Casaleggio tifa Lega. Il nodo del passo indietro

Domenica 8 Aprile 2018 di Mario Ajello
Casaleggio tifa Lega. Il nodo del passo indietro
dal nostro inviato
IVREA Al governo bisogna andare perché non ricapita più, qui le elezioni non le vuole nessuno, ma l'immagine di questa mescolanza grillina chez Casaleggio ad Ivrea, piena di big, peones, attivisti, lobbisti, ex assessori capitolini come Minenna e Mozzillo, professionisti e intellettuali, nani e ballerine da talk show o da teatro pseudo-impegnato, è quella dell'incartamento. Tragedia? «Noi siamo tranquillissimi», dice Davide Casaleggio in un angolo dell'officina H dove si svolge questo evento intitolato a suo padre.

FUTURO REMOTO
Sul palco si parla di futuro remoto - quando i robot faranno tutto magari anche i governi e l'intelligenza artificiale risolverà il problema dei numeri in Parlamento - ma intorno ci si arrovella sul futuro prossimo. Rispetto al quale a Di Maio, seduto in prima fila ascoltando i professori e anche un pm come Di Matteo che non sarà mai ministro e attacca Berlusconi collegandolo alla mafia ricevendo applausi ma la realpolitik può prescindere dai battimani, non resta che Salvini. Lo dicono in tanti intorno a lui, mentre alla possibilità che si accenda davvero il forno Pd non crede quasi nessuno. C'è chi si spinge a dire: «Se Luigi facesse un passo indietro, dalla convinzione che il premier debba essere per forza lui, il governo con il centrodestra si fa in cinque minuti». C'è chi, come il senatore calabrese Nicola Morra, mentre fa la fila per entrare alla kermesse, osserva a proposito del prossimo inquilino di Palazzo Chigi: «L'importante non è il chi, ma il come e il per fare che cosa». Ossia non è più un tabù ma una eventualità non gradita ma necessaria l'ipotesi di un sacrificio della premiership di Giggino, ma nel caso ci vorrà ancora tempo e il tempo è la chiave di tutto come sa bene Mattarella ma sanno anche i 5 stelle, Salvini e Berlusconi. E questo è uno scenario di cui si parla nel parterre di Ivrea.

FORNO LUMBARD
Un altro, preferibile per i cinque stelle e forse più probabile, sembra trasparire dalle labbra e dai sorrisi continui di Di Maio. E dal senso di tranquillità e sicurezza che, nonostante l'incartamento odierno, egli trasmette agli amici con cui è andato a mangiare. «Vedo una situazione che si sbloccherà e tendo che si sbloccherà bene». In pubblico parla di entrambi i forni, dem e Lega, con i suoi ragiona soprattutto sul secondo. Assicura l'imprenditore Arturo Artom, molto vicino a Casaleggio e a Di Maio: «Luigi la vera chimica ce l'ha con Salvini ed è molto forte. Entrambi sanno che che c'è una ripresa economica, che c'è molta aspettativa popolare e anche imprenditoriale nei confronti della nuova politica e che tutti vogliono un governo». Oltre alla chimica, ma sarebbe meglio dire il legame di reciproco interesse, tra i due leader, esiste la consonanza di fondo tra il leghismo e il casaleggismo. Inteso come Davide ma anche come Gianroberto, il quale il Carroccio lo conosceva bene: «All'inizio c'erano quattro gatti a sentire Bossi e uno di questi quattro gatti ero io», era solito raccontare.

Sono arrivate a Di Maio, da parte parte leghista, rassicurazioni così sintetizzabili: «Lo scoglio Berlusconi è superabile, fai fare a noi». Berlusconi, come si sa, è uno che non s'impunta (il concavo e convesso) e da uomo d'azienda è naturaliter filo-governativo. Come del resto Casaleggio il quale spiega agli amici in mood iper-concretista prima di salire sulla ribalta per filosofeggiare sul futuro del pianeta: «Siamo pronti ad entrare nella stanza dei bottoni». Con il rischio di non trovare i bottoni, come capitò a Nenni che non gradì la sorpresa e protestò: «Ma da Palazzo Chigi non si comanda!». Uno dei parlamentari più vicino a Giggino invita un conoscente ad uscire nel cortile della ex Olivetti, e gli illustra questo ragionamento piuttosto diffuso nei vertici e nella base parlamentare M5S: «Se Salvini fa un contratto di governo di 5 anni con noi, non punitivo nei confronti dell'agibilità imprenditoriale di Berlusconi che ormai con Sky non è solo Mediaset ma un player più generale, sta investendo sul futuro. Perché la durata di questo governo accompagnerà per forza il tramonto bio-politico del Cavaliere e del berlusconismo. E il passaggio alla Lega dell'elettorato forzista sarà naturale».

Salvini non è affatto inconsapevole di tutto questo. E anche Berlusconi sembra entrato nell'ordine di idee che a certe condizioni e con certe modalità, che non devono essere umilianti, una soluzione si può trovare. «Serve tempo, e il tempo fa maturare le intese in un sistema proporzionale e parlamentare», assicura il deputato lombardo Buffagni, l'uomo del Nord che tiene i rapporti con i ceti produttivi di questa parte d'Italia. E Buffagni dice così, mentre sta parlando il filosofo Diego Fusaro - una sorta di pensatore iper-mediatico, il quale tra nazionalismo e retorica sinistrese è il perfetto trait d'union tra leghismo e grillismo e riceve ovazioni. Così: «La sinistra parla solo di vegani e di diritti dei gay, infischiandosi del lavoro». E ancora: «Il Pd è demofobo, noi dobbiamo essere demofili». E siccome il popolo vuole un governo, un governo - ma serve tempo - avrà. Magari anche al costo di far baciare ai grillini il rospo Silvio.

 
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