Reatino fuggito dall'Ucraina con la moglie: «Due settimane chiusi ma ora siamo in salvo. Tanti i bambini uccisi»

Giovedì 31 Marzo 2022 di Sabrina Vecchi
Antonio Antonelli (da frame Tg2)

RIETI - «Stiamo bene, tutto bene, ringraziamo Dio. Grazie per quello che avete fatto». La voce di Antonio Antonelli è concitata ma felice, le comunicazioni sono veloci per non consumare troppa batteria prima di un lungo viaggio. Il cittadino di Montisola di Contigliano sta per salire insieme alla moglie sul pullman che dalla Moldova lo riporterà in Italia: «Adesso il viaggio è lungo, bisogna attraversare due frontiere. Ma abbiamo passato di peggio». Antonelli e sua moglie Natasha sono rimasti bloccati per oltre un mese in Ucraina, sotto i bombardamenti di Nova Kachovka, in una situazione che sembrava non avere via d’uscita. «Per due settimane siamo stati nel bunker - ricorda Antonio - ci hanno offerto di andare in Russia, Bielorussia o in Crimea». «Per terra c’erano tanti vestiti dei bambini - spiega Natasha - molti li hanno uccisi.

Il momento peggiore a un posto di blocco di miliziani ceceni: erano ubriachi, mi hanno puntato un fucile e mi hanno detto tu morirai. Siamo nel 2022, non dovevano succedere queste cose». «Non ho pensato nulla - ribatte Antonio - in quel momento non riuscivo a pensare». I coniugi, dopo aver lasciato il posto sull’ultimo bus a due bambini, si trovavano nella zona di Kherson. Dopo vari tentativi di fuga, la coppia di Montisola, insieme a quella del siciliano Simone Sclafani e della fidanzata Yulya, sono arrivati a Odessa. Da qui, i quattro sono stati accompagnati da due inviati Rai, Giammarco Sicuro e Simone Zazzera, fino al confine moldavo di Palanca. «Ne hanno viste di tutti i colori - conferma Sicuro - uccisioni di bambini, barbarie, sono scioccati. Quando li ho lasciati alla cura dei funzionari del Ministero degli Esteri erano già nella Capitale della Moldova, Chișinău». Le due coppie sono state poi affidate all’ambasciata italiana, che si è occupata del rientro in Italia, fino alla partenza in bus, nel pomeriggio di ieri. «Non abbiamo orari, non sappiamo come andrà il viaggio né se torneremo subito in paese, ma l’importante è che siamo partiti da lì», racconta Antonelli. Il suo telefono è stato sequestrato dai miliziani ceceni durante un posto di blocco. Per comunicare si usa ora quello di Yulya, compagna di Sclafani. Dopo il terrore, le due coppie proseguono a stare insieme, e per fortuna, sono al sicuro. «Siamo contentissimi che questa storia si sia risolta nel migliore dei modi. Ringraziamo tutte le autorità che hanno contribuito alla liberazione di Antonio e Natasha, adesso sarà presto tempo per festeggiare», dichiara il sindaco di Contigliano, Paolo Lancia, in apprensione da subito per portare in salvo il suo concittadino e la moglie. Intanto c’è fermento nella frazione di Montisola, dove coincidenza vuole che si celebri il patrono San Vincenzo Ferrer a breve, il 5 aprile. «Potrebbe essere l’occasione per festeggiare - concludono i vicini di casa - ma adesso che il più è fatto, vogliamo soprattutto riabbracciare Tonino e Natasha e trasmettere loro tutto il nostro affetto. Hanno visto cose indicibili, hanno bisogno di essere coccolati. E noi non vediamo l’ora di farlo».

Presenze a quota 436. La prefettura segnala che, a oggi, sono presenti nel Reatino 436 profughi dall'Ucraina, di cui 99 ospitati nei Cas e 337 presso privati o altre strutture. La prefettura sta procedendo ad assegnare ai Cas altri 16 ucraini. Sono 15 gli ucraini che hanno lasciato il territorio.

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