Intercettazioni, c'è l'ok al decreto. Scontro sulle trascrizioni

Sabato 30 Dicembre 2017 di Valentina Errante
Intercettazioni, c'è l'ok al decreto. Scontro sulle trascrizioni

Arriva dopo lo scioglimento delle Camere il via libera alla legge sugli ascolti, al centro di polemiche e dibattiti da oltre un decennio. Ieri il Consiglio dei ministri ha definitivamente approvato la riforma che limita le trascrizioni delle intercettazioni per tutelare le persone non coinvolte nelle inchieste. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, padre della nuova legge che entrerà in vigore tra sei mesi, ne evidenzia la portata: «abbiamo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare i pettegolezzi o distruggere la reputazione di qualcuno». Ma non mancano le polemiche, non solo politiche. Perché se da un lato sono i cinquestelle a bollare la norma come «un piacere a Berlusconi e al Pd», dall'altro sono proprio le parti in causa a criticare il provvedimento: l'Anm, che teme l'eccesso di potere concesso alla polizia giudiziaria, e i penalisti, che considerano leso il diritto di difesa.

LE TRASCRIZIONI
Il provvedimento prevede che la polizia giudiziaria trascriva solo le conversazioni che riguardano direttamente gli indagati e siano strettamente necessarie per motivare provvedimenti restrittivi. Obiettivo dichiarato è impedire che le le intercettazioni, spesso riportate nelle ordinanze di custodia cautelare o nelle informative di pg, diventino «uno strumento di diffusione di notizie improprie». I colloqui irrilevanti, non trascritti saranno custoditi in un archivio di cui avrà la responsabilità il pm. Gli avvocati avranno tempi limitati per ascoltarle, poi potranno chiedere al giudice di ottenere i file audio di quelle considerate rilevanti per la difesa.

LE POLEMICHE
È il candidato premier 5Stelle, Luigi Di Maio, ad attaccare: «I cittadini - dice - non avranno alcun vantaggio dal decreto sulle intercettazioni. È solo un modo per salvare una classe politica dai vari processi. Non c'era riuscito Berlusconi, c'è riuscito il centrosinistra, facendo un favore a Berlusconi. Quindi, chi vota Pd o Forza Italia vota la stessa cosa, la stessa idea di Paese».

Ma dal provvedimento prende le distanze anche l'Associazione nazionale magistrati. «È praticamente impossibile il controllo del pm - commenta il presidente dell'Anm Eugenio Albamonte - ed è singolare che dopo la vicenda Consip, per citare la ferita aperta di intercettazioni mal trascritte, non si sia voluto garantire un sistema che consenta di verificare ex post eventuali errori di valutazione commessi dalla polizia giudiziaria». A replicare è lo stesso Guardasigilli: il testo - spiega - «è cambiato nel senso auspicato dall'Anm, anche se non esattamente come richiedeva, la polizia giudiziaria interloquisce con il pm, che resta il dominus dell'indagine». L'altro nodo riguarda le critiche dei penalisti, perché se la legge è stata modificata in extremis, con il divieto di trascrivere le conversazioni tra indagato e difensore e l'estensione da 5 a 10 giorni (prorogabili anche a 30) per l'esame degli ascolti non trascritti, l'Unione delle Camere penali, obietta che comunque la pg e il pm verrebbero a conoscenza delle strategie difensive, mentre la mancata consegna di tutto il fascicolo ai legali compromette la possibilità di difesa. .

 

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 11:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA