M5S, l’investitura di Di Maio tra format tv e vecchi riti

Domenica 24 Settembre 2017 di Mario Ajello
M5S, l’investitura di Di Maio tra format tv e vecchi riti

dal nostro inviato 
RIMINI - E’ X Factor, è Sanremo, è Carramba che sorpresa ma la sorpresa già si sapeva. E questo rende il rito dell’incoronazione di Giggino - il grillino democristianeggiante - frettoloso e tristanzuolo. Ha qualcosa questa cerimonia di già abbondantemente visto in tivvù compreso il pubblico plaudente - da attivisti a portavoce a claque e viene esposto un fotomontaggio con Di Maio già seduto sulla poltrona di premier - ed è insieme qualcosa di arcaico. Un po’ il trionfo di Lorenzo Fragola o di altri campioni del talent (ecco che vengono sparate le luci psichedeliche sul palcoscenico di Rimini) e un po’ - se vogliamo giocare, se si vuol cogliere il lato grottesco del tutto - un’involontaria parodia di unzioni imparagonabili con questa se non nel loro aspetto anti-democratico. Quella di Carlo Magno? Quella di Napoleone? L’incoronazione di Carlo V imperatore da parte di Papa Clemente VII, il 24 febbraio 1530? 

LA CORONA
Ora Papa Beppe pone idealmente la corona pentastellata sul capo del prescelto (e gli trasmette il comando tramite una grande abbraccio e poi accarezzandogli la fronte) e il popolo si sente rassicurato da questa cerimonia e dal messaggio che Grillo sta inviando: fidatevi di me. Il notaio apre la busta dei risultati, un po’ di suspense musicale e.... Hanno votato alle primarie 37.442 persone (davvero poche) e “il primo classificato con 30.936 voti è Luigi Di Maio!!!”, grida Grillo.

Entra in scena il beniamino, musica, coriandoli, superluci, Giggino alza le braccia al cielo, saluta, stranamente non ha la cravatta naturaliter istituzionale ma il vestito nero da statista c’è, e l’ovvietà delle prime parole suona così: “La responsabilità che mi avete dato è grande e la svolgerò con disciplina e onore”. Poi traccerà la sua idea di Italia da costruire a Palazzo Chigi: “L’Italia né di destra né di sinistra. L’Italia del buonsenso”. Ovvero: meno leggi, meno burocrazia, più ambientalismo, più auto elettriche, la Smart nation, la competenza (“Faremo il governo dei competenti”) e così via. Mentre sventolano sul palco le bandiere tricolore. 

L’incoronato resta fedele all’esibizione dell’aplomb che è quella a cui deve, dall’inizio, la stima da parte di Grillo e Casaleggio. Che hanno visto in lui la persona giusta per fare di un partito pseudo-rivoluzionario una eventuale forza di governo. E per rendere, tramite il profilo di Giggino da everyman, da uomo qualunque senza curriculum, i grillini un partito che non incute paura e che può normalmente inserirsi nella normalità. Con le conseguenze che ciò può comportare: l’eterna continuità italiana.

Giggino è il primo a sapere che i voti ottenuti in queste primarie-farsa sono pochi e l’apoteosi è mancata. E per questo il suo primo proclama è rivolto a tranquillizzare, usando il tasto più semplice: “Noi siamo il movimento 5 stelle e non dobbiamo mai dimenticarlo”. Il popolo abbocca e grida l’urlo delle origini, del cui superamento Di Maio è l’incarnazione ma si cerca di non farlo vedere troppo: “Onestà, onestà, onestà”. E lui risponde invocando competenza. E l’unità della squadra pentastellata.

A metà pomeriggio, dietro al palco, si svolge infatti una scena che dice tutto. Ecco Giggino vestito da De Gaulle e l’oppositore Fico vestito da post-ragazzo dei centri sociali, che dopo il gelo riprendono a parlare. Ma è un monologo. Fico si accalora, scarica tutta la sua delusione sul moderatismo e l’arrivismo del rivale, a volte unisce le mani nel gesto della preghiera (come a dire “ti prego, non tradire ciò che siamo sempre stati”), altre volte gesticola rabbiosamente o sembra usare la mozione degli affetti (Roberto rimembri ancora quando eravamo amici a Napoli) e Giggino sembra ascoltarlo passivamente, con le mani in tasca, con il cervello già proiettato al compito che gli spetta: quello di accreditarsi subito nel sistema e non contro il sistema, di diventare (attribuisce grande importanza al viaggio a Washington che farà a dicembre) il volto affidabile di un’Italia diversa ma in fondo uguale.

L’ASCESA
Più di governo che di lotta è l’esordio dell’incoronato. E a chi ci ha parlato, ha detto: “Da ora in poi dovrò barcamenarmi”. Tra Casaleggio, Grillo, l’inesperienza e la vertigine da ragazzo di Pomigliano d’Arco proiettato come un razzo nella sfera delle élites in cui occorre essere bene attrezzati per non fare la parte del miracolato. “Vi assicuro”, dice nella notte: “Non riusciranno a schiacciarci sul cliché degli incapaci. Perché noi salveremo l’Italia!”. Anche se l’ascesa di Di Maio perfino un sostenitore dei grillini, Dario Fo, la giudicava “davvero inimmaginabile”.
Ma lui, partito dal niente e finito sulla seconda poltrona più alta di Montecitorio, l’ha saputa costruire attraverso una trama di rapporti con lobby, con la Chiesa, con gli imprenditori, con le diplomazie (“Ora andrà a trattare con l’imperatore del Giappone”, grida Grillo), sottoponendosi ad esami dopo esami e non brillando in nessuna occasione.

Nelle prime file, sotto il palco-altare-set, si sente ripetere intanto la litania del conformismo ma in salsa da sceneggiata napoletana: Giggino, io so’ parente a te.

Tutti dimaiani sono diventati. Ma anche convinti che “Luigi deve solo applicare il nostro programma. Lui o un altro, vanno bene tutti”. E così, in questa cerimonia di consegna dell’ambito premio, si celebra solennemente il passaggio dall’uno vale uno all’uno vale l’altro. Giggino ora si festeggia, e alle sue spalle sul palco c’è quella che lui chiama “la mia squadra” ed è il suo cerchio magico che sarà protagonista del post-grillismo. Fraccaro e Bonafede, Toninelli e la Castelli, l’influentissimo Buffagni (consigliere lombardo e tramite con il mondo imprenditoriale), Bugani l’alter ego di Casaleggio gli altri pretoriani. A fare da cornice a quello che Grillo descrive così: “Stiamo andando in una nuova dimensione e il nostro detonatore sarà Luigi Di Maio”. Si tratta di vedere, se esplode o implode.

Ultimo aggiornamento: 13:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA