Ema ad Amsterdam, telefonate e sms di Gentiloni ma arriva il no spagnolo

Martedì 21 Novembre 2017 di Alberto Gentili
Ema ad Amsterdam, telefonate e sms di Gentiloni ma arriva il no spagnolo
«Siamo stati sempre primi: 25 voti al primo turno contro i 20 per Amsterdam e Copenaghen. Dodici al secondo rispetto ai 9 voti di Amsterdam e ai 5 Copenaghen. Tredici a 13 al terzo turno, alla pari con la capitale Olandese. L'esito finale, decretato dall'estrazione, non dipende da nulla. Solo dalla sfortuna». Sandro Gozi, quando il bussolotto di Bruxelles ha ormai sancito la sconfitta di Milano quale sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), parla con un filo di voce. Il sottosegretario all'Europa in Consiglio affari generali ha dato battaglia, ha tessuto alleanze. Ha spostato e riacchiappato voti. Poi, però, è arrivata la resa. «Davanti alla sorte avversa non c'era influenza politica che potesse tenere».

LA MOSSA DI MADRID E BERLINO
A tradire Milano e l'Italia sono state la Germania e la Spagna. Berlino, dopo aver sostenuto (invano) Bratislava alla prima votazione in onore del patto con i Paesi dell'Est, ha virato su Amsterdam quando è avvenuta l'eliminazione della capitale slovacca. «Per maggiori interessi in comune e per prossimità geografica», dice una fonte della delegazione italiana. E anche Madrid alla fine ha voltato le spalle a Milano. Come Vienna che, a conti fatti, avrebbe puntato sugli olandesi.

Il condizionale è d'obbligo. Le tre votazioni si sono svolte a scrutinio segreto e le schede sono state immediatamente bruciate. Però, in base ai sondaggi svolti da Gozi e dal coordinatore della candidatura meneghina, l'ex ministro Enzo Moavero, appare chiaro che per Milano si è schierato un fronte composito: Francia, Portogallo, Grecia, Malta (che ha rinunciato all'ultimo alla candidatura de La Valletta per sostenere l'Italia), Slovenia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Croazia e Lettonia. «Anche la Svezia aveva detto che avrebbe votato per Milano, se Stoccolma fosse stata esclusa. Ma vai a vedere cos'ha davvero fatto nel segreto dell'urna...», dice un'altra fonte che ha seguito le lunghe ore di trattativa. «A convincere Macron a sostenere Milano è stata una telefonata di Gentiloni», rivendicano a palazzo Chigi. «Di sicuro, ci ha penalizzato la decisione della Slovacchia di abbandonare le votazioni dopo l'esclusione di Bratislava».

LA LINEA DEL GOVERNO
Paolo Gentiloni ha seguito il pomeriggio di trattative e votazioni in diretta telefonica con Gozi, chiuso in una saletta dell'aeroporto di Genova. Il capo del governo ha fatto chiamate last minute al premier del Portogallo Antonio Costa, a quello estone Juri Ratas e al greco Alexis Tsipras. Più un fitto scambio di messaggi con il presidente francese Emmanuel Macron. A vuoto, invece, il tentativo di Gentiloni di convincere lo spagnolo Mariano Rajoy: «Avrà pesato la competition mediterranea e il forte legame di Madrid con Berlino», sussurrano nella delegazione. Come inutile è stato il messaggio inviato ad Angela Merkel, che dal pomeriggio belga esce ridimensionata e indebolita come non mai: con la Germania senza governo da mesi e probabilmente destinata a nuove elezioni, Francoforte non è neppure arrivata in finale quale sede dell'Autorità bancaria europea (Eba).

Gozi, archiviata l'amarezza, sottolinea gli aspetti positivi della strategia adottata: «La nostra scelta di non fare blocchi contro blocchi, Sud, Nord, etc. e di costruire alleanze politiche, ci ha permesso di prender voti da tutti e da qualsiasi area geografica. Perfino a Nord e nell'Europa centrale». La candidatura di Milano è infatti risultata in testa al primo turno: 25 voti contro i 20 di Amsterdam e Copenaghen (quando i voti a disposizione di ogni Stato erano 6). E prima è stata anche al secondo turno: 12 alla città meneghina e 10 alla capitale olandese. Per poi arrivare in parità (13 a 13) al ballottaggio. «Una dinamica di voto che ha confermato la qualità di merito del dossier della candidatura italiana», aggiungono nella delegazione, «facendo prevalere la valutazione qualitativa della possibile sede dell'Ema, rispetto a scelte geopolitiche o di alleanze». Anche per questo Moavero può affermare: «L'esito del sorteggio finale dice che Milano ha perso e abbiamo perso tutti, ma di certo non è una sconfitta per la città e neppure per chi ha fatto questo importante gioco di squadra».

 
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