Pd, la rivolta dei big contro Renzi

Lunedì 30 Aprile 2018
Pd, la rivolta dei big contro Renzi
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Si riaccende lo scontro nel Pd. Il segretario reggente Maurizio Martina si ribella a Matteo Renzi che in tv ha bocciato ogni ipotesi di un governo con i 5 stelle e proposto un esecutivo di tutti per fare le riforme e tornare poi al voto. Anche Dario Franceschini e Andrea Orlando attaccano l'ex segretario: Renzi signornò, è ora di fare chiarezza. «Dimissioni? No, assolutamente. Il tema è un altro», precisa tuttavia, interpellato al telefono dall'Ansa, Martina. Renzi in serata replica su Twitter: ho il diritto-dovere di illustrare le mie scelte.
 
«Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l'estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società», ha detto Martina, il giorno dopo l'intervista di Renzi a Che tempo che fa su Rai 1. «Servirà una discussione franca e senza equivoci perché è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema», aggiunge.

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L'ex segretario dem ieri ha chiuso la porta all'intesa con i 5 stelle e ha proposto un governo di larghe intese per fare le riforme e tornare poi al voto: «Incontrarsi con Di Maio si può, votare la fiducia a un governo Di Maio no», ha detto Renzi, scatenando anche la protesta della minoranza Dem: «È fermo al 4 dicembre del 2016 - ha detto Boccia -. Facciamo decidere al partito, altrimenti i deputati sembrano soldatini».

 



«In queste ore - ha affermato ancora Martina - stiamo vivendo una situazione politica generale di estrema delicatezza. Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione Nazionale di giovedì che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione. Servirà una discussione franca e senza equivoci perché è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema».

«Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave - aggiunge - nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l'estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società; si smarrisce l'impegno per il cambiamento e non si aiuta il Paese. Per questo continuo a pensare che il Pd abbia innanzitutto bisogno di una vera ripartenza su basi nuove», conclude Martina. 

«È arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più». Lo scrive su Twitter Dario Franceschini.

 
«Ha ragione Martina, non si può tenere un partito in queste condizioni se si ha a cuore il suo destino». Lo scrive su Facebook il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Renzi e Martina in ticket - scrive Orlando - hanno vinto il Congresso. Poi, su quella linea, il Pd ha perso le elezioni. Renzi si è dimesso. Ci è stato detto che, data la situazione istituzionale, non si poteva fare un Congresso. Abbiamo dato comunque la nostra disponibilità ad accettare la reggenza di Martina, ma dal giorno dopo è stato evidente che le difficoltà maggiori nello svolgimento del suo ruolo sono venute proprio da una parte di coloro che lo avevano indicato».

«L'Assemblea Nazionale che avrebbe potuto fare chiarezza - prosegue il Guardasigilli - è stata rinviata per decisione della maggioranza. Conclusione: le urne si avvicinano, non c'è una linea né condivisa né maggioritaria, non si capisce chi dirige il partito. Nessuna discussione è stata fatta sulle cause della sconfitta che, peraltro, viene costantemente evocata. È ragionevole pensare che senza una correzione ci ripresenteremo agli elettori con gli stessi limiti del 4 marzo. Ha ragione Martina, non si può tenere un partito in queste condizioni se si ha a cuore il suo destino», conclude Orlando. 

«Sono stato eletto in un collegio. Ho il dovere, non solo il diritto, di illustrare le mie scelte agli elettori. Rispetto chi nel Pd vuole andare a governare con #M5S, ma credo sarebbe un grave errore. E qui spiego perché», è stata la replica di Renzi su Twitter.

 

«Invito tutti alla calma, ad abbassare i toni. È un dibattito, il nostro, in cui ci sono opinioni note, anche giudizi diversi sui passaggi che sono di fronte al Paese. Ma dobbiamo, anche attraverso un dibattito serio e non reticente ma che sia teso alla coesione della nostra comunità, lavorare insieme, anche in queste ore. Giovedì ci confronteremo come si confronta un partito come il nostro, ma adesso, per favore, proviamo ad abbassare i toni». Così Lorenzo Guerini, coordinatore del Pd.

«Dalla direzione Pd di giovedì è indispensabile che si esca con un chiarimento che consenta a Martina di guidare il partito con autorevolezza in una fase così cruciale per il Paese. Nessun partito ha vita lunga con due strategie concorrenti e due centri di direzione». Lo ha dichiarato Piero Fassino.

«Non si può non essere accanto al Pd, a Maurizio Martina, ai singoli militanti del partito che fanno da sempre il loro dovere dentro una comunità pensante che mai nella sua storia è stata malmenata nella sua regola più importante, quella della collegialità delle decisioni», scrive Michele Emiliano su Facebook. «Nell'impropria intervista televisiva di ieri abbiamo avuto la rivendicazione cocciuta e infantile di un programma di governo e di una coalizione verdiniana, sconfitti ripetutamente dal referendum del 4 dicembre e dalle elezioni del 4 di marzo. Per ben due volte a distanza di pochi mesi il segretario-premier del Pd si è dovuto dimettere da tutto. Ciononostante insiste nel voler riproporre il suo ruolo di leader formale o di fatto senza prendere atto del giudizio degli elettori», sottolinea. 

«Bunkerizzare quel che rimane del Pd - prosegue Emiliano - è triste e anche inutile, perché non serve neppure difendere ciò che di buono il Pd ed il suo leader sono comunque riusciti a fare nella scorsa legislatura. Aprire una discussione franca col M5S per salvaguardare i nostri punti di vista politici e le nostre conquiste, sia pure negoziandoli col partito di maggioranza relativa partendo dai programmi di quest'ultimo, serve al Pd ed è utile all'Italia». «La Direzione del 3 maggio sarà dunque decisiva e per questo nessuno deve mancare, anche solo per difendere la memoria di un leader che, comunque sia andata a finire, abbiamo tutti rispettato nelle sue prerogative, anche quando non eravamo per nulla d'accordo con le sue azioni politiche». «Chiediamo rispetto delle regole e di tutti gli iscritti. E senso del limite nel ritenere che un io un tempo carismatico possa essere in permanenza l'equivalente di una comunità democratica che decide secondo il proprio statuto», conclude Emiliano.
 

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 07:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA