L'ambasciatore turco Esenli: «Giusto punire l'uso di armi chimiche, nessun futuro per il dittatore siriano»

Domenica 15 Aprile 2018 di Marco Ventura
L'ambasciatore turco Esenli: «Giusto punire l'uso di armi chimiche, nessun futuro per il dittatore siriano»
Italia e Turchia? «Quasi gemelle nella crisi siriana» per l'ambasciatore turco in Italia, Murat Salim Esenli. «Sia noi che voi abbiamo una posizione strategica unica con le nostre basi nel Mediterraneo, siamo in prima linea rispetto ai flussi migratori e sappiamo bene quante sofferenze provochino questi conflitti, siamo contrari all'uso delle armi chimiche, ma né la base di Sigonella né quella di Incirlik sono direttamente coinvolte Insomma, piena sintonia».

È stato giusto intervenire?
«La Turchia sostiene che si debba punire l'uso delle armi chimiche fin dal 1925, dal loro primo impiego nella Grande Guerra, e in Siria dal primo incidente in cui se n'è avuta la prova da parte del regime di Assad. Questo strike è stato commisurato alle aspettative e alla coscienza della comunità internazionale. La linea rossa era stata già superata in passato e certi paesi avevano già colpito. Questo non è stato un attacco sconsiderato, ha preso di mira siti per le armi chimiche e attività connesse: è stata un'operazione chirurgica. Speriamo che il regime recepisca il messaggio».

Proprio nessun coinvolgimento di Incirlik?
«Non nell'attacco. Del resto le armi chimiche sono solo una parte del problema. Dal 2011 il regime ha ucciso più di 600mila siriani. Siamo impazienti di vedere il problema risolto una volta per tutte. Noi siamo testimoni della sofferenza umana in Siria: la Turchia ospita 3.5 milioni di rifugiati siriani».

Putin ha ipotizzato la ripresa dei flussi migratori
«Non sono previsti nuovi flussi. La Turchia ha lavorato molto per ottenere il cessate il fuoco. Se reggerà, nonostante le violazioni iniziali, grazie pure alla pressione di Russia e Iran sul regime, non ci sarà motivo per un altro esodo. Ma è importante che la comunità internazionale parli con una sola voce».

L'attacco è stato solo dimostrativo?
«Sembra essere stato condotto con molta cura e successo. E conta l'aspetto psicologico, la determinazione della comunità internazionale. Il regime ha interesse a far pensare il contrario, ma le notizie vanno prese con le pinze, le fonti verificate. Troppe fake news e manipolazioni»

Che cosa succederà adesso?
«Difficile dirlo. Russia e Iran dovrebbero indurre Assad a seguire il processo di pace di Astana in appoggio a quello di Ginevra. È arrivato il momento di mettersi attorno al tavolo. Finora l'intransigenza del regime ha complicato tutto e prolungato la guerra...».

Russi e americani hanno concordato i dettagli dello strike?
«Non posso parlare per i russi. Noi supportiamo lo strike, perché il regime ha violato tutte le regole internazionali, stiamo però facendo ogni sforzo per far prevalere la ragione e un approccio pacifico. La Turchia è partner strategico di Russia e Iran sulla Siria, ma anche degli Usa nella Nato. Noi parliamo con tutti, per mettere fine alla strage. Qualche risultato è stato raggiunto: il processo di Astana, la fine del confronto diretto in certe zone, la liberazione dall'assedio di 70mila abitanti di Aleppo Il Presidente Erdogan sta conducendo un'intensa diplomazia telefonica con la May, Macron, Putin e Trump per calmare la situazione e evitare che diventi ancora più tragica. Lui media, è un ponte. Solo attraverso il dialogo può arrivare la soluzione. Il regime siriano ha giocato molto bene, anche se cinicamente, le sue carte per mettere le potenze l'una contro l'altra. Non bisogna cadere nella trappola».

La vostra campagna contro i guerriglieri curdi in Siria è conclusa?
«L'operazione ramo d'ulivo doveva neutralizzare i terroristi dell'YPG-PYD vicini al PKK. Purtroppo anche in Italia tutta l'operazione è stata dipinta dai media come fosse contro la popolazione, un'idea ingiustificata. Con l'assedio di Kobani, in una sola notte 200mila curdi sono entrati in Turchia, più di quanti rifugiati arrivano in Italia in un anno. Ora 150mila sono riusciti a ritornare L'altra operazione, Scudo dell'Eufrate, ha ripulito 2mila chilometri quadrati da Daesh. Tutti i terroristi, di qualsiasi tipo, andavano ricacciati a est del fiume Eufrate. Speriamo che i nostri alleati capiscano. Vogliamo una Siria in cui vi siano prosperità, pace e stabilità per tutti».

Con o senza Assad?
«Non c'è posto per Assad nella nuova Siria, non c'è futuro per lui dopo i massacri che ha fatto».
 
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