Centrosinistra, il piano degli anti-Renzi: «Governo con M5S e Leu». Ma Matteo: i numeri li ho io

Venerdì 2 Marzo 2018 di Nino Bertoloni Meli
Centrosinistra, il piano degli anti-Renzi: «Governo con M5S e Leu». Ma Matteo: i numeri li ho io
La tesi di fondo non fa una grinza: «Bisogna garantire un governo al Paese». Dunque, larghe intese? Acqua, neanche fuochino. Una proroga a Gentiloni? Neanche questo. Un governo cosiddetto di scopo per fare la legge elettorale e poi tornare subito alle urne? Potrebbe somigliargli, ma non è l'obiettivo vero.

L'ipotesi che circola nei meandri dei Palazzi della politica, dalle parti del Nazareno, ma non nelle stanze della maggioranza renziana, è che a urne chiuse e a schede contate si arrivi alla fine a varare un governo imperniato su una maggioranza che veda insieme Pd, Leu e M5S. Sì, proprio un accordo di questo tipo, al momento considerato alla stregua di appendice da libro dei sogni (o degli incubi, per altri). Eppure... A parlarne, a farlo girare, a tastare il terreno per vedere l'effetto che fa, sono stati alcuni esponenti non di maggioranza dem, che hanno assunto come stella polare l'idea che comunque un governo al Paese bisogna darlo, che è meglio, molto meglio, che il Pd sia ancora della partita, e che altre strade non sono ormai più percorribili. Un governo con Leu e M5S che, ne consegue quasi ovvio, non può certo vedere tra i protagonisti Matteo Renzi, l'uomo più inviso sia ai grassianbersaniani, che da lui si scissero, sia ai grillini con i quali è battaglia continua; il leader dem, in sostanza, questo governo dovrebbe solo subirlo sempre in nome della governablità da garantire. Un governo di scopo, in sostanza che come scopo avrebbe, non ultimo, quello di archiviare la stagione renziana.

ASSO NELLA MANICA
Ai piani alti del Nazareno della cosa sono avvertiti, il piano anti Matteo è giunto all'orecchio, e senza bisogno di ricorrere al controspionaggio. Lui, Renzi, ha già mandato alcuni messaggi non proprio in codice. «Mai al governo con gli estremisti, e il M5S è tra questi», il primo. Con l'aggiunta: «Trovo surreale che i grillini vengano a chiederci i voti per fare un governo dopo averci insultato per anni». Fino alla sortita dell'altro giorno, forse un po' sottovalutata, secondo la quale «se perde, il Pd è pronto ad andare all'opposizione, non ce l'ha chiesto il medico di stare al governo». Ma la carta vera, l'asso nella manica, sta nella composizione delle liste, che al segretario dovrebbero assicurare una schiacciante maggioranza nei gruppi parlamentari intorno al 90 per cento. «Si agitino pure, i numeri sono dalla mia parte», il monito renziano.

PADRI NOBILI
Tra gli ispiratori della formula a tre Pd-Leu-M5S ci sono, sullo sfondo, quanti hanno sempre osteggiato uno sbocco da larghe intese imperniate sull'asse Pd-FI (Veltroni lo ha ribadito neanche una settimana fa durante l'incontro all'Eliseo con Gentiloni: «Berlusconi rimane l'avversario», ha scandito). «Non capisco perché l'ipotesi di un accordo con la destra non va considerato uno scandalo, ma diventa un'eresia sfidare il M5S sui nostri stessi temi», va dicendo l'ex lettiano Francesco Boccia. C'è poi la variante Emiliano, uscito allo scoperto forse troppo in anticipo: «Se Mattarella dà l'incarico a Di Maio, il Pd lo sostenga».

Nelle ultime ore, poi, la presentazione del futuribile governo ombra grillino ha come facilitato l'operazione: se per i renziani il fatto che alcuni ministri vengano dal Pd o abbiano sostenuto riforme di fondo di Renzi (dalla scuola, al referendum) significa che il M5S copia il Pd, per quanti invece lavorano all'esecutivo a tre Pd-Leu-M5S tutto questo, al contrario, significa che i punti di vicinanza sono assai più di quanto appaiano. Quanto poi alla lista guidata da Grasso, il presidente del Senato non ha mai fatto mistero di guardare dalle parti grilline, così come Bersani che ne parla spesso come di una forza di centro con la quale, quindi, si può tranquillamente dialogare e collaborare. E poi si sa, cominci con la tesi che si fa un governo solo per la legge elettorale, ma poi si prende atto che governi solo per cambiare le regole non esistono, una volta che il governo c'è, governa.
Ultimo aggiornamento: 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA