Primo maggio, i sindacati a Prato chiedono più sicurezza sul lavoro: «Basta morti»

Martedì 1 Maggio 2018
Primo maggio, i sindacati a Prato chiedono più sicurezza sul lavoro: «Basta morti»
Vite spezzate sul lavoro. Tragedie che non devono ripetersi. Cgil, Cisl e Uil dedicano il primo maggio, la festa dei lavoratori, alla salute e sicurezza dicendo «basta morti» nelle fabbriche, nei cantieri, nei porti e nei campi. Una «strage continua» e «inaccettabile». Dal corteo e dal palco del primo maggio a Prato, i segretari generali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo chiamano tutti alla responsabilità - anche sul fronte politico e della formazione del nuovo governo - indicano l'urgenza di aumentare gli investimenti e la prevenzione, di rafforzare i controlli ma anche le sanzioni per fermare la catena di infortuni e le nuove forme di «schiavitù».

«La crescita del lavoro e la sua qualità restano necessariamente centrali per ogni strategia di governo. Il lavoro è la priorità, avvertita dalla stragrande maggioranza dei nostri concittadini», ha sottolineato il presidente Sergio Mattarella parlando al Quirinale. «La disoccupazione dei giovani è ancora troppo elevata, e al sud la mancanza di lavoro ha proporzioni inaccettabili». Ed anche l'occupazione femminile «resta sensibilmente inferiore rispetto alla media dei Paesi Ue», ha ricordato ancora il presidente della Repubblica.

Un messaggio, in occasione del Primo maggio, arriva anche da Papa Francesco: «Celebriamo San Giuseppe lavoratore ricordandoci sempre che il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità della persona».

Qualità del lavoro e dignità che più volte richiamano i sindacati. Solo nei primi tre mesi di quest'anno si contano 212 casi mortali denunciati all'Inail. «Tredicimila morti sul lavoro negli ultimi dieci anni sono il tributo che abbiamo pagato e che non vogliamo pagare più», duce Furlan dal palco, lanciando «un appello forte» alle imprese e alle istituzioni. «Abbiamo bisogno di una strategia nazionale sulla sicurezza per costruire un Paese migliore», rimarca Camusso. Ci sono «troppi morti sul lavoro per il profitto. Dobbiamo fare in modo che questo cambi, altrimenti ne avremo altri sulla coscienza», dice Barbagallo.

«In questo momento delicato, essere qui, come a Prato, vuol dire riaffermare la centralità del lavoro, davanti alle nuove tutele, ai nuovi diritti, al lavoro sottopagato». Lo ha detto il segretario reggente del Partito democratico, Maurizio Martina, dietro il palco del Concertone del Primo Maggio a Roma. «Bisogna provare a ragionare, in questa giornata così importante, su un tema fondamentale. La direzione del Pd? Ci lavoreremo nelle prossime ore, in questo momento la nostra riflessione è concentrata sul lavoro», ha concluso.

Una intera piazza del centro di Roma riempita di oltre mille sagome umane di colore bianco, per ricordare le morti sul lavoro, «un fenomeno che continua silenziosamente nel suo orribile cammino. Nel 2017 sono stati
1029 i decessi sul posto di lavoro. Un fenomeno in crescita, confermato dai dati del primo trimestre del 2018: 22 vittime in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno». È questo il tema scelto dal sindacato Ugl, in occasione della Festa del primo maggio, con l'iniziativa «Lavorare per vivere», che si è tenuta in Piazza San Silvestro a Roma.






«Con questa installazione l'Ugl vuole ribadire il concetto che bisogna lavorare per vivere. Le norme sulla sicurezza
rappresentano una condizione necessaria ma, a quanto pare, non sufficiente», ha detto Paolo Capone, segretario generale Ugl. «Il primo maggio è un giorno di festa per tutti i lavoratori e per questo motivo è indispensabile compiere una riflessione per commemorare chi ha perso la vita sul lavoro». Purtroppo, ha aggiunto «le morti bianche fanno tristemente parte della cronaca e delle tragedie quotidiane, e i 1029 decessi del 2017 confermano l'andamento di un fenomeno in aumento. Dobbiamo volere un'Italia che sia migliore, condizioni di lavoro più sicure, più civili e più rispettose dei bisogni e dei diritti dei lavoratori. È evidente che ci sono delle gravi lacune nel nostro istema: le leggi dovrebbero essere rispettate da tutti i datori di lavoro, cui spetta il dovere di indirizzare i propri dipendenti ad operare con professionalità e in sicurezza. Per questo, invito le Istituzioni a studiare una strategia concreta che imponga obblighi, anche attraverso strumenti sanzionatori più severi, al fine di invogliare tutti gli interessati ad agire con maggiore buon senso», ha concluso Capone.

 
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