La linea del rigore che intercetta la voglia di legalità

Giovedì 10 Agosto 2017 di Paolo Graldi
Speriamo soltanto che non diventi una guerra. Per intanto, si fa ovunque piuttosto brusco, anzi aspro, il rapporto tra cittadini, amministrazioni e ambulanti abusivi. Le spiagge arroventate rappresentano il teatro più vistoso dello sconto per chi dice basta, non se ne può più, di subire l’assalto di quelli che un tempo ormai lontano veniva chiamati i “vù cumprà”, dal verso gutturale che pronunciavano per stimolare gli acquisti. Negli anni l’esercito degli instancabili con fagotto è aumentato di molto pur senza suscitare particolari avversioni.

Ora il vento sembra cambiare. E’ probabile che ci sia un riflesso, sia pure indiretto, con la questione migranti. Si dice: sono troppi, invasivi e pervasivi, occorre azionare il freno della disciplina, dei regolamenti, delle delibere e delle ordinanze. Da tutto il Paese si segnalano azioni vagamente repressive. C’è insofferenza per una pressione pacifica e tuttavia crescente.

I titolari delle strutture balneari, praticamente ovunque, fanno pressioni sulle amministrazioni locali, chiamando in causa questure e prefetture, affinché il fai da te sia considerato illegale e perciò stesso perseguito.
Il ventaglio della merce distribuita e delle attività collaterali è impressionante. In alcuni posti dalle ceste a braccio, fardelli pesantissimi, si è passati alle carrette e ai furgoni: asciugamani tecnicolor, lenzuola di cotone a merletti dal Marocco, ventagli artigianali, occhiali di tutti i tipi, orecchini, creme solari di incerta produzione, orologi palesemente taroccati, borse di griffe contraffatte.

Vestiglioni ricamati, pinne e teli da bagno in offerta permanente, palette e palline, Dvd con i film d’ultima uscita, Cd di ogni genere, tutti assolutamente piratati, e da qualche tempo anche servizi da spiaggia, manicure e pedicure oltre a massaggi dall’igiene davvero incerta.

Chi li ama, chi li sopporta, chi li detesta, chi crede di vincerli in furbizia nel contrattare i prezzi, chi li tratta in fondo con simpatia e chi con malcelata sufficienza ingaggiando sfiancanti trattative sul prezzo d’acquisto.
Negli anni, di stagione in stagione, le pattuglie di ambulanti, per lo più provenienti dall’Africa sub sahariana e dal Corno d’Africa, dal Senegal, dalla Nigeria, si sono trasformate in legioni portate sul campo da una sorta di caporali ben organizzati che, a loro volta, fanno capo a strutture finanziate in modo semi occulto che si occupano di importare e distribuire la merce, stoccarla in magazzini individuati ma lasciati stare.

Le indagini non sono mai state pressanti, si è preferito lasciar correre, perseguire al minimo nella consapevolezza che il gioco dei sequestri e dei rimpatri è complesso e poco producente. Almeno finora.
Nel tempo, ma adesso in modo evidente, il rapporto della gente con questi giovani uomini, anche a motivo del loro assillante assalto, si è progressivamente guastato.

Il tratto vagamente folcloristico e finto esotico ha finito per scolorirsi del tutto, lasciando emergere una irritazione che si è fatta ostilità. I sociologi del fenomeno masticheranno la materia offrendone generose interpretazioni sulle origini, gli sviluppi e gli scenari futuri. Assisteremo a fiammeggianti contrapposizioni e i talk show d’autunno (ma già quelli in onda ora) proporranno speciali tematici ad hoc. E’ evidente comunque che il tema, sul quale molto si è minimizzato nel passato per poi incorrere in qualche enfatizzazione di troppo oggi, riguarda di striscio ma non poi tanto, la questione più delicata e generale del popolo dei migranti dall’Africa e quindi delle problematiche legate alla loro complessa integrazione. Segnali forti non solo dalle riviere ma anche dal diffondersi del commercio illegale nelle città, ormai alla luce del sole, a dispetto di ogni regola, ordinanza, legge dello Stato, disciplina del settore: si lascia correre nella ipocrita speranza che la piaga guarisca da sola attraverso una integrazione indolore. C’è il rischio della reazione del cittadino si faccia radicale, pungente, ostile.

Le autorità, incoraggiate dalla determinazione del Viminale a guida Minniti, spingono affinché le diverse forme di illegalità siano contrastate con continuità e coerenza. Ciò che è mancato nel passato. Dal ministero arriva la raccomandazione fortissima a sorvegliare l’evolversi di un contesto sociale pieno di incognite.
L’aria che tira segnala la fine dei sorrisi e l’inizio delle ostilità nel segno della legge. E’ giusto: serve fermezza, con buone dosi di saggezza. La questione migranti è davvero il vulcano italiano che dà segni di eruttare magma infuocato.

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