Pd, in corsa Zingaretti E si apre la grana Lazio

Sabato 10 Marzo 2018 di Simone Canettieri
Pd, in corsa Zingaretti E si apre la grana Lazio
Meglio andare al mare. Stretto tra il rebus nella riconfermata Regione Lazio e la rumorosa Opa lanciata sul Nazareno, Nicola Zingaretti ha deciso di staccare due giorni, per concedersi un week-end in Toscana con la moglie. Ad attenderlo, lunedì, ci saranno una serie di grane niente male. Innanzitutto, deve iniziare subito a mettere insieme i pezzi della sua vittoria che non gli permettono comunque di avere la maggioranza in consiglio regionale (26 a 25 per le opposizioni).

APPUNTAMENTI
Una navigazione che si preannuncia complicata fin dai primi appuntamenti. Il primo fra due settimane quando, una volta scelta la giunta con Leu che reclama già la vicepresidenza, dovrà trovare una sintesi sul nuovo presidente dell'Aula. Una figura che, numeri alla mano, potrebbe essere espressione della minoranza per colpa appunto dell'anatra zoppa, uscita dalle urne. Il M5S, capitanato da Roberta Lombardi, è pronto «a valutare possibili intese sui temi» ma non ci saranno fughe in avanti visto il quadro nazionale ancora poco chiaro. Più libero, il civico Sergio Pirozzi che sembra disponibile al dialogo «ma sempre su azioni concrete». Il centrodestra, invece, al momento non ne vuol sapere di aprire un canale di collaborazione. Anzi, Stefano Parisi va subito all'attacco: «Zingaretti dice di essere pronto a correre per fare il segretario Pd. Dice addirittura che se non dovesse avere la maggioranza per governare in Regione non sarebbe attaccato alla poltrona e si sentirebbe più libero. E questo a meno di una settimana dal voto, dunque da parte nostra nessun aiuto. Sta usando il Lazio come laboratorio».

E qui si innesca la seconda dinamica, che guarda molto alla prima. Il riconfermato governatore, in un'intervista a Repubblica, ha sparigliato le carte dicendo fondamentalmente due cose. La prima è che «è pronto ad esserci anche alle primarie» mettendosi a capo di un'area ampia di centrosinistra, oltre il campo del Pd, da «rigenerare»; la seconda è che «fisserò quattro punti: rifiuti, sanità, fiscalità e sviluppo economico. Se ci stanno, bene altrimenti non sono attaccato alla poltrona. Arriverei più libero al congresso del Pd». Mani avanti in vista del trasloco? In molti nell'entourage di Zingaretti non danno per scontato che la consiliatura, visti i fattori interni ed esterni, duri i canonici cinque anni.
Al contrario sussurrano: «Si apre una fase nuova, dopo quella tecnica del primo mandato, ora iniziamo a fare politica». Ecco perché non è escluso un vicepresidente molto politico (che potrebbe essere un ex parlamentare dem).

AUTOCANDIDATURA
L' «auto-candidatura», come sottolinea caustico il presidente del Pd Matteo Orfini, del presidente della Regione piomba in un Pd in piena fase di ristrutturazione, con il patto dei grandi vecchi che sperano di portare al Nazareno Carlo Calenda. Se l'ex segretario Matteo Renzi posta su Instagram la foto di una racchetta in un campo da tennis («ricominciamo dai fondamentali») per far capire che ormai è fuori dai giochi, chi rimane in prima linea al Nazareno cerca di provare a ripartire. Lunedì ci sarà la direzione, con il contestuale passaggio di consegne al vice segretario Maurizio Martina, fra un mese dovrebbe essere convocata l'assemblea nazionale. E qui si apre un altro scontro: l'assise dem è pronta a eleggere come segretario di transizione Graziano Delrio. Ma fino a quando?

La minoranza, che con Orlando si spella le mani dagli applausi per la mossa di Zingaretti, spera in un orizzonte ristretto. Per arrivare così alle primarie l'anno prossimo, il tempo giusto per calare la carta del governatore. L'attuale maggioranza, invece, punta al 2021, sapendo che in caso di primarie prima di allora Calenda potrebbe sbaragliare la concorrenza grazie al voto popolare. Di sicuro la novità Zingaretti che fa il paio con il protagonismo di queste ore di un altro presidente, Sergio Chiamparino, del Piemonte lascia più che gelido il mondo renziano. Nessuno commenta, eccetto il sindaco di Firenze Dario Nardella cauto ma non critico. Anzi, a microfoni spenti sono in molti a giudicare «incredibile» l'uscita del neo eletto governatore che «minaccia di dimettersi dopo 4 giorni e usa il Pd per dinamiche interne con il risultato di resuscitare i Pippo Civati e i Paolo Cento». Il clima è questo e siamo a solo all'inizio.
 
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