Usa, studente di origini somale accoltella 8 persone e poi viene ucciso da un poliziotto, l'Isis rivendica l'aggressione

Domenica 18 Settembre 2016
Usa, studente di origini somale accoltella 8 persone e poi viene ucciso da un poliziotto, l'Isis rivendica l'aggressione
Dopo la strage di Orlando e di San Bernardino, in America torna l'incubo del lupo solitario ispirato o legato all'Isis. Mentre per ora si escludono connessioni con gruppi terroristici internazionali per l'esplosione a New York, il Califfato ha prontamente rivendicato l'accoltellamento di otto persone messo a segno ieri sera in uno shopping center in Minnesota da un uomo con una divisa da guardia privata che avrebbe invocato Allah e chiesto ad almeno una delle vittime se era musulmano, prima di essere ucciso da un poliziotto fuori servizio.

«L'esecutore degli attacchi con un coltello condotti ieri in Minnesota era un un soldato dello Stato Islamico, in risposta agli appelli a colpire i cittadini di Paesi appartenenti alla coalizione dei crociati», ossia alla coalizione internazionale anti-Isis, ha annunciato l'agenzia Amaq, organo della propaganda del gruppo jihadista.

L'uomo ucciso da un agente in Minnesota dopo aver accoltellato in un mall 9 persone inneggiando ad Allah è stato poi identificato come un americano di origini somale, Dahir Adan. Era uno studente della locale università e lavorava part-time come guardia di sicurezza e questo può spiegare perché ha agito con una divisa da 'security officer'. Lo scrive il St. Cloud Times, il giornale locale della cittadina teatro dell'attacco poi rivendicato dall'Isis.
Ad identificare l'assalitore è stata la stessa comunità somala locale.
Il suo leader, Abdul Kulane, ha riferito che per quanto a conoscenza della famiglia e della comunità Adan non aveva alcuna storia di violenza (la polizia ha trovato solo alcune violazioni stradali minori) ed era conosciuto come uno studente brillante dell'Apollo High school e poi della St. Cloud State university. St. Cloud si trova ad un centinaio di km da Minneapolis, dove si trova la più importante comunità di origine somala degli Usa, le cui relazioni con le autorità sono talvolta tese. Nell'aprile dello scorso anno, il procuratore federale e l'Fbi avevano arrestato sei giovani americani di origine somala che tentavano di unirsi all'Isis in Siria.


La rivendicazione getta un'ombra inquietante sull'America nel pieno della campagna elettorale, insieme agli interrogativi e alle preoccupazioni alimentate dall' «atto intenzionale» nel cuore della Grande Mela. Tutto è cominciato intorno alle 20 locali, un'ora prima del panico a New York. Il giovane con un'uniforme da private security è entrato nell'affollato mall Crossroads Center di St. Cloud, una tranquilla cittadina di 65 mila abitanti, un centinaio di km a nordest di Minneapolis. Dopo aver inneggiato ad Allah, ha cominciato ad accoltellare i clienti a caso in varie zone: corridoi, aree comuni, negozi. La gente fuggiva terrorizzata ma otto persone sono finite sotto i suoi colpi, fortunatamente non fatali: cinque su otto sono già state dimesse. L'assalitore avrebbe chiesto ad almeno una delle sue vittime se era di fede islamica. A mettere fine alla sua azione sanguinaria è stato un poliziotto fuori servizio, che ha usato la sua pistola per ucciderlo. Inizialmente la polizia locale è stata cauta, rifiutandosi di definirlo un atto di terrorismo ma promettendo di voler andare «fino in fondo».

Ora, insieme all'Fbi, dovrà fare i conti con la rivendicazione dell'Isis, valutarne l'attendibilità e soprattutto capire se il gruppo terrorista aveva pianificato l'attacco e ne era a conoscenza oppure ci ha messo semplicemente il cappello, come ha fatto in altre occasioni.
La polizia non ha detto se era effettivamente una guardia del mall. Lo shopping center è rimasto in lockdown (chiuso) sino alle prime ore di oggi, quando gli ultimi clienti sono potuti uscire e riabbracciare i propri familiari. Adonis Samuel, 42 anni, del posto, era fuori del centro commerciale ad attendere la moglie Roxanne che lavorava all'interno: «Mi ha telefonato e mi ha detto che si stava nascondendo sotto la cassa con un cliente. Poi mi ha richiamato per assicurarmi che era in salvo in una zona sicura», ha raccontato. «Improvvisamente ho sentito bum, bum, bum», ha riferito Harley Exsted, che si trovata nello shopping center con la moglie. «Ho pensato che qualcuno avesse rovesciato uno scaffale, poi ho visto la gente fuggire e siamo fuggiti anche noi».
Ultimo aggiornamento: 22:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento