Migranti, Conte prende in mano il timone: «Via i fondi ai Paesi che rifiutano»

Lunedì 16 Luglio 2018 di Alberto Gentili
Migranti, Conte prende in mano il timone: «Via i fondi ai Paesi che rifiutano»
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ROMA C'è «grande soddisfazione» a palazzo Chigi. E non solo perché dopo Francia e Malta, anche Germania, Spagna e Portogallo si sono aggiunte agli «Stati volenterosi» che si prenderanno parte dei 450 immigrati ancora a bordo delle navi Protector e Monte Sperone, «in nome della solidarietà e della condivisione europea dell'emergenza-migranti». Il premier festeggia anche perché è riuscito, dopo la martellante campagna solitaria di Matteo Salvini, a prendere in mano la regia del dossier-migranti. In un approccio «finalmente istituzionale», dice un fonte di alto rango che segue il dossier, «che sicuramente rasserenerà il Quirinale, dopo i contrasti tra ministri sulla nave Diciotti».
Conte, per la gioia di Luigi Di Maio allarmato dal protagonismo dell'alleato leghista, è infatti riuscito a compiere una sintesi tra l'approccio muscolare di Salvini e la linea istituzionale del responsabile degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.
«La gestione è diventata genuinamente corale», dice un ministro competente, «e nel coro c'è naturalmente anche Salvini. Va detto per onestà: senza la sua offensiva, la lettera inviata sabato a Bruxelles e alle 27 cancellerie europee, con ogni probabilità non avrebbe sortito alcun risultato. Non avremmo visto Merkel, Macron, Sanchez, Muscat, Costa rispondere positivamente al nostro appello. Insomma, funziona la miscela tra approccio istituzionale e faccia feroce di Salvini. Non avrebbe invece funzionato da sola la strategia d'attacco del ministro leghista: andando avanti soltanto a spallate, le porte europee sarebbero state sbarrate e avremmo finito per romperci la spalla...». E il ministro degli Interni sembra pensarla allo stesso modo: fa i complimenti a Conte ed elogia «l'ottimo lavoro di squadra».

I PASSI SUCCESSIVI
Stabilito il metodo d'azione, assicurata la collegialità sotto la regia del premier (non è casuale la sottolineatura che è stato lui, e non Salvini, a decidere ieri lo sbarco di donne e bambini), il governo è determinato ad andare avanti «con la massima fermezza». Traduzione: «Nessun migrante sbarcherà nei porti italiani senza una redistribuzione preventiva» che «deve diventare strutturale». E dovranno essere «realizzati gli altri impegni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno»: il potenziamento dei controlli alle frontiere esterne con mezzi e fondi europei, la creazione di campi nei Paesi africani di partenza e di transito dei migranti, il finanziamento della Libia per «accrescere il contrasto ai trafficanti di esseri umani».
In più, come ha anticipato nella lettera ai partner, Conte chiederà alla prossima riunione del Comitato competente sulle missioni militari - prevista tra fine agosto e inizio settembre - di «modificare le regole della missione Sophia», archiviando del tutto il modello-Triton che impone di sbarcare tutti i migranti in Italia. E «rendendo pienamente operativo l'approccio di Themis, che prevede gli sbarchi nel porto più vicino al luogo di soccorso». Inoltre, in ottobre, l'Italia organizzerà una conferenza internazionale sull'immigrazione aperta ai Paesi africani e agli Stati Uniti. «Di questo Conte parlerà con Trump il 30 luglio in occasione dell'incontro alla Casa Bianca», anticipano a palazzo Chigi.

Nel governo non c'è sorpresa per i no piovuti dai Paesi di Visegrad e dall'Austria a prendersi una quota di rifugiati. La guerra era già in atto: nel governo viene ricordato che «nella lettera Conte ha chiesto un taglio dei fondi europei per i Paesi che non si fanno carico della redistribuzione». E perciò nessuno si scaglia contro Salvini, che vanta buoni rapporti soprattutto con l'ungherese Victor Orban: «Erano rifiuti ampiamente previsti», dicono alla Farnesina, «il ministro leghista non è messo in difficoltà da questo epilogo scontato. Il nostro è un gioco di squadra dove c'è un solo interesse da difendere: quello dell'Italia».

«NO SCAMBI CON MERKEL»
Anche per questo, assicurano a palazzo Chigi, alla Merkel non è stato promesso - in cambio del beau geste di prendersi 50 immigrati - di risolverle la questione dei movimenti secondari: «Certo, la Cancelliera in patria forse dirà che prima o poi otterrà che noi ci riprendiamo gli immigrati registrati in Italia e fuggiti in Germania, ma non c'è stato alcuno scambio. Le abbiamo ripetuto che ci occuperemo dei movimenti secondari solo e soltanto quando sarà stato risolto il problema ben più grave dei movimenti primari: gli sbarchi sulle nostre coste».

 
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