È stata archiviata per la seconda volta la causa contro l'autista del bus nel quale il 20 marzo 2016 morirono 13 studentesse Erasmus. Sette di loro erano italiane, l'incidente avvenne sull'atuostrada tra Valencia e Barcellona.
Anche il nuovo magistrato però è giunto alle stesse conclusioni del suo predecessore, dopo aver interrogato il conducente, Santiago Rodriguez Jimenez, 62 anni. L'uomo ha dichiarato al giudice di aver riposato sufficientemente durante la sosta a Valencia, di non essersi addormentato al volante e di essere in condizioni idonee alla guida. L'incidente, sostiene Jimenez, era stato causato dalla pioggia. Secondo il gip però non ci sono gli elementi sufficienti per l'incriminazione dell'autista. Gli avvocati delle vittime italiane stanno già preparando il ricorso, «come reclamo contro la nuova decisione del giudice spagnolo».
Le proteste delle famiglie delle vittime
«Siamo arrabbiati, delusi ma soprattutto increduli perché il messaggio che filtra con la decisione del giudice è che non è colpa di nessuno» dell'incidente in cui «è morta nostra figlia Lucrezia». Lo dicono da Greve in Chianti, in provincia di Firenze Fabrizio e Cecilia Borghi, genitori di Lucrezia, una delle vittime dell'incidente. «Non è accettabile pensare che non ci sia la colpa, la responsabilità di qualcuno», dicono riguardo all'archiviazione decisa da un giudice spagnolo per l'autista del pullman. «Ci sentiamo abbandonati».
«Consiglio ai genitori di non mandare i propri figli in Spagna e ai turisti di scegliere un'altra meta per i propri viaggi. Perché sembra che nessuno sia responsabile di ciò che accade sulle loro strade». Questo invece il commento di Alessandro Saracino, padre di Serena, anche lei deceduta nell'incidente del 20 marzo 2016. «Aspettiamo di capire il perché di questa decisione», si limita ad aggiungere Saracino.
Più deciso l'intervento di Paolo Bonello, papà di Francesca, che si appella al Governo: «Dopo la secondo archiviazione da parte dei giudici spagnoli non ci resta che presentare un altro ricorso e appellarci al premier Gentiloni in modo che intervenga con i ministeri competenti. Tanto non ci arrenderemo mai, e non perchè vogliamo una vendetta che non ci restituirebbe le nostre figlie, ma per evitare che altri giovani possano essere vittime di incidenti così assurdi».