Manovra, Di Maio: «Lo spread? Colpa del Pd, di Fi e dei media»

Domenica 30 Settembre 2018
Manovra, Di Maio: «Lo spread? Colpa di opposizione e media»

Questa volta nel mirino di Luigi Di Maio non ci finiscono i burocrati né l'Europa ma le opposizioni, Pd in testa, e i principali giornali italiani che fanno del «terrorismo mediatico» con l'obiettivo di «far schizzare lo spread» e causare «un colpo di stato finanziario».

Il palcoscenico per il nuovo affondo è il blog delle stelle dove il vicepremier, e leader 5S, pubblica un post dall'eloquente titolo 'I nemici dell'Italia'.


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Per il partito democratico replica l'ex segretario Matteo Renzi, che bolla come «cialtronaggine» l'atteggiamento del leader pentastellato: «il terrorismo - dice - è quello dei brigatisti e degli estremisti». Alla vigilia di un lunedì che in molti temono particolarmente turbolento sui mercati, il governo scende in campo a difesa della scelta di innalzare fino al 2,4% il deficit cercando di spiegare le ragioni del nuovo corso e di convincere sull'importanza del fattore 'crescita'. 

Sui principali quotidiani nazionali, gli stessi criticati via web da Di Maio, il premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Giovanni Tria e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti cercano di rassicurare sulla tenuta dei conti e in particolare sulla sostenibilità del debito, che appena ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato essere, insieme all'equilibrio di bilancio, uno dei pilastri fondamentali della convivenza civile. Il premier Conte rivendica il primato della politica ma torna a ribadire di non volere «vertenze con l'Ue» e di cercare piuttosto il dialogo con Bruxelles. Che quando avrà letto le carte - sostiene Tria - è plausibile emetta un verdetto meno negativo di quanto si tema in questi primi momenti. E per togliere dal tavolo un altro elemento di instabilità, il titolare di via XX Settembre assicura di essere saldo alla guida del Tesoro. 

«Siamo una squadra unita», ribadisce a sera Di Maio e «a Giovanni nessuno ha chiesto di dimettersi e nessuno ha mai immaginato si volesse dimettere». Certo, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che sta mostrando un'anima da mediatore, i numeri della manovra non sono scritti sulla pietra e quindi, se dovesse essere necessario, possono essere oggetto di revisione e correzioni prima dell'approvazione definitiva della legge di bilancio. Ora i riflettori, spiega comunque Tria, sono puntati sui contenuti e la loro qualità, a partire dalla scommessa sugli investimenti che viene considerata fondamentale sul fronte dello stimolo all'economia. E che già domani, annuncia Conte, vedrà la cabina di regia riunirsi per la prima volta a Palazzo Chigi. 

Aperture che vanno dunque a sovrapporsi alla linea più aggressiva dei due leader dell'alleanza gialloverde. Matteo Salvini rivendica le scelte fatte e promette che si andrà «fino in fondo e lo spread ce lo mangiamo a colazione». I governi «Letta, Renzi e Gentiloni hanno fatto 192 miliardi di euro di debiti ora questi rompono perché con 10 miliardi possiamo mandare in pensione un pò di gente...non è possibile». Anche perchè, dice Di Maio, il progetto messo in campo dal governo non solo non pesa sulle spalle dei giovani ma rappresenta proprio per loro una nuova «chance» dopo anni di immobilismo. 

Tutte ragioni per far dire ad un altro esponente di maggioranza e ministro dei Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, di non aver «alcun timore» che il Quirinale possa non firmare la prima manovra giallo-verde. Ciò che invece certamente verrà respinto, chiosa Di Maio, è la valanga di «ricorsi» sul taglio dei vitalizi degli ex parlamentari, perchè l'organo di autodichia che dovrà giudicare «non è più in mano a loro».

Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA