Governo, nuove consultazioni al Quirinale per un esecutivo di tregua

Giovedì 3 Maggio 2018 di Marco Conti
Governo, nuove consultazioni al Quirinale per un esecutivo di tregua

Il governo del presidente senza il partito del presidente rischia di diventare una mission impossible. La radicalizzazione dello scontro interno al Pd e il muro alzato da Luigi Di Maio ieri sera a Porta a Porta su un possibile esecutivo di scopo, rendono quanto mai in salita il tentativo del presidente della Repubblica. Domani Sergio Mattarella potrebbe convocare nuovamente i partiti. Una sorta di nuovo giro di consultazioni nel quale i leader dovranno spiegare cosa intendono fare dopo due mesi di inutili trattative.

Al Quirinale si segue con crescente sconcerto le polemiche tra i partiti e lo scontro interno al Pd. Ha sorpreso non poco lo stop impresso da Matteo Renzi al confronto con il M5S prima che questo entrasse nel vivo. Un no che ha spiazzato il Colle che, pur da spettatore, aveva seguito sin dall'inizio il tentativo messo in atto da Martina e Franceschini con Di Maio. L'irrigidimento di quest'ultimo, che molto si era esposto persino con un articolo sul Corriere, rischia ora di spedire nuovamente i grillini sulle barricate rendendo molto complicato recuperare il Movimento ad una logica di responsabilità.

IL BILANCIO
Obiettivo dell'ennesimo giro al Quirinale sarà quello di valutare margini e disponibilità per un governo di tregua guidato da una persona terza (tra i nomi quello di Giorgio Lattanzi, presidente della Consulta o Alessandro Pajno presidente consiglio di Stato). Anche se ampiamente note, il Presidente esprimerà forte preoccupazioni per i rischi che corre il Paese a restare ancora senza un governo nel pieno dei suoi poteri. Non c'è solo il rischio di presentarsi più deboli alla trattativa sul bilancio comunitario e al consiglio europeo di fine giugno, ma anche il forte timore di non riuscire a presentare ad ottobre la legge di Bilancio, con connessi rischi per l'esercizio provvisorio e l'aumento dell'Iva previsto nelle clausole di salvaguardia. Gli argomenti per un governo di tregua, che magari metta mano anche alla legge elettorale prima di nuove elezioni non mancano, ma a difettare è la volontà dei partiti ad archiviare anche solo parte degli argomenti usati in campagna elettorale.

Gli incarichi esplorativi affidati prima alla presidente del Senato Casellati, e poi al presidente della Camera Fico, hanno portato sulla scrivania di Mattarella sia l'improponibilità di un accordo centrodestra-grillini sia l'impossibilità di un'intesa M5S-Pd. Di fatto sia Di Maio che Salvini, i due vincitori del 4 marzo, non sono stati in grado di allargare i numeri della maggioranza oltre il perimetro disegnato dalla campagna elettorale. Mentre però Di Maio sembra aver gettato la spugna quando chiede - malgrado i mugugni interni - «il voto subito», Salvini è convinto di avere ancora qualche carta da giocare. Non si capisce però perché il Quirinale dovrebbe affidare un pre-incarico al leader della Lega se continua a chiudere al Pd e a sostenere l'ipotesi di un governo centrodestra-M5S proprio mentre Di Maio lo attacca a testa bassa. Diverso sarebbe se il centrodestra decidesse di ampliare interlocutori, programma e nomi dei possibili papabili per palazzo Chigi.

IL PUNTO
L'esito della direzione del Pd e l'incontro al Quirinale del presidente Mattarella con la delegazione del centrodestra - ammesso che si presenti in maniera unitaria - sono i due momenti che potrebbero segnare il destino della legislatura. Nel documento messo a punto ieri da Lorenzo Guerini si conferma la chiusura del Pd a governi Di Maio e Salvini e la disponibilità a valutare un governo per le riforme. Ottenuto il fallimento dei due vincitori, ora i dem credono e sperano che Mattarella metta in campo un piano b per evitare le elezioni a breve. Ma non possedendo cilindri è difficile che Mattarella possa tirar fuori un coniglio. Con il M5S sulle barricate non resta che sondare la reale volontà del centrodestra di tornare al voto. Su Berlusconi ci sono pochi dubbi. Il Cavaliere è convinto che margini per cambiare la legge elettorale in poche settimane non ce ne siano e che quindi dopo il voto si tornerebbe al punto di partenza. Più complicato decifrare Salvini. Il leader del Carroccio, spiazzato dall'inatteso sorpasso su FI, sin dal 4 marzo ha fatto di tutto per evitare l'onere del governo. L'obiettivo di Salvini resta la conquista di ulteriori quote di centrodestra, magari anche a seguito di nuove elezioni. Di Maio lo ha capito tardi, ma Berlusconi - malgrado abbia subito compreso il gioco dell'alleato - continua nel pressing affinchè la Lega, magari proponendo Giancarlo Giorgetti, si faccia avanti per un governo che, in cambio di alcune riforme, ottenga un appoggio esterno da Pd o d M5S. Ma senza un'esplicita indicazione da parte del centrodestra, sarà difficile che la Lega possa ottenere un preincarico.
 

Ultimo aggiornamento: 12:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA