Scontro sulle pensioni, Brambilla ai 5 Stelle: «Così salta il sistema»

Lunedì 17 Settembre 2018 di Diodato Pirone
Scontro sulle pensioni, Brambilla ai 5 Stelle: «Così salta il sistema»

Intorno alle 6 di pomeriggio di una afosa domenica di settembre Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono dati appuntamento. Uno su Facebook in diretta da Nola, l'altro dagli studi televisivi di Canale 5 hanno parlato alla stessa identica ora del pomeriggio dialogando a distanza sulla manovra, tirandosi apparentemente per la giacca l'un l'altro, ma ribadendo i contenuti portanti della prossima legge di bilancio.

Entrambi negano tensioni nel governo, tra i partiti di maggioranza e con il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ed entrambi garantiscono che quello che è stato sottoscritto nel contratto gialloverde si farà. Di Maio assicura quindi che il reddito di cittadinanza targato M5S sarà la prima misura della manovra 2019 e promuove la flat tax della Lega, ma «a condizione che non aiuti i ricchi».
Salvini sponsorizza la sua riduzione della pressione fiscale sulle partite Iva e appoggia il sostegno al reddito, ma mette anche lui i suoi paletti, perché l'assegno non deve essere «fatto per stare a casa e guardare la televisione».
Ad alzare più apertamente i toni della polemica è però Alberto Brambilla, esperto di previdenza vicino alla Lega che sta tirando i fili della riforma delle legge Fornero.

I RISCHI
Sulla pensione di cittadinanza da 780 euro con cui i Cinquestelle vorrebbero accompagnare il reddito, arriva una sonora bocciatura: «spacchiamo il sistema», afferma Brambilla, già contrario all'ipotesi di prelievo sulle pensioni d'oro.
Dal palco delle giornate del lavoro della Cgil, il consulente spiega invece quale potrebbe essere la soluzione per quota 100, cioè quella soglia data dalla somma dell'età anagrafica e da quella dei contributi per smettere di lavorare.
L'idea intorno alla quale Brambilla sta lavorando per governare in qualche modo l'aumento dei costi provocato dell'uscita dal lavoro a 62 anni con 38 di contributi potrebbe essere quella di una compensazione che pesi un po' anche sulle spalle delle aziende. «Potremmo - ha detto Brambilla - operare sul modello dei fondi di solidarietà e dei fondi esubero, come già accade con grande successo il settore del credito e delle assicurazioni». Questi meccanismi determinerebbero un piccolo aumento dei contributi sociali delle imprese.
Un altro tassello all'insieme delle misure e delle disponibilità finanziarie sarà posto probabilmente oggi o entro mercoledì in un nuovo incontro tra il premier Giuseppe Conte, i vicepremier e Tria. I tempi per il disegno della Nota di aggiornamento al Def, attesa per il 27 settembre, cominciano infatti a essere brevi e il governo deve capire quali potranno essere gli spazi finanziari in cui inserire gli interventi di politica economica. Dove insomma fissare l'asticella del deficit, se all'1,6-1,7% del Pil, alleggerendo il menu complessivo della manovra, o intorno al 2%, permettendosi quindi qualche misura in più.

La Lega punta molto anche sulla pace fiscale (che l'ooposizione chiama condono) che si vuole rendere il più ampia possibile. Ma se davvero si decidesse di coinvolgere nella pace fiscale le imprese che debbono al fisco fino a 1 milione di euro la platea che beneficerebbe dell'operazione si allargherebbe ad aziende non proprio piccolissime e non sempre in difficoltà. Il beneficio per le casse pubbliche inoltre sarebbe tutto da dimostrare perché se la Lega parla di 20 miliardi di incassi alcuni addetti ai lavori indicano in un massimo di 3-4 miliardi le maggiori entrate una tantum.
Un'operazione che la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, definisce senza mezzi termini un «condono di massa». La discussione sulla legge di bilancio, denuncia la Camusso, è «tutta improvvisata, fatta di slogan, annunci che si contraddicono». Per non parlare di quella sulle pensioni su, cui, afferma, si sparano «numeri al lotto».
 

Ultimo aggiornamento: 13:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA