M5S, i ribelli pronti al sit in anti-Grillo. E gli ex si riuniscono

Domenica 19 Marzo 2017 di Stefania Piras
M5S, i ribelli pronti al sit in anti-Grillo. E gli ex si riuniscono
ROMA Sarà un effetto domino, promettono da Genova gli attivisti che hanno votato in massa per Marika Cassimatis, la ormai ex candidata sindaco del M5S a cui Beppe Grillo ha deciso non concedere il simbolo.
L'effetto domino passa da azioni clamorose, come sit in a Sant'Ilario sotto casa del comico fino a progetti più lungimiranti come una lista civica che incoroni Paolo Putti, in corsa nel 2012 e uscito dal M5S per evidenti contrasti con la consigliera ligure Alice Salvatore, nonché amico di Cassimatis che aspetterà fino a domani per ottenere delle spiegazioni e i documenti (schermate? tweet? frasi?) a cui accenna Grillo, poi si rivolgeranno a un legale. Tra gli eretici c'è Cristiano Panzeri, già uscito l'altro ieri dal M5S. Anche lui aveva inviato segnalazioni al garante contro la lista avversaria ma «non sono state prese in considerazione. Anzi ci è stato risposto: nonostante tutto si farà una votazione online e saranno gli iscritti a decidere, comunque verificherò». Ma il caso Genova sta agitando anche i piani alti del M5S.

LE POSIZIONI
I responsabili enti locali che fanno capo a Luigi Di Maio alzano le mani: loro si occupano solo degli enti amministrati dal M5S. I delegati all'attivismo fanno finta di nulla. La senatrice Elena Fattori con cui si fa scudo Alice Salvatore rimprovera i genovesi: «Come si fa a non fidarsi di Beppe?». Il deputato campano Luigi Gallo invece è di parere opposto e considera l'annullamento del voto genovese un «precedente pericoloso». Alessandro Di Battista ha reagito male al caso salvo smentire qualsiasi fastidio: falso pensare che io sia contro Beppe. Lui, all'epoca del testa a testa tra Virginia Raggi, che preferiva, e Marcello De Vito propose una soluzione amicale con il chiaro intento di stemperare le tensioni: «Chi arriva secondo fa il vicesindaco».

Peccato che poi fece finta di niente e la proposta approvata in assemblea con un applauso finì nel dimenticatoio. Il deputato romano e Roberto Fico hanno la delega ai meetup, i laboratori politici attraverso i quali si accede al M5S e che sono disciplinati dal 2015, senza successo visto che ci saranno liste M5S alle amministrative solo in un terzo dei comuni che vanno al voto. Ecco perché i luogotenenti di Grillo non riescono a festeggiare la vittoria (apparecchiata dal blog) di Luca Pirondini, il tenore su cui aveva acceso il semaforo verde Alice Salvatore che ha proposto il metodo Genova e di cui ora un manipolo di attivisti chiede le dimissioni come principale responsabile politica di questa situazione sintetizzata così da un attivista storico: «Se il modo con cui fai le cose crea odio e divisioni e soprattutto non ti porta al risultato che volevi probabilmente non è il metodo giusto. Chi oggi divide gli attivisti sui territori creando fazioni, facendo litigare le persone va riportato sulla retta via».

IL BILANCIO
Ed ecco il bilancio del metodo Genova: una decina di consiglieri municipali usciti dal M5S , un intero meetup si è sciolto e gli attivisti stanno organizzando iniziative di protesta anche sotto casa di Grillo. Proprio come fece invano a Marina di Bibbona Massimo Artini, deputato ex M5S che ieri ha aperto il congresso fondativo di Alternativa libera, componente del gruppo misto che conta 5 parlamentari ex M5S ma che ha ambizioni più vaste. Oggi alla costituente politica che si svolge a Roma, al Testaccio, arriveranno Marco Bosi, il braccio destro di Federico Pizzarotti e Francesco Battistini, il consigliere ligure appena uscito dal M5S.
Ultimo aggiornamento: 18:11