Regeni, fallisce la missione dei pm italiani in Inghilterra: i prof che guidavano le ricerche di Giulio non parlano

Mercoledì 8 Giugno 2016 di Cristiana Mangani
Regeni, fallisce la missione dei pm italiani in Inghilterra: i prof che guidavano le ricerche di Giulio non parlano

Ha scelto di non rispondere alle domande trincerandosi dietro a un «non rilascio dichiarazioni alle autorità italiane». E così la trasferta a Cambridge della procura di Roma si è rivelata inutile. Strano atteggiamento quello di Maha Abdelrahman, supervisor di Giulio Regeni nella tesi di dottorato sui sindacati egiziani. Nonostante il pm Sergio Colaiocco e il team di investigatori che indaga sull'omicidio del giovane friulano, le avessero mandato in anticipo le domande, la professoressa di origine egiziana, ha sollevato un muro, preferendo il silenzio. Si è fatta attendere per più di un giorno negli uffici della polizia del posto e poi ha liquidato la vicenda spiegando che così le avevano consigliato di fare i legali dell'Università inglese. Proprio lei che aveva seguito Regeni nella sua attività, che si era detta sconvolta e addolorata per quanto successo, non ha voluto dare alcun contributo. Tanto da far pensare di voler nascondere qualcosa, o anche di non voler fornire elementi che possano poi portare la famiglia del giovane ucciso, a una eventuale richiesta di risarcimento nei confronti dell'Ateneo, visto che proprio da loro era arrivato l'impulso a una maggiore partecipazione di Giulio alle attività interne delle organizzazioni sindacali del Cairo.
 

 

 
LA ROGATORIA
La procura della Capitale ha deciso che sarebbe stato utile andare a Cambridge dopo aver analizzato il computer del ricercatore italiano. E' stata avviata una rogatoria internazionale nella quale veniva chiesto di poter ascoltare colleghi e docenti universitari, probabilmente mai pensando che dalla comunità accademica ci fosse una chiusura così totale. E invece, proprio come al Cairo, nessuno ha voluto parlare, e hanno potuto farlo perché in Inghilterra anche i testimoni possono avvalersi della facoltà di non rispondere, al contrario di quanto invece è previsto dal codice del nostro paese. Tante le domande che il pm avrebbe voluto fare, a cominciare dal metodo Par (Partecipatory action research), ovvero uno studio che prevede la partecipazione diretta alle dinamiche interne dell'organizzazione da studiare. Chi ha deciso che Giulio dovesse svolgere in questo modo la sua attività? E perché? Visto che il regime di Al Sisi tiene tutti gli stranieri sotto controllo, e non soltanto quelli. Visto i rischi che avrebbe corso.

L'INTERROGATORIO
Abdelrahman era già stata sentita in Italia, dopo i funerali a Fiumicello. Anche in quella occasione aveva scelto di non riferire particolari sui colloqui avuti con Regeni al Cairo. Ha dichiarato di non ricordare cosa si fossero detti, nonostante pochi giorni prima il ricercatore si fosse accorto di essere stato fotografato durante un'assemblea dei sindacati.Due giorni fa, nello stesso momento in cui il pm Colaiocco era a Cambridge, poco distante dal college, i genitori di Giulio stavano commemorando il figlio ucciso in Egitto. Chiedevano verità e giustizia. «Abbiate il coraggio di vincere l'indifferenza morale», hanno detto. Davanti a loro la professoressa Abdelrahman, la stessa che qualche ora dopo ha preferito tacere davanti a chi la verità sta continuando a cercarla.

Ultimo aggiornamento: 15:15