RIETI - Marijuana coltivata in casa: assolta la coppia dal pollice verde.
La vicenda
In buona sostanza nei confronti della coppia è stata riconosciuto un grado di offensività della condotta giudicato non penalmente rilevante. All’esito dell’istruttoria dibattimentale la difesa degli imputati ha inoltre evidenziato come gli esami tossicologici compiuti dal Ris di Roma sullo stupefacente e l’esito negativo della perquisizione domiciliare (non furono rinvenuti bilancini di precisione, materiale per il confezionamento, foglie essiccate o altre dosi) fossero sintomatici di una incapacità dei fatti ad integrare la violazione contestata e così il giudice del tribunale di Rieti ha ritenuto non punibile la coltivazione della piantina, ritenendo la condotta in concreto inoffensiva, per essere questa di minima entità così da rendere sostanzialmente irrilevante l’aumento della disponibilità di droga e non oggettivamente prospettabile alcun pericolo di ulteriore diffusione di questa. Una sentenza che, di fatto, si conforma alla recentissima pronuncia delle Sezioni Unite del marzo 2020 sulla coltivazione in forma domestica di sostanze stupefacenti per uso personale, la quale - in maniera circostanziata - pone chiarezza sul grado di punibilità, andando a distinguere numerosi elementi dirimenti: nozione giuridica di “coltivazione”, principio di “offensività”, stato vegetativo in cui si trova la pianta, soglia minima di capacità drogante, lesività verso la salute pubblica ed altri elementi discriminanti per la configurabilità e l’integrazione del reato.