Manovra, strappo a metà di Mdp. Ora è scontro con Pisapia

Mercoledì 4 Ottobre 2017 di Alberto Gentili
Bersani e Speranza (Ansa)

Da luglio, da quando nella manovrina Paolo Gentiloni inserì una rivisitazione dei voucher, articolo 1-Mdp è stato più fuori che dentro alla maggioranza. Adesso, complice lo sgarbo di Matteo Renzi sulla legge elettorale, Pier Luigi Bersani compie lo strappo definitivo. «In questo momento non mi sento nella maggioranza», mette a verbale il coordinatore Roberto Speranza al termine di una riunione con deputati e senatori bersaniani. E dopo pochi minuti Filippo Bubbico, viceministro all'Interno in quota Mdp, si dimette. Bye bye governo e maggioranza. «D'ora in poi valuteremo i singoli provvedimenti».

Mani libere, insomma. Per usare una formula da Prima Repubblica: appoggio esterno. Come regalo d'addio, per evitare di essere accusati di replicare pedissequamente i copioni scritti da Fausto Bertinotti, oggi i senatori di Mdp voteranno la nota di variazione dei saldi del Documento di economia e finanza (Def). Un sì che evita la crisi di governo («visto? Non facciamo come Fausto!») e lo scatto della clausola di salvaguardia che avrebbe portato l'Iva al 25%. Per quel voto, infatti, serve la maggioranza assoluta: 161. Quota irraggiungibile senza i 16 senatori di Mdp.

IL DISIMPEGNO
Il passo successivo, che rende palese (assieme alle dimissioni di Bubbico) la decisione di Bersani e D'Alema di sganciarsi dalla maggioranza, sarà scandire un ni: quando, sempre oggi, ci sarà da votare la relazione che accompagna il Def (per questa non è richiesta la maggioranza assoluta), i senatori di Mdp usciranno dall'Aula. Il copione verrà replicato in occasione della manovra economica. La speranza è che scatti il soccorso di Forza Italia. Già pronta l'accusa rivolta a Renzi: prove di inciucio con Berlusconi nel post-elezioni.

Gentiloni viene descritto «sorpreso e deluso». Ma non è preoccupato più di tanto. Per il premier «il governo va avanti» ed è convinto che Mdp alla fine darà una mano per il varo della manovra: «Il primo a non volere la crisi di governo è Bersani, altrimenti voterebbe no al Def», dicono a palazzo Chigi, «per l'approvazione della manovra invece si vedrà: ci sono tanti trucchetti per mandare avanti i provvedimenti senza votarli, ad esempio uscendo dall'Aula».

Ben diverse le reazioni a largo del Nazareno dove vengono definite «giochini da vecchia politica» le mosse di Mdp. Il braccio destro di Renzi, Matteo Richetti, e il presidente Matteo Orfini dichiarano:: «Noi votiamo il Def per continuare ad aumentare occupazione e crescita, Mdp vota no per rancore aumentando».

«E' propaganda, votiamo sì alla nota di aggiornamento del Def proprio per evitare l'aumento dell'Iva», replica il vicecapogruppo Federico Fornaro.

Reazioni di rito e propaganda a parte, Renzi si frega le mani. Sa che la scelta di Bersani allontana Mdp da Giuliano Pisapia. Il leader di Campo progressista, che ha incontrato lunedì Gentiloni saldando un asse fatto di «sintonia politica e umana simpatia», non apprezza la deriva a sinistra dei promessi alleati.

L'IRRITAZIONE DI PISAPIA
Così si fa più probabile il divorzio di Pisapia da Mdp: «Ormai è evidente che abbiamo prospettive diverse», dice uno dei suoi consiglieri, «loro puntano a un'operazione con Montanari, Falcone e Fratoianni. Noi invece vogliamo allargare il centrosinistra e non costruire una ridotta a sinistra».

La conferma della divaricazione arriva dalle parole di Bruno Tabacci, braccio destro di Pisapia in Campo progressista: «Mdp sta sbagliando, ha una linea poco chiara, confusa». E dalla dichiarazione di Dario Stefàno: «Sono in disaccordo con Mdp e con me altri 5 senatori voteranno il Def». Insomma, i fuoriusciti del Pd si spaccano.
Pisapia considera poi strumentale la decisione di Bersani di bocciare «preventivamente» la manovra. L'intesa tra i due era di attendere le parole di Pier Carlo Padoan. E il ministro dell'Economia ieri ha parlato di «dialogo» e di «percorso comune» con Mdp. Inutile. Dopo la riunione con i gruppi parlamentari, Speranza emette la sentenza: «La relazione di Padoan è insufficiente».

Stefano Fassina e Nicola Fratoianni festeggiano: «Ora si può finalmente costruire una sinistra unita e alternativa al Pd».

Pisapia invece prova a riprendere Mdp per i capelli: «E' fondamentale che abbia deciso di votare sì al Def e prendo atto che Padoan ha dichiarato che un percorso è avviato. Confido che arrivino risposte nella legge di bilancio su salute e lotta alla povertà». Commento da palazzo Chigi: «Tagliare o meno i super-ticket non conta, Bersani rompe per ritorsione sulla legge elettorale».

Ultimo aggiornamento: 11:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA