Bankitalia, gelo tra segretario e Colle: caso nomina in Cdm il 27

Giovedì 19 Ottobre 2017 di Marco Conti
Bankitalia, gelo tra segretario e Colle: caso nomina in Cdm il 27
«Non ci puoi dire, bisogna rispettare le istituzioni e poi blindare un nome e intervenire con un comunicato in un dibattito tutto parlamentare, su una mozione». Contatti diretti ieri non ci sono stati, ma al Quirinale sono arrivati forti e chiari i ragionamenti renziani sui motivi che avrebbero spinto il giorno prima Sergio Mattarella a prendere carta e penna sul caso Bankitalia.

IL PIANO
Veleni che non aiutano a stemperare il clima anche se ieri Sergio Mattarella non ha fatto nessun cenno alla questione nel tradizionale pranzo in vista del Consiglio europeo con Paolo Gentiloni, i ministri Angelino Alfano, Marco Minniti, Pier Carlo Padoan, Carlo Calenda, e i sottosegretari Maria Elena Boschi e Sandro Gozi. Di banche ha parlato il ministro dell'Economia che si è però guardato bene dallo scendere sul piano interno limitandosi a esporre la situazione in Europa e le possibili intenzioni della Commissione Ue.

D'altra parte, oltre al richiamo fatto «nella tutela della situazione economica dell'Italia e della tutela del risparmio degli italiani», il presidente della Repubblica non intende andare. Una posizione netta a difesa di un metodo e non di una persona che al Colle rivendicano come corretta perché punta a tutelare un'istituzione importante per il Paese come la Banca d'Italia. Ora la palla passa al governo, come prevede la legge. Nulla è cambiato e nulla può cambiare nella procedura di nomina, se non la necessità di un chiarimento che al Quirinale qualcuno giudica doveroso tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che potrebbe portare anche ad altre soluzioni. Il primo sostiene di aver informato palazzo Chigi, al punto da aver concordato anche le modifiche al testo della mozione, e nega frizioni con Gentiloni. Il secondo non opera distinguo dal segretario e non sente la necessità di chiamare Visco. Venerdì 27, la prossima settimana, è previsto il Consiglio dei ministri che dovrebbe fare la scelta e confermare Visco, ma il condizionale è d'obbligo e la faccenda rischia di ingarbugliarsi qualora dovessero continuare gli attacchi da parte del segretario del Pd. La levata di scudi di molti seniores del Pd contro la mozione sembra per ora in grado di reggere la due giorni di affondi renziani, ma in gioco rischia di finire non tanto il nome del governatore quanto la credibilità dell'istituzione di Palazzo Koch. E' per questo che ieri da palazzo Chigi filtrava l'invito a non gettare benzina sul fuoco su una faccenda che ha di nuovo reso tesi i rapporti tra Renzi e Mattarella dopo la schiarita di questa estate che c'è stata tra i due e che serviva a recuperare le tensioni verificatesi sul tedeschellum.

IL RECUPERO
E così l'allusivo invito «all'unità del Paese» che ieri ha fatto Gentiloni tanto più suona importante per un presidente del Consiglio che per la seconda volta, dopo la richiesta di fiducia sulla legge elettorale, è costretto a mediare tra diverse, se non opposte, esigenze del segretario del suo partito. Polemiche e scontri istituzionali per il presidente del Consiglio non giovano per il recupero di credibilità di un sistema che di recente ha ricevuto nuove iniezioni di ricostituente tra il quantitative easing e i soldi del governo. A palazzo Chigi nessuno contesta la legittimità della mozione, tantomeno l'esigenza di una riflessione su quanto accaduto. L'accelerazione che è stata data ieri ai lavori della Commissione sulle banche, con l'audizione ai primi di novembre del capo della vigilanza di via Nazionale, Carmelo Barbagallo e subito dopo dello stesso Ignazio Visco, andrebbe in questa direzione. Massima trasparenza nella consapevolezza però dei rischi che il Paese corre qualora si volesse trasformare il tema della solidità del nostro sistema creditizio e dei suoi organismi di vigilanza in un tema da campagna elettorale.
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