Coronavirus, Luca Venga
tra Manchester e Amburgo:
«L'emergenza ti fa crescere,
vorrei tornare a Rieti in estate»

Domenica 17 Maggio 2020 di Matteo Di Mario
Luca Venga

RIETI – Da sempre in giro per il mondo, lo studente reatino Luca Venga frequenta il secondo anno di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’University of Manchester. Negli ultimi due mesi, con lo scoppio della pandemia, è però tornato in Germania, ad Amburgo, dove due anni fa si era trasferito con la sua famiglia e aveva terminato gli studi superiori. Con lui abbiamo parlato del cambiamento della sua quotidianità durante l’emergenza, ma anche di ritorno a Rieti, scambi internazionali e crescita personale.

Luca, l’arrivo del Coronavirus quanto ha modificato le sue giornate? Quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a tornare in Germania?
«Quando in Inghilterra è stato annunciato il lockdown pressoché totale, ho deciso di tornare in Germania per non rimanere completamente isolato. Numerosi studenti internazionali dell’università hanno fatto lo stesso, dato che la nostra facoltà ha spostato le lezioni online molto presto. Ad Amburgo la situazione è sempre stata piuttosto “rilassata”, anche durante i mesi più difficili. È sempre stato possibile uscire per una passeggiata, purché al massimo in due, indossando la mascherina e mantenendo la distanza con i passanti. Questo mi ha aiutato molto, perché la possibilità di continuare ad uscire, anche se solo per una breve camminata o per correre un po’, ha reso l’isolamento più sopportabile e meno stressante».

Ci ha parlato di lezioni online. Si è trovato bene con questo nuovo tipo di didattica? Ha già svolto esami da remoto?
«Personalmente, ho trovato le lezioni (che solitamente coinvolgono più di 100 studenti, talvolta 200) più facili da seguire in questa modalità, perché la possibilità di metterle in pausa per prendere appunti mi ha consentito di concentrarmi meglio e trarne il massimo. Nel corso di questo periodo a casa, ho preso parte anche a interessanti tutorial, che si svolgono con 10-12 allievi e un assistente. Tuttavia, devo ammettere che affrontare alcune discussioni in presenza rimane il modo migliore per dibattere e confrontarsi su temi importanti. La mia sessione di esami è appena cominciata. Si tratta di prove scritte, che principalmente prevedono lo svolgimento di saggi brevi o testi argomentativi».

Ha mai pensato di tornare a Rieti con la sua famiglia ora che in Italia si è entrati nella fase 2?
«Sì, vorremmo tornare in Italia per l’estate. Dal 3 giugno sarà possibile spostarsi liberamente tra i Paesi dell’Unione Europea e quindi ci stiamo organizzando per poter partire con tranquillità».

Durante il quarto anno di superiori, lei ha svolto un’esperienza di scambio internazionale negli Stati Uniti. Alla luce di questa pandemia, pensa che in futuro programmi di studio come Intercultura o Erasmus potranno mantenere il loro successo?
«Lo spero davvero. Credo che l’emergenza sanitaria abbia evidenziato il bisogno di maggiore cooperazione a livello internazionale e solo una generazione “globale”, formata anche attraverso programmi Erasmus o Intercultura, può guidarci in quella direzione».

Quanto si sente maturato durante questi tre anni tra Germania e Inghilterra?
«Sono convinto che il confronto costante e l’esposizione ad altre culture e ad altri modi di vivere mi abbia aiutato molto.

Mi ha abituato a considerare sempre altre prospettive e a mettere in discussione alcune cose che altrimenti ero solito dare per scontato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA