Il destino di Alfie è segnato anche se il pressing del Vaticano resta alto

Lunedì 23 Aprile 2018 di Franca Giansoldati
Il destino di Alfie è segnato anche se il pressing del Vaticano resta alto
Città del Vaticano – Il destino Alfie è segnato. Ormai sono in pochi a coltivare ancora l’illusione che si possa impedire la sua uccisione. I medici inglesi hanno deciso che sia necessario interrompergli le cure, «per il suo bene», perché la malattia che lo ha colpito non offre scampo e tanto non ce la farebbe, sicché tanto vale anticiparla con una decisione  che non è condivisa da tutti. Basta leggere l’ondata di sdegno che si è riversata sui social. Il fatto è che Alfie potrebbe vivere ancora, la sua morte non è una cosa imminente, forse tra un anno o forse di più, chi può saperlo. Ma l’ospedale di Liverpool, dove e' ricoverato il piccolo, non ha dubbi a proposito. «E’ per il suo bene», si ripete e i sanitari hanno già notificato ai genitori Tom e Kate, il protocollo di morte. Dettagli tecnici e asettici. Una procedura che prevede che la spina  sia staccata e di conseguenza il bambino muoia sedato. La morte dolce.

Inizialmente la procedura era stata fissata per oggi, alle ore 14, poi viste le diffuse proteste, l’annuncio di due ministri italiani di dare al bambino la cittadinanza per poterlo trasportare in due ospedali pediatrici (il Bambino Gesù a Roma o il Gaslini a Genova), le reiterate pressioni vaticane e, probabilmente, anche la ben poco felice coincidenza britannica della nascita del terzo royal baby venuto alla luce nell’ora in cui sarebbe dovuto morire Alfie, è stata concessa una dilazione. Meglio non sovrapporre  due vicende tanto distanti eppure tanto speculari come la nascita di un bambino e la morte di un altro. La gioia di due genitori e la disperazione di altri. Così è stato preferibile tenere slegate le due vicende e assecondare un rimando.

Tutto finisce così per diventare un proforma e per gestire meglio una situazione che cominciava a diventare ingombrante. I medici inglesi hanno ripetuto che quanto accadrà sarà «nel migliore interesse del piccolo, che sarà assistito con tutti i comfort e la discrezione del caso. Al bimbo saranno somministrati un ansiolitico e analgesico, e se i genitori lo vorranno potranno essergli accanto tenendogli la manina, altrimenti se non riusciranno Alfie morirà nel suo lettino, seguito dalle infermiere.

Il Papa segue da Santa Marta la vicenda ed è informato di ogni evoluzione da Mariella Enoc, la presidente del Bambin Gesù che per tentare l’ultima carta è partita per Liverpool ieri assieme ad un anestesista del Bambin Gesù. Una specie di mission impossible con la benedizione di Papa Francesco per valutare, assieme ai medici inglesi, la possibilità di salvare Alfie. La Enoc, però, una volta arrivata a destinazione non è nemmeno stata ricevuta, non è stata fatta entrare nella struttura sanitaria, anzi, non ha nemmeno potuto vedere il piccolo. Porte sbarrate. Uno schiaffo, una scortesia istituzionale, un ulteriore garbuglio di un caso che prima ancora di essere sanitario è di tipo etico e morale. Ci sono di mezzo le leggi inglesi sull’eutanasia e il dibattuto concetto di accanimento terapeutico.

Stavolta i giudici della Corte Europea dei diritti umani hanno deciso di non intervenire in questa battaglia legale tra i genitori e i medici inglesi. Erano stati i genitori di Alfie ad appellarsi alla Corte di Strasburgo nel tentativo di ottenere un nuovo giudizio e cambiare il destino del figlioletto visto che sono convinti che il piccolo mostri persino dei piccoli miglioramenti. La scorsa settimana anche la Corte suprema britannica aveva rifiutato di riaprire il caso. In Italia molti politici si sono espressi a favore del trasferimento del piccolo: Giorgia Meloni, Matteo Salvini. «Può ancora essere salvato». E due ministri, Alfano e Minniti, entrambi attenti alle istanze della Chiesa ma soprattutto con diversi canali e interlocutori fidati al di là del Tevere. Non è difficile immaginare che la proposta di dare la cittadinanza italiana al piccolo sia frutto di un terreno comune. Purtroppo il destino del bambino sembra segnato. Le leggi britanniche sono inflessibili. E a notte fonda, forse già stanotte, quando le luci dei riflettori del royal baby si spegneranno, la procedura potrebbe avvere avvio. 
 
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