Bankitalia, Visco resta in pole: la terna di Gentiloni

Domenica 22 Ottobre 2017 di Alberto Gentili
Visco (ansa)
A sentire Matteo Renzi è ormai deciso: Paolo Gentiloni confermerà Ignazio Visco alla guida della Banca d'Italia. Ed è per questo che mette le mani avanti: «Nessun problema se Paolo dovesse scegliere il governatore uscente».
Ma la partita è meno facile di quanto la descriva il segretario dem. Il premier non ha ancora deciso. I suoi raccontano che «prende tempo», cerca di «far decantare la situazione». Da qui la rinuncia ad anticipare il Consiglio dei ministri fissato per venerdì prossimo.

La speranza, neppure tanto nascosta, è che sia lo stesso Visco a togliergli le castagne dal fuoco. Ma questa possibilità si fa sempre più remota: il governatore uscente ha fatto sapere di essere determinato a dare battaglia. Ritiene che una sua rinuncia potrebbe essere letta come un'ammissione di colpa rispetto alle accuse di Renzi, che addebita a Bankitalia la responsabilità delle crisi bancarie. E intende andare all'attacco quando verrà ascoltato dalla commissione parlamentare d'inchiesta. Tant'è, che è corso a depositare migliaia di documenti riservati nelle mani del presidente Pier Ferdinando Casini.

IL SENTIERO STRETTO
Gentiloni, insomma, si trova un cul-de-sac. Stretto tra Renzi e il Quirinale che, insieme al presidente della Bce Mario Draghi, da tempo aveva dato il via libera alla riconferma del governatore. E obbligato a tenere conto delle regole e del galateo istituzionale. La rinuncia a Visco creerebbe un precedente: «l'intromissione» della politica (con la mozione parlamentare del Pd) nel processo decisionale per la nomina del governatore. La legge, infatti, assegna al governo e al Quirinale il compito di scegliere l'inquilino di palazzo Koch. Da qui i numerosi richiami di Gentiloni in difesa dell'«autonomia» di Bankitalia. Aspetto che sta a cuore anche ai mercati e alle istituzioni finanziarie europee.

Dall'altra parte, però, il premier deve fare i conti con il problema di un Parlamento in stragrande maggioranza schierato contro Visco. E sta cercando il modo di uscirne nel modo migliore possibile. «La posta in palio non è solo l'autonomia di Bankitalia», sostiene il deputato dem Michele Anzaldi, grande amico sia di Renzi che di Gentiloni, «c'è anche un problema di consenso nel Paese. Se Paolo confermasse Visco, diventerebbe l'uomo delle banche e dell'establishment. Matteo, nel frattempo, ha comunque ottenuto il risultato che voleva: è tornato il rottamatore, il discolaccio che dice ciò che tutti pensano e piace alla gente». La prova: secondo alcuni sondaggi riservati, l'assalto a Bankitalia accompagnato dal grido «sto con i risparmiatori, non con i banchieri e i salotti buoni», ha fruttato al segretario del Pd uno scatto del 2%. Utilissimo a poco più di quattro mesi dalle elezioni.

LA VIA D'USCITA
A palazzo Chigi il riserbo è massimo. Si continua a lavorare per un ripensamento in extremis di Visco. Ma vista la resistenza del governatore, avanza l'ipotesi di proporre a Sergio Mattarella una rosa di tre nomi: quello di Visco, appunto, più Salvatore Rossi e Fabio Panetta, rispettivamente direttore generale e vice dg di Bankitalia. Sarà poi il capo dello Stato a scegliere. «E se Visco resta in campo», dice una fonte ben informata, «probabilmente sarà lui a restare a palazzo Koch. Anche perché una soluzione diversa sarebbe interpretata come una sconfitta di Mattarella e di Draghi, che non ha mai smentito il proprio sostegno al governatore uscente. Anzi».

C'è da aggiungere che Renzi, dopo le forti tensioni e i contrasti della settimana, ha telefonato a Gentiloni. Da qui poi le parole ad Avvenire: «Paolo ha la mia stima, il mio rispetto e la mia amicizia». E l'invito a salire sul treno con cui sta girando l'Italia: «La pace scoppierà sabato, quando lo porteremo alla conferenza programmatica di Napoli e lo riempiremo di baci». Attenzione: sabato è il previsto day-after della scelta del premier su Bankitalia.
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