Terremoto Amatrice, pochi progetti e a sei anni dal sisma la ricostruzione va lenta

Il ricordo delle vittime e le incognite sulla nuova vita delle aree devastate

Mercoledì 24 Agosto 2022 di Italo Carmignani, nostro inviato
Terremoto Amatrice, pochi progetti e a sei anni dal sisma la ricostruzione va lenta

AMATRICE Le parole si rincorrono, come sempre accade negli anniversari, e si srotolano dai palchi cariche di promesse e spesso povere di certezze. Stavolta però qualcosa è cambiato nello stadio di Amatrice, a metà strada tra un gigantesco catino e una cattedrale aperta direttamente al cielo, dove una città celebra senza enfasi la peggiore delle sue ricorrenze.

Lo spiega monsignore Domenico Pompili, vescovo di Rieti: «Un cantiere, finalmente in movimento». Detto da lui sempre critico verso quel gigantesco impegno di ricostruire una città, ma anche un’economia e un mondo sociale, lascia aperta la possibilità che sia vero. 

Amatrice, il vescovo Pompili a sei anni dal sisma: «E' il tempo della ricostruzione, nessuno si tiri indietro»


I NUMERI
Eppure i problemi non mancano, soprattutto legati ai pochi progetti ancora presentati: molti hanno manifestato la volontà di ricostruire e pochi hanno fatto vedere le carte. E i numeri messi in fila fanno così: sul fronte della ricostruzione privata, sono 2458 le richieste presentate, ancora 2623 sono quelle da presentare. Al giugno 2022 sempre in tutto il cratere reatino ci sono 1.481 cantieri avviati, mentre 686 sono quelli già conclusi. Nel settore dei cantieri pubblici, sempre nel cratere reatino, sono 330 gli interventi finanziati e 313 quelli ancora da finanziare. 


Nel giorno in cui è costretto a trovare di nuovo le frasi giuste per quella tragedia che fece sparire 299 persone e soffrire per la perdita altre mille, il vescovo comunque sorride: «Amatrice a prima vista sembra ferma all’istantanea della torre che si erge isolata in mezzo al deserto, ma se si guarda con più attenzione, si scopre che ci sono gru sparse qua e là. Per vedere, dunque, bisogna venire: ora è il tempo della ricostruzione, ma per arrivare a quella della rigenerazione vera e propria, occorre venire, sia pubblico che privato, sia Stato che società civile». 


Per una volta è più realista il commissario straordinario per la ricostruzione Legnini: «Oggi ad Amatrice sono aperti 485 cantieri, una quarantina nel centro storico e alcuni condomini sono stati riconsegnati. Ma sono sempre stato chiaro: chi non presenta in un tempo ragionevole i piani di lavoro perderà i contributi. Siamo indietro». Un’altra la nota dolente è in agguato e pare destinata a durare, perché alla domanda su quanto si impiegherà per ricostruire Amatrice, il commissario è netto: «Dipende dal ritmo di presentazione dei progetti. E poi c’è il problema dell’ascesa dei prezzi e del superbonus 110 per cento che hanno frenato la ricostruzione del cratere sismico. È stata una corsa a ostacoli negli ultimi due anni. Ogni volta abbiamo cercato di superare tutte le difficoltà, adesso spero che tutto possa procedere spedito». 


LA FUGA
Legnini non può dirlo, ma gran parte delle ditte impegnate nel mondo dell’edilizia e delle costruzioni paiono seguire con poca enfasi la scia che porta verso il Centroitalia e la sua ricostruzione. Più conveniente restare nelle grandi città. Ma oggi è il giorno della speranza e anche se niente è mai nuovo, in queste pagine di tragedia che la storia umana scrive, promettendo a se stessa di non scriverne mai più, il sindaco alza lo sguardo: «Diventeremo il borgo più bello d’Italia. Questo è l’alba di un nuovo giorno». Lo disse anche un anno fa, ma stavolta qualcosa è cambiato. Gli ha fatto da eco anche il vescovo. Che in materia di speranza è per vocazione molto più ferrato.

 

Ultimo aggiornamento: 23:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA