Democrazia diretta ultimo artificio: “Giggino” e i 7 nani

Martedì 19 Settembre 2017 di Mario Ajello
Democrazia diretta ultimo artificio: “Giggino” e i 7 nani
La critica spesso avanzata ai grillini grandi fautori dell’assemblearismo, della partecipazione continua e cliccante h24, del mito della decisione plurale, condivisa, paritaria e preferibilmente in streaming, è stata la seguente: «Nulla uccide la democrazia più dell’eccesso di democrazia».

Alla fine, ha ceduto alla critica il partito-azienda 5 stelle e ha allestito l’abiura spettacolare di tutta la propria predicazione: le primarie mononominali (i bookmakers punteranno su Luigi Di Maio o su Di Maio Luigi?), anzi le solitarie, o meglio le gigginarie. E davvero uno vale uno, nel senso che in corsa c’è uno solo. O voti lui o voti lui, o vince lui o vince lui. Così funziona la democrazia diretta dai direttori Grillo e Casaleggio e la democrazia, in queste mani e in questi clic, cambia i propri connotati diventando la grande farsa della reductio ad unum. A meno che....
Distraendosi per un attimo dalle letture incomprese di Rousseau e dalle fanta-analisi sull’agorà ateniese in versione elettronica, i due king maker di Di Maio, e tutti quelli che (Roberto Fico in primis) per mancanza di coraggio e abbondanza di convenienza (la ricandidatura) magari mugugnano ma tacciono di fronte alla sceneggiata, devono aver sbirciato qualche Manuale del figurante (se ne trovano in rete) e appreso da quelle pagine una serie di dritte. Come queste: «Il figurante, come qualità, deve avere l’umiltà. Si dovrà preparare scrupolosamente per la gara, sapendo che non salirà mai sul podio. Dovrà accettare il fatto che meno si parlerà di lui, durante il concorso, più vorrà dire che avrà fatto bene il suo lavoro».

E dunque, ecco che vengono inventati, fuori tempo massimo, i finti sfidanti di Di Maio. Subito soprannominati, in un diluvio di sfottò, “I magnifici sette” (tanti sono). Una di loro è strepitosa: la senatrice Elena Fattori, più giggesca di Giggino, più filo Di Maio di Di Maio, potrebbe esserne la controfigura e invece la farsa vuole che ne sia l’antagonista. Proprio lei che l’altro giorno ha festeggiato la futura vittoria di Giggino inneggiando a Giggino: «Grazie Di Maio, che ti candidi». «E che mi candidi», ora dovrebbe aggiungere la Luigina.

Siccome la mancanza di democrazia, come la mancanza della ragione, genera mostri, che cosa c’è di più naturale che in primarie farsa o fake s’inseriscano, per meglio far rifulgere l’incoronato, figure eccentriche - Incitatus, il cavallo di Caligola verrà magari richiamato dall’aldilà - come la senatrice giggesca che tifa per il presunto avversario o s’infilino provocatori in continua ricerca di ribalta un po’ come cercò di fare Grillo, ma gli fu impedito dalle regole di quel partito, nelle primarie del Pd del 2009?

Nella parte dell’agente provocatore - in questa pochade non da “Il nostro agente all’Avana” di Graham Green ma da parodia di quella parodia: “Il nostro GG all’Avana”, strepitoso romanzetto di Pedro Juan Gutierrez - recita uno che prende tutto sul serio, a cominciare da se stesso, Roberto Saviano. Fiuta lo spettacolo, sente odore del botteghino e dell’applauso facile, e aggiunge farsa alla farsa: «Mi candido anch’io in queste primarie. Li traggo d’impaccio da una situazione bulgara». E non si sa se è più degradante il modo in cui i grillini trattano le primarie o la pretesa moralista di volerne denunciare l’assurdo contribuendo a farlo lievitare con lo scopo principale di far parlare di sé.
Il “vota Roberto, vota Roberto” sarà come il “Vota Antonio, vota Antonio” di Totó ma senza nessuno spirito, se non quello di rendere ancora più deprimente questa contraffazione del libero voto e della vera competizione da società aperta. In cui ognuno - a cominciare da chi ha montato lo spettacolo intitolabile: “Fidatevi di me”, come disse Grillo nelle primarie bluff di Genova - si prende gioco degli altri.

Ecco allora l’ingresso in scena di altri figuranti - e la ricerca affannosa del finto concorrente sembra un po’ quella per lo scopone scientifico: ci manca il quarto, se sai fare le addizioni perché non giochi tu? - e Gianmarco Novi, ex consigliere comunale di Monza, è un personaggio perfetto. Lancia candidatura e programma su YouTube. E le sue credenziali sono racchiuse soprattutto in questo sermone, che pronunciò nell’aula consiliare della sua cittadina: «Ho scoperto la cucina fruttariana, basata su prodotti di sola frutta e sono piatti molto squisiti. Hanno un impatto ambientale meno sanguinario di quello della carne e potrebbero risolvere moltissimi problemi del Pianeta».
Giggino sta tremando contro il fruttariano? Grillo starà ridendo, incurante del fatto che questa consultazione sarebbe potuta essere un’altra delle prove di maturità del movimento. E segna invece il ritorno ufficiale - da lui da tempo auspicato e la trasmissione ereditaria del potere a Giggino l’everyman è la chiusura del cerchio e l’apertura del circo - di Beppe al mestiere di comico. In uno show nel quale a lacrimare, e non di spasso, è la democrazia sia analogica sia digitale e in cui «il ridicolo - come diceva Aristotele - è parte del brutto».
Ultimo aggiornamento: 09:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA