Rieti, ex postina: sopralluogo a caccia di nuove prove

Venerdì 7 Ottobre 2022 di R.R.
Cerchiara di Rieti

RIETI - Un riscontro, la necessità di una conferma oppure un ulteriore approfondimento investigativo? Tutto riparte da dove era iniziato: da Cerchiara e per il giallo sulla morte di Silvia Cipriani si torna proprio lì dove erano state avviate le prime attività d’indagine nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa della 77enne reatina. Ieri c’è stato nuovo sopralluogo del personale della Mobile della Questura di Rieti a Cerchiara nella residenza della donna. Tre agenti in borghese sono tornati all’interno della dimora dell’ex postina e nelle immediate pertinenze dell’edificio, dove hanno effettuato dei rilievi fotografici e dove sono stati visti imbustare qualcosa. Azioni e atti investigativi rispetto ai quali vige il massimo riserbo ma che vanno ad insinuare nuovi interrogativi sulla pista al momento battuta dagli inquirenti in quanto - qualora si avvalorasse l’ipotesi di un incidente - rimane difficile dare un significato alla presenza degli investigatori nella casa di Cerchiara, dove sono stati oltre due ore. Un sopralluogo tecnico verosimilmente alla ricerca di ulteriori elementi specifici e determinati. 
Tuttavia, la presenza di agenti e non dei tecnici della polizia scientifica dà credito all’ipotesi che gli accertamenti effettuati nella mattinata di ieri siano orientati in maniera precisa su determinati aspetti o riscontri probatori resisi necessari ex post, a seguito di indagini e attività investigative successive al rinvenimento dell’autovettura di Silvia Cipriani nei boschi di Montenero Sabino. Il sopralluogo è stato effettuato in prossimità della casa del nipote Valerio, vicina a quella più dismessa dove viveva la Cipriani. 
Anche la pista di un suicidio sembra essere ormai un’ipotesi lontana, remota: l’ex postina era cardiopatica ma in perfetta salute e forma fisica e senza nessun apparente segnale di decadimento cognitivo. Lo ha riferito il cardiologo che aveva in cura la 77enne, la quale si recava periodicamente presso lo studio medico per visite di routine. Tra l’altro, la precisa sistematicità con cui si sottoponeva ai controlli nonché l’attenzione per la sua stessa salute – come anche confermato dal proprio medico – non possono rendere plausibile un’ipotesi suicidiaria. Dunque, nessun male incurabile che l’avrebbe portata a togliersi la vita recandosi in un luogo impervio e remoto. Ieri il parroco don Denny – che ben conosceva Silvia per il suo attivismo in parrocchia - ha lanciato un appello sia ai familiari che alla comunità locale tracciando un profilo molto umano e intimo della donna nella sua semplicità di religiosa presente ogni domenica a messa, di quando annotava su un quaderno le messe fatte celebrare in suffragio dei propri cari oppure quando egli fu ospite nella casa della donna, una dimora dismessa e trascurata nella quale abitava ma dove, timidamente, diceva di non vivere: «Abbraccio i familiari di Silvia, condivido tutto il loro dolore, ma in questo momento devono essere uniti in attesa della verità che presto uscirà fuori. La comunità è profondamente addolorata – ha detto don Denny - vorremmo che Silvia fosse viva in un’altra parte e che presto ritorni da noi. Se qualcuno sa, deve parlare con la Procura, non devono restare dubbi nel rispetto dei familiari e della comunità locale». 
Il giallo, la scomparsa e la morte di Silvia nei mesi trascorsi tra dichiarazioni, smentite, repliche e controrepliche hanno creato attriti e dissapori familiari insanabili.

Ieri Francesco, il cugino di Silvia attraverso le telecamere de “La vita in diretta”, ha voluto lanciare un appello a Valerio, nipote della 77enne a seguito della frattura nei rapporti familiari e la sua latitanza al telefono. Danni collaterali di una vicenda che potrebbe essere vicino ad una svolta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA