Thailandia, 150mila in piazza per la caduta del governo

Domenica 22 Dicembre 2013
Thailandia, 150mila in piazza per la caduta del governo

L'ennesimo tentativo di spallata al governo di Yingluck Shinawatra ha portato oggi 150 mila persone in piazza a Bangkok, nell'ultima tornata di una protesta che va avanti da quasi due mesi e che tiene alta l'incertezza in vista del voto anticipato indetto per il 2 febbraio, specie alla luce del boicottaggio annunciato ieri dall'opposizione del Partito democratico.

Con manifestazioni in diversi punti del centro della capitale, tra cui alcune tra le maggiori aree commerciali, i dimostranti guidati dall'ex vicepremier Suthep Thaugsuban hanno protestato pacificamente con l'ormai familiare grido «Yingluck vattene».

Come in altre occasioni, il tentativo è di provocare un «colpo di stato del popolo» contro quello che definiscono il «regime di Thaksin Shinawatra», in riferimento all'ex premier in auto-esilio e fratello dell'attuale prima ministra, la cui residenza è stata brevemente circondata in mattinata.

Dopo un'intera giornata nelle strade in un'atmosfera di festa popolare, in serata un drappello di manifestanti si è diretto verso la sede dell'organo statale che da domani valuterà le candidature alle elezioni, con l'obiettivo di mettere pressione al partito di governo Puea Thai. «Chi vorrà iscriversi dovrà passarci sopra», ha detto in serata Suthep durante un comizio, ribadendo che «il popolo vuole delle riforme prima di andare a elezioni». Il quadro politico per le prossime settimane rimane ad alto rischio di instabilità. Scegliendo di non presentarsi al voto, i Democratici si sono in sostanza allineati con una protesta a cui finora facevano credere di assistere da lontano. Il partito, che nonostante la popolarità nella capitale e i legami con l'èlite tradizionale non vince un'elezione dal 1992, è evidentemente frustrato dall'incapacità di far breccia nell'elettorato fedele a Thaksin, in particolare tra le classi medio-basse del popoloso nord-est.

Le «riforme» chieste dai manifestanti e dai Democratici, ma articolate in modo vago, si pongono in sostanza l'obiettivo di limitare il potere elettorale di una maggioranza che secondo l'opposizione è stata «comprata» da Thaksin grazie a politiche populistiche che hanno comportato un eccessivo trasferimento di ricchezza dalla capitale alle campagne. Suthep propone l'istituzione di un «Consiglio del popolo» nominato dagli ambienti monarchici e militari. Finora l'esercito, che nel 2006 ha deposto Thaksin con un colpo di stato dopo mesi di proteste simili e un boicottaggio elettorale dei Democratici, sembra essersi ritagliato un ruolo di mediatore. Ma le tendenze anti-Thaksin dell'apparato militare e giudiziario si sono rese evidenti più volte negli ultimi otto anni. E più a lungo persiste lo stallo, più aumentano le probabilità di un nuovo intervento della tradizionale struttura di potere per sbloccarlo.

Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA