Libia, campi profughi gestiti dall'Onu: altri soldi dall'Europa

Lunedì 28 Agosto 2017 di Valentina Errante
Libia, campi profughi gestiti dall'Onu: altri soldi dall'Europa
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Altri soldi dall'Europa per finanziare la trasformazione dei centri per migranti in Libia. Il documento Ue, che sarà esaminato oggi dai capi di Stato e di Governo di Italia, Francia, Germania e Spagna, alla presenza del premier libico Fayez al Serraj, non definisce le cifre nel dettaglio ma parla chiaramente dell'impegno finanziario dell'Europa per far fronte all'immigrazione clandestina e al traffico illegale di esseri umani. Per migliorare le condizioni dei migranti in Libia adesso l'Europa si impegna a nuovi finanziamenti per trasformare quelli che sono stati definiti veri e propri lager in centri di accoglienza. Ma il vertice, che nella prima sessione, vedrà anche la partecipazione del presidente del Niger Mahamadou Issoufou e di quello del Ciad Idriss Deby Itno, prevede anche interventi in quei paesi per «evitare le partenze e migliorare la capacità di permettere il rimpatrio dei clandestini nei loro paese d'origine».

CENTRI IN LIBIA
Si legge nel documento che sarà discusso oggi: «Gli sforzi per scoraggiare la migrazione irregolare in mare devono essere accompagnati da misure volte a migliorare la tutela dei diritti umani e le condizioni di vita dei migranti in Libia. Germania, Spagna, Francia e Italia, nonché l'Unione europea, forniranno un maggiore sostegno al prezioso lavoro dell'Unhcr e dell'Iom in Libia per costruire centri umanitari per i profughi e i migranti». L'Europa interviene così dopo le polemiche sulle condizioni dei centri libici, una misura che renderebbe possibili anche i rimpatri volontari: «Gli Stati - si legge ancora - incoraggiano le Nazioni Unite a intensificare la loro cooperazione con l'Unhcr e l'Iom in Libia per migliorare la situazione dei migranti nel paese, in particolare quelli bloccati dalla Guardia Costiera libica. Ciò implica l'istituzione di adeguati standard umanitari, incoraggiando intensamente il ritorno volontario dei migranti ai loro paesi d'origine e l'organizzazione del reinsediamento di coloro che hanno bisogno di protezione».

NIGER E CIAD
Un capitolo a parte è dedicato a Niger e Ciad, attraverso i quali i migranti da Sud raggiungono la Libia. In questo caso l'Europa prevede un sostegno ai confini: «Germania, Spagna, Francia e Italia, così come l'Unione europea, ribadiscono la loro determinazione a bloccare il flusso di immigrazione irregolare molto tempo prima che raggiunga la Libia». La cooperazione con questi paesi è già stata avviata con la dichiarazione sulla solidarietà e la sicurezza adottata a Roma il 6 luglio. E adesso Ue, Germania, Spagna, Francia e Italia ribadiscono l'impegno per «continuare a sostenere questi paesi a sviluppare la propria capacità nella lotta all'immigrazione clandestina». Nuovi finanziamenti serviranno per sostenere «la crescente presenza di strutture governative nel nord del Niger e nel Ciad, consentendo loro di essere sempre più nelle condizioni di salvare gli individui a rischio nel deserto e rafforzare i programmi esistenti per migliorare il controllo del loro confine settentrionale con la Libia».

VERSO LA LIBIA
Andrà avanti la «cooperazione economica con le comunità locali sulle rotte migratorie, in particolare nella regione di Agadez e in Libia. Per creare fonti alternative di reddito, aumentare la loro resilienza e renderli indipendenti dalla tratta di esseri umani». Per questo l'Ue dedica un passaggio di apprezzamento all'Italia che ha avviato la cooperazione con 14 comunità locali sulle rotte migratorie in Libia, così come per i progetti finanziati dal fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa. E adesso si guarda anche al confine con il Mali: «È anche importante - si legge nel documento - rafforzare le capacità di controllo delle frontiere nella Libia meridionale e migliorare la cooperazione con il Niger, il Ciad e altri paesi come il Mali». Per questo Ue, Germania, Francia e Spagna si impegnano a sostenere il progetto italiano in collaborazione con la Commissione europea per rafforzare la gestione integrata delle frontiere e delle migrazioni in Libia. E sostengono l'attuazione dell'accordo di pace firmato a Roma il 31 marzo 2017 dalle tribù della Libia meridionale «quale strumento aggiuntivo per combattere la tratta illegale della regione».