Mediterraneo, ultima spiaggia: meduse segnale del pericolo

Domenica 6 Giugno 2021 di Mariagiovanna Capone
Mediterraneo, ultima spiaggia: meduse segnale del pericolo

Per troppo tempo si è pensato che il mare potesse restare indenne alle azioni dell’uomo. Ora che l’Onu ha pubblicato il secondo rapporto sulla Valutazione mondiale degli Oceani si evince che «molti benefici forniti sono sempre più minati dalle azioni umane». Martedì si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani indetta dalle Nazioni Unite, e mai come quest’anno si sottolinea la gravità degli effetti prodotti dal cambiamento climatico negli straordinari ecosistemi degli oceani e dei mari del mondo. Il tema scelto per l’edizione 2021 è «Life & Livelihoods» (Vita e Mezzi di sussistenza) e vuole celebrare il ruolo vitale che gli Oceani svolgono per l’umanità e la necessità di un’interazione sostenibile per non compromettere i benefici che ci procurano.

La Giornata Mondiale degli Oceani si celebra ogni anno l’8 giugno, anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, e costituisce l’occasione per riflettere sui benefici che gli Oceani sono in grado di fornirci e il dovere che incombe su ogni individuo e sulla collettività di interagire con gli Oceani in modo sostenibile, affinché siano soddisfatte le attuali esigenze, senza compromettere quelle delle generazioni future.

Gli oceani coprono oltre il 70% del pianeta e svolgono un ruolo essenziale per la salute della Terra. Si stima che tra il 50 e l’80% di tutta la vita sulla terra si trovi sotto la superficie degli oceani e che quello esplorato dall’uomo sia meno del 10%. Le piccole piante marine che costituiscono il fitoplancton rilasciano la metà di tutto l’ossigeno dell’atmosfera attraverso la fotosintesi. Gli oceani rappresentano il 96% di tutta l’acqua sulla superficie terrestre, il resto è acqua dolce di fiumi, laghi e ghiacciai. Oltre 3 miliardi di individui dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il proprio sostentamento e, A livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato di 3mila miliardi di dollari l’anno o circa il 5% del Pil mondiale. Le attività umane, compreso l’inquinamento, l’impoverimento delle quantità pescate e la perdita di habitat costieri, impattano sulla salute degli oceani per circa il 40%.

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Il principale danno alle nostre acque è provocato dalla CO2. Gli Oceani assorbono circa il 25% delle emissioni di CO2 che le attività umane emettono in atmosfera ogni anno, riducendo notevolmente l’impatto di questo gas a effetto serra sul clima, poiché la porzione blu del pianeta svolge un ruolo cruciale nella sua regolazione. I serbatoi di carbonio dei sistemi costieri, come mangrovie, paludi e praterie di posidonia possono contenere fino a cinque volte il carbonio immagazzinato nelle foreste tropicali. I mari e gli oceani assorbono mille volte più calore dell’atmosfera e hanno trattenuto fino a oggi il 90% dell’energia in più derivante dall’incremento dei gas serra dovuti all’azione umana. Un terzo di quel calore è penetrato fino a una profondità superiore a 700 metri, e potrebbe addirittura soffocare la vita delle creature marine entro 20 anni secondo un recente studio del National Center for Atmospheric Research. L’assorbimento della CO2 provoca l’acidificazione degli oceani: dall’inizio dell’era industriale, l’acidità degli oceani è aumentata del 26%. Con l’attuale livello di riscaldamento e acidificazione delle acque rischiamo di perdere le barriere coralline entro il 2050. Recenti studi dimostrano che il pianeta ha già perso il 50% di questi preziosi ecosistemi corallini da cui dipende la vita di molte comunità e la ricchezza di biodiversità dei mari. Il count down per il Mediterraneo potrebbe essere già iniziato: un triste indicatore è la grande diffusione delle meduse dovuta al riscaldamento delle acque, alla distruzione degli ecosistemi marini e alla modificazione delle catene alimentari prodotto da un pesca eccessiva e insostenibile. Mentre prima si registravano picchi di presenza di meduse ogni 10-15 anni oggi abbiamo cadenze annuali. La perdita di biodiversità che è una delle basi per la sopravvivenza e lo sviluppo del pianeta ha come causa l’uomo.

Per la Giornata Mondiale degli Oceani 2021, si invitano «i leader mondiali a proteggere almeno il 30% del nostro pianeta blu entro il 2030, secondo l’iniziativa 30x30. Salvaguardando almeno il 30% dei nostri Oceani attraverso una rete di aree altamente protette possiamo contribuire a garantire un clima sano e un equilibrio marino» spiegano gli organizzatori. Gli eventi della Giornata Mondiale degli Oceani 2021 sono solo poche centinaia in tutti i continenti, limitati ancora dalla pandemia di Covid-19, e si svolgeranno in gran parte (www.worldoceanday.org).

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