Pd: «No ai grillini». Ma è caos. Ipotesi congresso anticipato

Sabato 7 Aprile 2018 di Nino Bertoloni Meli
Pd: «No ai grillini». Ma è caos. Ipotesi congresso anticipato
Quel comunicato lo hanno atteso tutta la sera, la notte e la mattina presto. Era stato annunciato come imminente nel tardo pomeriggio, ma Maurizio Martina ha atteso quasi 24 ore per dire alla fine quel che tutto il Pd attendeva: «Non ci sono le condizioni per una intesa con i Cinquestelle, ogni confronto è impossibile». E' stato un altro tassello, l'ultimo in ordine di tempo, che ha allontanato, fatto scemare, naufragare probabilmente, le possibilità di riuscita dell'operazione Martina segretario alla prossima assemblea dem del 21.

LE POSIZIONI
Al caminetto nello studio Marcucci, vera cabina di regia del Pd attuale (presenti tutti i renziani che contano, i semi renziani, effettivi e aggiunti, tutti tranne Martina, e che tornerà a riunirsi nello stesso format la prossima settimana), il tema è stato a lungo dibattuto, e le posizioni sono risultate inaspettate, trasversali, sorprendenti quasi. Contrari a trasformare il reggente Martina in segretario si sono pronunciati i pasdaran del renzismo, mentre a suonare la carica per una soluzione dirompente, nuova e anche di battaglia si è pronunciato Graziano Delrio, che passa per colomba dialogante. «La situazione politica è seria, andiamo incontro a svolte politiche stringenti, non possiamo affrontare il tutto con soluzioni di basso profilo e non all'altezza». Conclusione del ministro delle Infrastrutture: «Meglio il congresso anticipato che elegga un segretario vero, legittimato dal voto».

Paradossalmente, è stato Renzi a mostrarsi il più favorevole all'ipotesi Martina segretario subito, con la motivazione che non è il momento di spaccare il partito. All'assemblea i renziani potrebbero tranquillamente imporre un loro nome, sbandierano di avere dalla propria almeno il 59% della platea (che fu eletta all'epoca delle primarie vinte da Renzi con il 70%), ma la parola d'ordine è evitare lacerazioni e spaccature. In materia, che nel Pd non manca mai, si segnalano punzecchiature tra Orlando e renziani. Il primo: «Renzi pensa che la sconfitta non sia colpa sua ma dei cambiamenti climatici? Lo dica e ritiri le dimissioni, ma non continui a contrastare Martina come leader ombra». Poi il Guardasigilli propone «una profonda svolta a sinistra», subito ripreso dal collega di governo Calenda: «Mi sembrano frasi vuote, ma forse c'è un significato profondo che non colgo».

Con queste premesse, all'assemblea del 21 non si eleggerà un nuovo segretario ma verrà indetto il congresso da tenersi verosimilmente in autunno. I pretendenti già annusano l'aria e scaldano i motori. C'è Matteo Richetti che oggi organizza una convention a Roma alla quale hanno annunciato presenza parecchi renziani e non. Si fa sentire con un comunicato di strategia Nicola Zingaretti, che indica nella sua compagine laziale appena varata «la più grande giunta di centrosinistra d'Italia», nonché «un'indicazione nazionale di un centrosinistra vincente». Nella Capitale c'è poi l'altro appuntamento dei giovani del Pd, con presenze della sinistra dem, e il reggente Martina, per non scontentare nessuno, farà la spola tra le due convention.

GLI SCHIERAMENTI
Primarie Richetti-Zingaretti, allora? Non sicuramente, anzi. I renziani, e questa volta non solo i cosiddetti pasdaran, non puntano su Richetti, hanno in mente un altro nome, un candidato forte: Graziano Delrio. Ma lui ha già detto che non intende correre per motivi personali? «Lo convinceremo, se ne deve fare una ragione». Sul piano politico, Renzi ha fatto il punto con i suoi: ha delineato un M5S e un Di Maio in difficoltà, al punto che «ha dovuto ritirare la pregiudiziale contro di me». La conclusione dell'ex leader, che però non intende tornare nell'anonimato, è che la strategia dell'arrocco difensivo si è mostrata vincente e in grado di creare difficoltà agli altri. Scartata infine l'ipotesi di chiudere il Pd e di costruire un qualcosa d'altro sul modello Macron: la «provocazione» lanciata da Gozi è stata respinta da Piero Fassino («dobbiamo rinnovare il Pse, non escluderci da esso») e dalla stessa renziana Morani («il Pse va rinnovato, ma ci restiamo con l'obiettivo di essere il più grande partito riformista europeo»).

 
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