Vaticano, il documento papale sulla famiglia 2.0

Venerdì 8 Aprile 2016 di Franca Giansoldati
Vaticano, il documento papale sulla famiglia 2.0
La famiglia cattolica 2.0 è formata da un uomo e una donna responsabili. Chi è divorziato e si è nel frattempo risposato continuerà a non poter fare la comunione, tuttavia dovrà essere maggiormente integrato nella vita comunitaria, con buona pace di tanti parroci di stampo conservatore, restii ad applicare la misericordia. Il documento papale che riassume due anni di serrato dibattito nella Chiesa sulla famiglia è arrivato al termine. Si tratta di un libro corposo, suddiviso in nove capitoli e oltre 300 paragrafi. C'è dentro di tutto, praticamente l'Abc di cosa significa fare famiglia al giorno d'oggi per i cattolici. Naturalmente il Vangelo resta la Magna Charta a cui ispirare ogni passaggio di vita. Il Papa afferma subito, all'inizio del testo, che bisogna uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. Non si tratta tanto di una lotta tra progressisti e conservatori, ma di ristabilire i contorni delle cose.

Per esempio il tema della indissolubilità del matrimonio, un punto fermo da allargare alle situazioni imperfette, alle famiglie ferite: “Sappiano i pastori discernere le situazioni. Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi , e possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò mentre va espressa con chiarezza la dottrina sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione”. Nel documento si invitano i pastori ad organizzare corsi di educazione sessuale (“Si alla educazione sessuale”) nelle scuole per insegnare ai ragazzi una corretta visione del corpo, delle emozioni, della sfera affettiva. Si insegna a non banalizzare e impoverire la sessualità e si mette in guardia dall'espressione “sesso sicuro, perché trasmette un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere. Così si promuove l'aggressività narcisistica invece dell'accoglienza”.

Nel testo si parla anche della teoria del gender che ha progressivamente introdotto un cambio di ruoli tra maschio e femmina.
Una teoria che rappresenta una sfida da valutare con spirito critico. Inoltre vi è un riconoscimento per il valore della donna, il bisogno di mettere fine alle violenze domestiche (troppo spesso taciute e tollerate). Dall'incipit di comprende che non ci saranno rivoluzioni dottrinali, rispetto al passato. “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa». In ogni caso il Papa scrive che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero». Dunque per alcune questioni «in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali
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Infatti, “le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato”. Il che significa che nelle valutazioni su come affrontare la crisi della famiglia, vescovi e preti devono procedere secondo il quadro generale in cui vivono. Va da sé che in un contesto africano, molto tradizionalista, la sfida sarà ben diversa da un contesto occidentale, dove i tassi di divorzi e matrimoni in seconde e terze nozze sono altissimi. Nel testo il Papa condanna la cultura del provvisorio che porta alla mentalità antinatalista , così come all’impatto delle biotecnologie nel campo della procreazione. Critica pure la mancanza di casa e di lavoro, che non aiuta di certo i giovani a formare una famiglia, così come alla dilagante pornografia.
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