Attentato a New York, negli ex paesi sovietici: qui la scuola jihadista sforna i nuovi soldati

Giovedì 2 Novembre 2017 di Giuseppe D'Amato
Attentato a New York, negli ex paesi sovietici: qui la scuola jihadista sforna i nuovi soldati
MOSCA Istanbul, San Pietroburgo, Stoccolma ed ora New York. La scia di sangue provocata dal terrorismo radicale di origine asiatica ex sovietica pare proprio non fermarsi. Adesso sono i classici lupi solitari, alcuni dei quali emigrati da tempo dai loro Paesi d'origine, a provocare stragi in nome dello Stato islamico. Il primo elemento da menzionare per capire cosa sta succedendo è che a quelle latitudini la carta religiosa venne giocata per la prima volta dagli occidentali e dai loro alleati arabi in funzione anti-sovietica. A conclusione di un conflitto sanguinoso i mujaheddin ebbero la meglio sulle truppe di Mosca, ritiratesi nel 1989.

L'ORIGINE
Il nodo centrale fu che, a metà degli anni Novanta, chi aveva ispirato questa soluzione ne perse il controllo, tanto che i talebani, sostenuti dai servizi segreti pachistani, occuparono Kabul, imponendo la sharija. Alla fine del 1994 era intanto scoppiata la guerra in Cecenia, dove, però, l'elemento di rivolta nazionalista perse lentamente forza rispetto all'estremismo religioso.

Ma che cosa ha cambiato gli equilibri sul terreno? Due i fattori principali: i grandi capitali del Golfo investiti senza le opportune verifiche e l'arrivo dei predicatori dall'Arabia Saudita. Questa nuova realtà fu in grado di sconvolgere il secolarismo tipico dei fedeli musulmani sovietici, imprimendo una decisa virata verso forme più radicali.
La vittoria da parte della Russia e delle repubbliche asiatiche è stata conseguita a caro prezzo con due guerre in Cecenia e respingendo con difficoltà l'assalto in Kirghizistan degli insorti provenienti dall'Afghanistan nelle estati del 1999 e 2000. L'11 Settembre negli Stati Uniti impose poi l'intervento occidentale diretto e la distruzione dello Stato talebano.

IL FOCOLAIO
L'Asia centrale ex sovietica è tuttavia rimasta un focolaio di instabilità e di grande povertà. I dissidi interetnici e gli scontri con i poteri autocratici locali hanno ingrossato le file degli insoddisfatti, ma i campi di addestramento di potenziali terroristi sono stati distrutti ovunque.

Da anni il Tagikistan ha bloccato il flusso di propri studenti, che andavano a studiare nelle scuole religiose all'estero, poiché il rischio di destabilizzazione importato dall'esterno è troppo elevato. L'Isis è per il presidente tagiko, Emomali Rakhmon, «la piaga del secolo ed un pericolo serissimo». La possibilità, che nasca uno Stato islamico in Asia centrale ex sovietica o ai suoi confini come in Siria ed Iraq, è un'opzione tanto consistente su cui i russi condividono la stessa preoccupazione delle altre capitali ex sovietiche. Secondo il governo uzbeco ad Andigian vi hanno già provato nel maggio 2005.

Centinaia i morti che si sono contati alla fine di una vera battaglia campale con i governativi. Autorevoli fonti occidentali, però, non sono convinte di questa interpretazione ufficiale, anche perché in passato troppo spesso chi non era d'accordo con il potere centrale veniva etichettato come radicale islamico.

IL RISCHIO
Vi è poi l'incognita, sostiene Marvin Kalb del Centro Pulitzer di Washington, che questi «insorti, formati militarmente in Medio Oriente (gli ex sovietici dovrebbero essere tra i 4.500 e i 6mila, ndr), tornino indietro con le loro nuove competenze» e portino a casa la loro lotta. Se si analizzano le biografie degli attentatori si scopre che se l'assassino di Istanbul, Abdulkadir Masharipov, era arrivato dall'estero per colpire, gli altri vivevano da tempo nei luoghi delle stragi. Il richiedente asilo politico, Rakhmat Akilov, ha, però, avuto grossi problemi di inserimento in Svezia e si ha quasi la sensazione che fosse un infiltrato. Completamente diverse sono le storie dei due apparenti terroristi dormienti, ossia Sayfullo Saipov negli Stati Uniti e Akbarzhor Jalilov, il kamikaze di San Pietroburgo.
Alcuni esperti sottolineano che quest'ultimo appartiene alla nuova generazione di terroristi, quella in Adidas ed abiti firmati, molto più difficile da scoprire, a cui appartengono, ad esempio i tristemente famosi fratelli ceceni Tsarnaev (nati, però, in Kirghisia), che hanno provocato la strage alla maratona di Boston il 15 aprile 2013. Insomma c'è un nuovo fronte interno su cui sorvegliare.

 
Ultimo aggiornamento: 09:14