Ormai è una questione di ore: dopo due mesi e mezzo di vertici, tavoli, incontri, frenate e accelerazioni, la Lega e i Cinque Stelle sono a un passo dalla formazione del governo.
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Dopo Matteo Salvini, anche Luigi Di Maio, con una battuta oggi certifica il suo «passo indietro». Ora la caccia è quindi a un «terzo uomo», a un esponente «di area Cinque Stelle», come sottolinea il numero due del Carroccio, Lorenzo Fontana, ma anche, «una figura che vada bene a entrambi, con una esperienza professionale incontestabile e che condivida e abbia contribuito alla stesura del programma», aggiunge Salvini. La girandola dei nomi è sempre quella, dai due professori Conte e Roventini, agli esponenti pentastellati Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Nel frattempo, tuttavia continuano le scintille sui nodi ancora aperti, cioè i rapporti interni al centrodestra e le ultime divergenze sul programma tra Lega e M5s, soprattutto su Ilva e Tav. E puntuale arriva l'avvertimento di Salvini: «Sono fiducioso: abbiamo già fatto un lavoro che non è mai stato fatto nella storia della Repubblica italiana, ossia definire un programma punto per punto da rispettare mese per mese, e se poi qualcuno non rispetterà questo programma salta tutto». Luigi Di Maio, invece, vede roseo: «Questo sarà un governo inaspettato, ma è anche un governo votato dal popolo italiano e tutti se ne devono fare una ragione». Anche Lorenzo Fontana, numero due del Carroccio, vede il traguardo vicino. Il governo giallo-verde , ammette, «non starà simpatico a tanti in Europa», tuttavia ricorda che «una certa nomenklatura, dopo la vittoria di Trump e della Brexit, che non è più forte di tanti anni fa», e che quindi «sarebbe bello che questo governo almeno ci provi». Non è aria che Salvini possa fare marcia indietro e tornare all'ovile di Berlusconi.
Fontana, che di Salvini è il braccio destro, esclude ogni ripensamento dell'ultimo momento, così come richiesto ieri dal Cavaliere: «Sono ridotte a zero le possibilità che Salvini torni a casa, da Berlusconi», conferma a "L'intervista di Maria Latella" su Sky TG24. Nel frattempo, il partito azzurro continua a cannoneggiare l'esecutivo, prima ancora che veda la luce. Secondo l'ex Presidente del Senato, Renato Schifani, con il contratto M5s-Lega «l'Italia rischia di fare un passo indietro». «Sul piano delle politiche del lavoro, delle infrastrutture, e più in generale sul rilancio dell'economia del Mezzogiorno - incalza l'ex seconda carica dello Stato - l'intesa raggiunta tra grillini e leghisti apre scenari preoccupanti». Mentre per la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, sta per nascere «il governo dei 'nò, a trazione grillina.
ROBA DA MATTI...
Vogliono reddito e accoglienza per tutti al grido di STOP SALVINI. Io dico: STOP CLANDESTINI, tutta l'Africa in Italia non ci sta. Spero di potermi mettere presto al lavoro per cominciare a rimediare ai disastri del Pd sull'immigrazione.#andiamoagovernare pic.twitter.com/mbsSSoI82n
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 19 maggio 2018
"No" alla Tav, "no" all'Ilva, "no" a politiche differenziate e più incisive per il Mezzogiorno, 'nò a una chiara indicazione dei rapporti costi-benefici di ogni singola proposta programmatica del 'contrattò. Insomma siamo alla vigilia di una grande incognita che al momento destabilizza i mercati e fa storcere il naso ai nostri partner europei». Malgrado queste bordate, Salvini, dopo aver votato a un gazebo milanese, cerca di gettare acqua sul fuoco: «Con questo contratto conto di dare risposte non solo agli elettori della Lega ma anche di centrodestra». Berlusconi premier? «In democrazia decidono gli italiani», taglia corto.