Caso Bankitalia, Gentiloni prova a ricucire. Visco, ipotesi passo indietro

Venerdì 20 Ottobre 2017 di Alberto Gentili
Visco (ansa)
Raccontano che per Paolo Gentiloni il dossier Bankitalia è diventato una via crucis. Ogni giorno una nuova tappa dolorosa. La lettura dei giornali, prima di partire alla volta di Bruxelles, ha riservato al premier l'ennesima vagonata di «amarezza». E' stato un brutto colpo leggere le ricostruzioni in base alle quali Matteo Renzi sosteneva che non solo Gentiloni «sapeva della mozione» di martedì contro il governatore Ignazio Visco, ma che era perfino «d'accordo». «Tutte balle», il commento con i suoi.

Tant'è, che da lì a poco, il premier ha messo nero su bianco la prima reazione ufficiale: «Sul tema di Bankitalia le decisioni del presidente del Consiglio saranno basate sulle prerogative a lui attribuite dalla legge e ispirate esclusivamente al criterio di salvaguardia dell'autonomia dell'Istituto». Traduzione: decido io e non mi farò condizionare dalla politica. Da Renzi, insomma, che ha dichiarato guerra a Visco - indicandolo come il responsabile delle crisi bancarie - per apparire come il vero leader anti-establishment («tra galateo istituzionale e risparmiatori preferisco i risparmiatori, come tra banchieri e poteri forti sto con i cittadini»). E soprattutto per convincere l'opinione pubblica che dietro al fallimento di Banca Etruria c'è un difetto di vigilanza di Bankitalia, non di certo il padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi.

Eppure, Gentiloni non vuole arrivare alla rottura. Né può permettersela. Così prova a ricucire. Nel pomeriggio fa diffondere una seconda nota in cui conferma «piena fiducia» alla renzianissima Boschi, rea - secondo alcuni - di aver lavorato alla mozione incriminata senza informare il premier.

In più, silenziosamente, Gentiloni tifa per un autonomo passo indietro di Visco che lo toglierebbe dall'imbarazzo di procedere a una riconferma osteggiata dal segretario del proprio partito. «Aiuterebbe a trovare una soluzione, ora la situazione è del tutto incartata...», sospirano a palazzo Chigi.

L'IPOTESI PASSO INDIETRO
Qui si apre un altro capitolo estremamente delicato e complesso. Per tre ragioni. La prima: il governatore non avrebbe intenzione di indietreggiare. «Un mio ritiro darebbe ragione ai miei detrattori», avrebbe confidato, «verrei colpito non solo io, ma anche l'Istituzione che rappresento». La seconda: il Quirinale, d'intesa con il presidente della Bce Mario Draghi, resta convinto che sarebbe preferibile confermare il governatore. Perché così verrebbe rispettata l'autonomia di Bankitalia dalla politica, evitando di creare un pericoloso precedente. Cosa che sta a cuore a Sergio Mattarella, Draghi e alle istituzioni finanziarie europee: «All'estero sono basiti davanti all'eventualità che una mozione parlamentare possa interferire nel processo di nomina del governatore. Sono in gioco il prestigio e l'autorevolezza della nostra banca centrale». E perché in questo modo verrebbero rispettate e riaffermate le prerogative del governo e del Quirinale messe in discussione dalla mozione del Pd, sanando il vulnus istituzionale.

Ma c'è una terza ragione che sta prendendo forza in queste ore d'impasse. E va nelle direzione opposta alle prime due, alimentando le speranze di Gentiloni. Di fatto l'intero Parlamento si è schierato contro la riconferma di Visco. E ieri, dopo Pd e Cinquestelle, è sceso in campo Silvio Berlusconi: «Certamente Bankitalia non ha svolto il controllo che ci si attendeva». Una mossa, quella del leader di Forza Italia, che non è passata inosservata né al Quirinale, né tantomeno a palazzo Chigi.

«Avere l'intero Parlamento e ora anche Berlusconi schierati contro Visco, non aiuta la riconferma», dice un alto esponente dem, «e se è difficile non rinnovare il mandato al governatore, è altrettanto difficile rinnovarlo».
Così, già tornano in corsa i nomi di Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia, del suo vice Fabio Panetta e di Ignazio Angeloni nel consiglio di vigilanza della Bce. «Nell'eventualità, la scelta non potrebbe che essere interna», dicono a palazzo Chigi. «La decisione? Verrà presa entro la prossima settimana, appena si sarà chiarito il quadro e decantata almeno un po' la situazione. Al massimo entro venerdì 27. Poi Paolo andrà in missione in India e negli Emirati».

SOSPETTI & TIMORI
Eppure, paradossalmente, il vero ostacolo alla riconferma di Visco non è Renzi. Il segretario dem l'ha messa in conto: «A questo punto Paolo non può fare altrimenti e se lo fa avrà il mio appoggio». Gli uomini del premier, e mezzo Pd, leggono però in questa arrendevolezza, «una mossa ulteriore» per «indebolire di fatto» il presidente del Consiglio.
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