed è passando al setaccio le immagini delle telecamere della farmacia e di altri esercizi commerciali del quartiere che gli investigatori sono riusciti a ricostruire la fase di adescamento della vittima e ad individuare la macchina utilizzata dalle indagate: una Panda. Le indagate prestavano molta attenzione a far sparire qualsiasi traccia del loro passaggio, compresi i bicchieri nei quali veniva disciolto il narcotico somministrato alla vittima. In uno dei colpi i carabinieri sono riusciti a recuperare anche le fedi nuziali sottratte ad una signora ottantenne, che le custodiva gelosamente in ricordo del marito defunto. Il gip del Tribunale di Roma ha ritenuto che sussista il pericolo che la banda possa compiere altri reati simili. Le due hanno una «elevata capacità e professionalità a delinquere» con «un’accurata pianificazione dei reati». Della Glaudi dice che aveva una «assoluta insensibilità». E la coppia viene definita dalla «elevata caratura criminale». Così, si sono aperte per loro le porte del carcere.