Ora il rischio è l'escalation. Al Sisi chiave per la tregua

Sabato 31 Marzo 2018 di Marco Ventura
Ora il rischio è l'escalation. Al Sisi chiave per la tregua
Le ricorrenze simboliche, le festività coincidenti con le suggestioni della storia, in pratica il calendario della memoria, scandiscono le strategie del presente. E quella innescata ieri lungo le barriere della Striscia di Gaza è un'altra tappa del lungo conflitto israelo-palestinese. Sullo sfondo le lotte intestine tra gli stessi palestinesi adesso che il leader di Fatah e presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, volato negli Stati Uniti a fine febbraio per accertamenti clinici, è ufficialmente malato e quindi vicino a essere sostituito. La lotta per la successione a Abbas (alias Abu Mazen) ha già provocato il recente, fallito attentato al premier Rami Hamdallah, suo fedelissimo, più come segnale e prova di forza che come effettivo tentativo di liquidare un (improbabile) concorrente.

ARMI E SOLDI
C'è poi la politica di sobillazione islamica anti-israeliana dell'Iran, che attraverso le milizie Hezbollah in Libano fa arrivare armi (e soldi) anche nella Striscia dove abitano 2 milioni di persone, molti giovanissimi senza lavoro, in quella che stando alla narrativa palestinese è una immensa prigione a cielo aperto, oppure una popolazione ostaggio di leader senza scrupoli che mandano a morire anche i bambini, secondo Israele. E c'è un'altra scadenza che agli occhi di tutti i palestinesi sarebbe un affronto e un inaccettabile punto di non ritorno: lo spostamento dell'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, a dispetto della rivendicazione di Gerusalemme Est come capitale del futuro Stato palestinese. Ecco allora perché gli scontri proprio ieri 30 marzo, Land Day o Giorno della Terra, che ricorda l'esproprio delle terre dei palestinesi 42 anni fa e l'uccisione di 6 arabi israeliani nelle proteste che ne seguirono. Ben 6 da ieri le settimane di mobilitazione proclamate da Hamas, con la volontà dichiarata di sfondare le barriere e far rientrare le famiglie dei profughi nelle case del 1976, fino al 15 maggio ricorrenza della nascita dello Stato ebraico nel 48 (Nabka, catastrofe, per i palestinesi). E in Israele, intanto, ci si avvia a festeggiare la Pasqua ebraica. Insomma, ci sono tutte le condizioni per la tempesta perfetta. Prevedibili gli scontri. Gli israeliani lo sapevano e avevano dato l'allarme. A cominciare dal ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, in una lunga intervista a Yediot Aharonot. Non soltanto Lieberman aveva avvertito chiunque avesse violato le barriere attorno alla Striscia, non solo aveva promesso agli israeliani di far celebrare la Pasqua in sicurezza e pace, non soltanto aveva accusato Hamas di fomentare le manifestazioni con trasporti gratis, internet gratis, bagni, tendoni e un concerto rock. Aveva anche puntato l'indice contro Teheran come fonte dei disordini: «Hamas e la Jihad islamica non possono esistere senza il sostegno iraniano, proprio come gli Hezbollah (in Libano). Tutte le armi, le munizioni i consulenti e la tecnologia, tutto proviene dall'Iran». In questa nuova battaglia l'Egitto si trova dalla parte di Israele. Il ruolo di mediazione del generale Al-Sisi appena rieletto presidente ha come obiettivo la pacificazione tra Hamas e Fatah, fra Gaza e Ramallah, in chiave moderata. Oltretutto perché dietro Hamas si intravede un pericolo anche più insidioso: nella Striscia agiscono gruppi jihadisti vicini al Califfato e alle formazioni terroristiche islamiche.

GLI STATI UNITI
D'altra parte la designazione di John Bolton consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump negli Usa e la scelta di un altro falco, Mike Pompeo, segretario alla Difesa, non rassicurano certo i palestinesi. Indiscrezioni da Washington indicano il 15 maggio, 70° compleanno di Israele, come la possibile data del trasferimento dell'Ambasciata. Infine: il portavoce del braccio armato di Hamas (le Brigate Izz ad-Din al-Qassam) nei giorni scorsi ha accompagnato con dichiarazioni muscolari un'esercitazione che aveva già provocato la reazione della Difesa aerea israeliana. Insomma, non si annuncia una Pasqua di pace in Medio Oriente.
Ultimo aggiornamento: 16:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA