Roma, quell’incendio maledetto che uccise mamma e figlio. La sorella di Giovanni: «Casa distrutta, aiutateci»

L’appello di Benedetta Lozzi, sorella di Giovanni, 30 anni: morì nel rogo a luglio. Ma tentò fino all’ultimo di salvare l’anziana affetta da Parkinson

Mercoledì 1 Marzo 2023 di Laura Bogliolo
Roma, quell’incendio maledetto che uccise mamma e figlio. La sorella di Giovanni: «Casa distrutta, aiutateci»

Gli ultimi sessanta secondi della sua vita li ha trascorsi pensando alla mamma. Ha tentato di salvarla anche se il fumo nerissimo aveva già emesso la sentenza. Sapeva che mamma Anna non si sarebbe potuta alzare, non ce l’avrebbe fatta. Allora è saltato giù dal letto, ha tossito probabilmente, è andato dalla parte dove era sdraiata, ha tentato di sollevarla, di prenderle la mano. Ma i secondi sono finiti. Giovanni cade a terra. Non si rialzerà più. Lo aveva promesso alle sorelle Benedetta, 47 anni, e Romana, 50: «Restituisco a mamma quello che lei mi ha dedicato: starò con lei fino alla fine, fino all’ultimo respiro». L’ha accudita, pulita, pettinata, sostenuta moralmente, così come lei aveva fatto con lui da bambino. Lei che da neanche un anno aveva perso l’amore della sua vita, il marito Gianfranco (49 anni insieme), lei che aveva iniziato a tremare e che aveva dovuto accettare la diagnosi di una delle malattie più bastarde: il Parkinson. Dopo essere stata ricoverata per il Covid, mamma Anna era praticamente allettata, anche se aveva iniziato a muoversi con il deambulatore: al suo fianco c’era sempre Giovanni che le portava la colazione «perché gli piaceva viziarla».

Le lasciava sul cuscino accanto piccoli peluche «per non farla sentire sola, per coccolarla».

L’ULTIMO GIORNO

Il 10 luglio l’ultimo loro giorno insieme. Nella notte, nella villetta in via degli Estensi, 46, a Bravetta, scoppia un incendio. Giovanni Lozzi, 30 anni, per un minuto si rende conto di quello che sta accadendo. La mamma, Anna Bianciardi, 74 anni, no: i suoi polmoni vengono distrutti dalle esalazioni e muore nel sonno. Secondo i rilievi dei vigili del fuoco l’incendio è partito dalla stanza accanto, quella che Giovanni, esperto informatico, usava come studio visto che ormai dormiva con la mamma per accudirla. «A gennaio del 2021 abbiamo perso papà improvvisamente dopo essere stato ricoverato per Covid, poi questa tragedia: la mia famiglia non c’è più e non potrò mai più essere felice». Benedetta è disperata, convive ogni secondo con il dolore più atroce, ma non si arrende. Da novembre sta tentando di organizzare una raccolta fondi per restaurare la villetta distrutta da quell’incendio di cui tutti parlarono. Poi, come spesso accade, calano il silenzio, il buio e l’indifferenza. E a combattere, provando a sopravvivere, restano solo le famiglie. «L’abitazione è stata chiusa per sette mesi per consentire le indagini e i rilievi tecnic, gran parte degli ambienti ormai sono distrutti, gli esperti ci hanno detto che per sistemare la casa ci vorrebbero circa 150mila euro» dice Benedetta che ha creato la pagina Facebook “La storia di Anna e Giovanni (La tragedia di Bravetta)” e ha lanciato una raccolta fondi su Gofundme.com per mettere insieme 50mila euro. 

 

I VANDALI

«Mamma e Giovanni si adoravano, gli abbiamo detto più volte che era troppo giovane per sacrificare la sua vita per assisterla, ma lui era convintissimo, rinunciava a tutto pur di stare con lei, ci diceva “niente badanti, con mamma ci sto io”». Tanta la solidarietà verso la famiglia nel quartiere, anche se “il male” sembra non abbandonarli. Davanti alla casa c’è stato chi ha avuto il coraggio di rubare fiori e regali che residenti e amici avevano portato. È stato vandalizzato anche lo splendido murale dedicato a Giovanni. Poi c’è l’onda della peggiore cattiveria. «Su Twitter sono vittima degli haters - dice Benedetta - non credono alla mia storia». Affinché le credessero ha pubblicato un documento della questura. «Volete le foto dei cadaveri?!» ha aggiunto. Benedetta continua a combattere, anche se è distrutta dal dolore. «Voglio portare avanti le passioni di mio fratello, amava gli animali ad esempio, voglio creare qualcosa per lui... ». Giovanni aveva un cane, era morto otto mesi prima e teneva le sue ceneri in stanza. Anche quell’urna è stata distrutta dall’incendio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA