Renzi: «Chi ha perso non può governare» E lancia la costituente con M5S e Lega Di Maio: «Ego smisurato»

Domenica 29 Aprile 2018
Renzi: «Chi ha perso non può governare» E lancia la costituente con M5S e Lega Di Maio: «Ego smisurato»
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«Siamo seri, chi ha perso le elezioni non può andare al governo, non possiamo far passare il messaggio che 4 marzo è stato uno scherzo». È quanto ha detto l'ex premier ed ex segretario del Pd, Matteo Renzi, a «Che tempo che fa», a proposito di un accordo con i cinque stelle per il governo. «Sette italiani su dieci hanno votato per M5s o per la Lega», ha ricordato.
 



«Incontrarsi con Di Maio sì, votare la fiducia a un governo con Di Maio no». E ancora: «O fanno il governo i populisti» Di Maio e Salvini «che hanno vinto o facciano loro una proposta di riforma costituzionale». «Dal 4 dicembre 2016 questo Paese è bloccato - ha aggiundo Renzi - su questo si poteva fare un governo insieme. Da quel momento l'Italia non è più in grado di avere un sistema efficace ed efficiente. Non era un referendum sui poteri di Renzi ma sul futuro dell'Italia. È un contrappasso dantesco. Salvini e Di Maio avrebbero avuto interesse a farsi un ballottaggio».

Un governo del Pd con M5s senza Di Maio premier? «Lo hanno escluso loro.
Ma no, questa storia di Di Maio premier a tutti i costi la pensa solo Di Maio: ha preso il 32%, è un bellissimo risultato ma l'aritmetica ha le sue regole. Il 32% non è il 51%. Ma venire a chiedere a chi hai accusato di tutti i mali e con cui non condividi l'idea del futuro di fare un governo...».


Ma l'idea è più complessa. Dare il via alla «terza Repubblica» con una legislatura costituente, che approvi una legge elettorale e una riforma costituzionale, magari sul modello semipresidenziale francese con ballottaggio. Attraverso un Governo del presidente che duri al massimo due anni. È la proposta con cui Matteo Renzi, al ritorno sulla scena pubblica dopo la sconfitta elettorale, prova a rilanciare il ruolo del Pd, per sbloccare l'impasse senza finire a fare «da badanti» a un governo con il Cinque stelle. «Fate voi la proposta», è il messaggio lanciato a Luigi Di Maio e Matteo Salvini: «Il Pd è pronto a sedersi al tavolo».

Sul fatto che la proposta potrebbe essere sostenuta dal Pd, non sembrano esserci fin d'ora molto dubbi. Già il 14 marzo Dario Franceschini proponeva un accordo costituente su legge elettorale e riforma monocamerale, e in giornata anche Carlo Calenda rilancia un «esecutivo istituzionale». E Maurizio Martina ha sempre affermato la «responsabilità» del Pd. A pochi giorni da una direzione del partito convocata per decidere se aprire a un governo con i Cinque stelle, l'ex segretario, che è ancora punto di riferimento della maggioranza del partito, mette una pietra tombale su ogni possibile intesa, sfidando Di Maio a un incontro in streaming che farebbe emergere l'impossibilità di un esecutivo insieme.

Lo fa con parole che fanno molto irritare i «governisti» del Pd, perché - osserva un dirigente che è sulla linea di Martina - evoca un eventuale accordo come frutto di «caminetti» che vogliono «spartirsi poltrone da sottosegretario e avere posti nel cda». Ma l'ex leader non sembra curarsene: se Martina vuol sedersi a fare un confronto in streaming con Di Maio faccia pure, è il senso del suo ragionamento, ma poi se ci fosse un governo i Cinque stelle avrebbero buon gioco - per dirne una - ad addossare al Pd il fallimento del reddito di cittadinanza. L'unico governo che i Dem potrebbero sostenere, afferma, è uno in cui M5s e Lega si facciano promotori di una stagione costituente, per tornare al voto «tra un anno o due».

Con quale governo? «La formula la deciderà il presidente della Repubblica» taglia corto Renzi. Quel che conta è che ci stiano i vincitori delle elezioni. E potrebbe convenirgli, ragiona l'ex premier: se M5s e Lega non riescono a fare un governo politico - afferma - rischiano di pagare con un calo in un eventuale voto anticipato il «teatrino» di questi cinquanta giorni. Il modello che Renzi ha in mente è già messo nero su bianco in Parlamento da due parlamentari a lui molto vicini: Stefano Ceccanti alla Camera e Tommaso Cerno al Senato. È un sistema semipresidenziale alla francese.

E, come conseguenza, una riforma elettorale a doppio turno di collegio, sul modello dei sindaci. Altro che fare un partito alla Macron: Renzi assicura di volergli copiare il sistema istituzionale. E rimescola con la sua mossa, dalla studio tv di Fabio Fazio, le carte innanzitutto nel dibattito interno al Pd. Adesso, ammettono dalle altre aree del partito, si dovrà valutare se rivedere il contenuto stesso della direzione. Ma si aspettano innanzitutto le reazioni di Salvini e Di Maio. Domani, sono convinti i renziani, potrebbe aprirsi una partita tutta nuova.

«Il Pd non riesce a liberarsi di Renzi nonostante l'abbia trascinato al suo minimo storico prendendo una batosta clamorosa. Altro che discussione interna al Pd. Oggi abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato», scrive a tarda sera il capo politico M5S Luigi Di Maio in un post su facebook. E Di Maio aggiunge: «Noi ce l'abbiamo messa tutta per fare un Governo nell'interesse degli italiani. Il pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno».

Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA