Legge elettorale, Alfano: «Sostegno al governo, accettiamo la sfida del 5%»

Giovedì 1 Giugno 2017
Alfano e Renzi

Il leader di Ap Angelino Alfano rompe con Matteo Renzi e annuncia: finita la collaborazione con il Pd. «La mia collaborazione con il Pd è conclusa», ha affermato Alfano al termine della Direzione del partito. La soglia del 5% della nuova legge elettorale indiscussioen in Parlamento sarà «la scintilla per organizzare una rappresentanza di liberali e popolari che tutti i sondaggi dicono possa superare il 10%», aggiunge incaricando Maurizio Lupi di fare da ambasciatore con gli altri soggetti centristi. «Noi continueremo a sostenere il governo Gentiloni e non faremo ostruzionismo sulla legge elettorale. Accettiamo la sfida del 5% e non presenteremo emendamenti per abbassarla», ha affermato ancora Alfano.

«In Italia, più di ogni altro Paese europeo i populisti, fra M5S e Lega, sono quasi al 50% e il problema di Renzi qual è? Alfano! E qual è il delitto commesso da Alfano? Non aver fatto cadere Gentiloni già nel mese di febbraio.

E perché bisognava e bisogna far cadere Gentiloni? Perché il nostro vuole la rivincita, dopo il referendum. Perché gli è stato tolto il giocattolo del governo e adesso lo rivuole». Gli alfaniani, tramite Sergio Pizzolante, componente della segreteria nazionale di Alternativa popolare, erano già andati all'attacco dopo la stilettata dell'ex premier a Porta a Porta.

«Renzi - ha proseguito Pizzolante - è uno strano fenomeno. Se non ha un nemico da insultare o da rasserenare, non sta bene. D'Alema, Bersani, Letta, Cuperlo, Orlando e adesso Alfano e Gentiloni. È un capo che divide e si alimenta d'odio. Gli ritornerà tutto contro. Non riavrà il giocattolo. Un'altro prima di Renzi aveva detto: "molti nemici molto onore". Non ha fatto una bella fine».

«Pizzolante è una persona seria, non smentisco», ha poi detto Alfano soffermandosi sulle parole di Pizzolante che ha parlato di pressioni da parte di Renzi per far cadere il governo a febbraio. «Una certa agitazione c'è da mesi», prosegue Alfano ribadendo una domanda «semplice» a Renzi: «vuol far cadere anche Gentiloni o no?». Alfano fa riferimento all'intervista del deputato Ncd Sergio Pizzolante a Repubblica tv: «Renzi - dice Pizzolante - ha la smania di prendersi la rivincita della sconfitta sonora del referendum dal 4 dicembre. Per questo, Renzi da febbraio ci chiede di far fuori Gentiloni. In cambio ci ha detto: la legge elettorale scrivetevela voi». 


Alla direzione di Ap, a Roma, è stato tutto uno sfogatoio anti Renzi. Nella sede di via del governo Vecchio sono arrivati alla spicciolata tutti i vertici del partito. Bocche cucite per lo più. A parlare con i giornalisti all'ingresso solo pochi parlamentari. La linea del partito, raccontano, non cambia: «Siamo responsabili, non saremo certo noi a far cadere il governo Gentiloni, ora bisogna pensare ad una aggregazione di centro per ripartire e cercare di raggiungere il 5%, non abbiamo paura di questa soglia». Cicchitto non usa mezzi termini per criticare il segretario Dem: «Non gli daremo la macabra soddisfazione di rompere e togliere il sostegno all'esecutivo guidato da Gentiloni».  

Resta il nodo della leadership del futuro soggetto di centro moderato alternativo alla destra sovranista e al blocco Fi-Pd-M5S. Oggi Stefano Parisi ha invitato Alfano a rompere con i renziani per poi dar vita a una federazione: «Ap sta davanti a un bivio: deve rompere con il renzismo e le sue politiche». In queste ore è sempre più forte il pressing di una parte di Ap che sollecita Alfano a fare un passo indietro, lasciando la leadership della nuova cosa centrista a Parisi o qualcun altro che sia in grado di federare chi ci sta al progetto politico alternativo a Renzi.


«Uno scenario eversivo e inquietante. Questo emerge dalle parole degli esponenti alfaniani quest'oggi. È insopportabile avere il Paese sotto ricatto di Alfano e di Renzi. Il fatto che l'ex premier avrebbe chiesto al partitino di Alfano di far cadere Gentiloni per avere in cambio una legge elettorale su misura è la dimostrazione che questo personaggio non sa cosa sia la democrazia. Renzi è un personaggio pericoloso», ha detto all'agenzia Ansa Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera.

«L'accordo sulla legge elettorale non è affatto sancito. In queste ore si lavora ancora in Commissione perché l'emendamento Fiano crea delle nuove problematiche». Così il deputato di M5S e presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai Roberto Fico, parlando con i giornalisti a Napoli. «Se i problemi saranno risolti, bene - ha aggiunto Fico - diversamente continueremo a riunire il gruppo parlamentare, che ieri ha lavorato fino a
mezzanotte, per valutare il da farsi, ma non c'è niente di scontato». 

«Stupore» da parte dei vertici Pd, a quanto apprende l'Adnkronos, per la frenata M5S sulla legge elettorale. I
dem si dicono disponibili a ragionare se «si vuole introdurre un pezzo di maggioritario» avvicinando la legge al tedesco puro «ma si vuole un proporzionale al 100% è evidente che questa richiesta è inapplicabile».

«Paragonare, come va dicendo qualcuno in queste ore, questo sistema al Porcellum è becera propaganda». Il relatore della legge elettorale, Emanuale Fiano, respinge le critiche al sistema "tedesco italianizzato" all'esame da sabato della commissione Affari costituzionali e, parlando con l'Adnkronos, spiega perché la legge su cui sta lavorando il Parlamento non ha niente a che vedere con il Porcellum. «Un paragone infondato soprattutto se lo si usa per accusare chi - argomenta l'esponente Pd - ha tentato fino all'ultimo di dare al Paese un sistema maggioritario».

«Il Pd - sottolinea Fiano - è l'unico partito ad aver presentato due proposte maggioritarie o semimaggioritarie» ovvero il Mattarellum prima e il Rosatellum poi, «ma le nostre proposte non hanno avuto il consenso necessario. Nemmeno da parte di chi oggi ci critica, come Mdp e Alfano. L'unica maggioranza possibile si è realizzata su un modello proporzionale e noi nel principio proporzionale abbiamo introdotto i collegi, richiamando il sistema tedesco».

Spiega Fiano: «Al contrario di quello che si va dicendo, dopo il primo eletto nelle liste circoscrizionali, scattano i collegi dove la lista è arrivata prima. Altro che nominati: nei collegi sarà battaglia vera, come si diceva un tempo, perché la graduatoria in quei collegi sarà fondamentale per avere la possibilità di essere eletti. C'è una differenza enorme in questo rispetto al Porcellum - continua Fiano - perché nei collegi uninominali è fondamentale la competizione politica e la possibilità di entrare in Parlamento non dipende da come sei posizionato in lista, come nel Porcellum, ma dai voti che ciascuno conquisterà nel collegio».

Quanto alle perplessità dei 5 Stelle che vorrebbero rendere la legge più simile al sistema tedesco puro, Fiano osserva: «È palese che esistono delle differenze con il modello tedesco ma questo, per essere replicato in Italia, avrebbe bisogno di una modifica della Costituzione» ovvero introdurre il numero variabile di parlamentari come è in Germania. «Una modifica costituzionale - conclude - della quale si potrà eventualmente occupare la prossima legislatura».

 

Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA