Via libera del cdm al decreto: mezzi ai libici per i pattugliamenti ma senza intesa con tribù e Haftar

Lunedì 2 Luglio 2018 di Cristiana Mangani
Via libera del cdm al decreto: mezzi ai libici per i pattugliamenti ma senza intesa con tribù e Haftar
Motovedette, addestramento e formazione: il piano Salvini comincia da dove lo aveva lasciato il suo predecessore. E ieri, in una bozza di decreto che è stata analizzata anche in pre-consiglio dei ministri, il Governo ha stabilito di inviare alle autorità libiche 12 mezzi e due unità navali della Guardia di finanza, di 27 metri, classe Corrubia. L'obiettivo è di aiutare la Guardia costiera libica a pattugliare il mare davanti alle coste, e tentare così di blindare le frontiere a sud. Le conseguenze di un piano che avrà tempi di attuazione lunghi e che dovrà fare i conti con una realtà locale non tutta favorevole al nostro paese, devono fare i conti, però, con i disastri che si stanno verificando a livello umanitario. Altri 114 migranti risultano dispersi, una nuova tragedia rispetto a quella dei 63 di un paio di giorni fa, segnalati dallo Unhcr al largo di Zuara. «Si tratta di due imbarcazioni differenti - spiegano all'Alto commissariato - Sappiamo che questa è salpata da Garabulli un paio di giorni fa ed è affondata».

LE MILIZIE
Garabulli, Zuara, tutte località che Tripoli non controlla, dove i trafficanti di esseri umani fanno patti con le autorità locali. Ed è questa la vera difficoltà del piano di Salvini: non basta trattare con il presidente Fayez al Serraj per bloccare le partenze. Perché negli incontri avvenuti in passato al Viminale con i sindaci e i capi tribù, è stato messo sul tavolo un impegno europeo ad attuare una serie di progetti e di rivalutazioni del territorio che ora stentano a partire. È il denaro chequella parte di Libia si aspetta di ricevere al più presto. Altrimenti, continueranno a viaggiare i barconi di disperati e ad aumentare le morti in mare. Senza contare che c'è da valutare la posizione dell'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, con il quale il ministro non sembra aver messo in cantiere alcun incontro.
Proprio per dare una scossa al processo e velocizzare i tempi di attuazione, ieri a Tripoli si è riunita la Commissione italo-libica contro l'immigrazione illegale e ha dato ufficialmente il via all'attuazione del piano, sotto la direzione dell'ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Perrone. Queste le linee guida: rafforzamento delle capacità libiche nei salvataggi e monitoraggio delle frontiere sud, accelerazione di rimpatri e ricollocamenti e miglioramento dei centri. Nel frattempo, il governo italiano cederà le 12 motovedette e interverrà anche sul piano dell'addestramento del personale libico con uno stanziamento per il 2018 pari a 2 milioni 520 mila euro. Il provvedimento mira a incrementare - si legge nell'articolato - la capacità operativa della Guardia costiera del ministero della Difesa di Tripoli e degli organi per la sicurezza costiera «per le attività di contrasto all'immigrazione illegale e alla tratta di esseri umani, ma anche per quelle di soccorso in mare». La cessione delle motovedette dovrebbe essere autorizzata d'intesa con le competenti autorità libiche.

GLI STANZIAMENTI
Quanto alle risorse, «per il ripristino in efficienza, l'adeguamento strutturale e il trasferimento» sono autorizzati, per il 2018, 695 mila euro di spesa in favore del ministero delle Infrastrutture, mentre per le due unità navali da cedere alla Guardia di finanza la spesa ammonta a 455 mila euro in favore del ministero dell'Economia.
Nel decreto c'è poi l'aspetto che riguarda la formazione del personale libico. E a questo proposito, la spesa autorizzata è di 800 mila euro per il Ministero che fa capo a Toninelli e di 570 mila euro per il dicastero retto da Tria. Le risorse, infine, saranno reperite attingendo ai Fondi di riserva e speciali. Le motovedette saranno più piccole di quelle che dovevano essere inviate inizialmente: in vetroresina con un'autonomia di 200 miglia e una velocità massima di 35 nodi. L'addestramento del personale dovrebbe avvenire nella base di Abu Sittah dove è ormeggiata la nave-officina italiana Caprera.
Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA